“Le imprese agricole che operano nei territori situati oltre i 900 m. s.l.m. non possono essere svantaggiate rispetto a quelle di pianura. Anche a queste devono essere garantite le stesse opportunità di sopravvivenza e di sviluppo”. Questa, in estrema sintesi, la ragione alla base di una mozione presentata ieri pomeriggio al Consiglio comunale di Norcia, a firma del gruppo consiliare “Norcia nel cuore”, e votata all’unanimità. “La finalità di questa mozione – ha illustrato l’assessore all’agricoltura Camillo Coccia – è quella di abrogare l’articolo 119 della Legge Regionale n. 8 del 16/09/2011 che, andando ad integrare il comma 5 dell’art. 15 della Legge n. 27/2000, pone un pesante vincolo urbanistico, oltre che sulle aree boschive, sulle praterie naturali, i pascoli permanenti e le aree al di sopra dei 900 metri di altitudine”.
“Di fatto – ha commentato l’assessore Camillo Coccia – questa norma stabilisce che tutte le aree al di sopra di questa altitudine non possono essere più vincolate per la realizzazione di nuovi edifici destinati a residenza o ad attività produttive agricole necessarie all’attività dell’impresa e, se abbinata al comma 7 dell’art. 34 della Legge regionale 11/2005, sancisce l’inedificabilità delle stesse aree”. Quindi, una norma restrittiva e fortemente penalizzante per la maggior parte delle aziende agricole che operano nel nursino. “Gli effetti di questa nuova normativa – ha rimarcato più volte Coccia – sono devastanti per la nostra economia. In primo luogo viene impedito agli agricoltori dei territori montani svantaggiati, e solo a loro, di svolgere in maniera funzionale le attività agro-silvo-pastorali su un territorio da sempre vocato a queste logiche, e questo anche in contrasto con la legge n. 44 della stessa Costituzione Italiana, che enuncia principi di “equità e parità di trattamento tra soggetti dello stesso Comune e di Regioni confinanti”. “Il disposto regionale, infatti – ha rilevato – crea sperequazione non solo tra le imprese agricole della montagna e quelle della pianura ma anche tra gli agricoltori montani umbri e quelli del resto d’Italia, cui la norma non si riferisce, giungendo ad alterare a tutti gli effetti il mercato dei prodotti tipici. Un mercato – ha spiegato – che per svilupparsi deve obbligatoriamente fare i conti con l’adeguamento costante alle esigenze imposte dalle normative di strutture e metodi di lavorazione, conservazione e confezionamento dei prodotti agricoli.
Togliendo alle imprese agricole montane la potenzialità di progredire dal punto di vista tecnico e funzionale – ha evidenziato – si impedisce ad un intero territorio di attuare le linee di sviluppo su cui basare la programmazione sociale ed economica, quest’ultima da sempre incentrata sulle attività agro-alimentari, che danno un’impronta fondamentale alla nostra storia, alla nostra cultura e alle nostre tradizioni”. Il Consiglio comunale ha dato quindi mandato al Sindaco di promuovere ogni iniziativa amministrativa e/o politica necessaria per ottenere l’abrogazione dell’articolo 119 della Legge regionale n. 8 e, contestualmente, ha deliberato di inviare l’atto consiliare ai Sindaci degli altri Comuni della Valnerina, sollecitandoli ad attivarsi per analoghe iniziative.