Cronaca

Non studiano e non lavorano, in Umbria sono 29mila | La carica dei “neet”

In Italia sono 2,3 milioni, suddivisi in 998 mila disoccupati, 589 mila inattivi e 762 mila forze lavoro potenziali. In inglese si chiamano “Neet” (not engaged in education, employment or training”, in italiano anche né-né indica persone non impegnate nello studio, né nel lavoro e né nella formazione, in lingua spagnola sono indicati come Nini o Ni-ni (in relazione a Ni trabaja, ni estudia, ni recibe formación). Cifre allarmanti secondo i dati  di una ricerca ricerche condotta sul tema e intitolata ‘Ghost’, realizzata dall’onlus WeWorld e che mette nero su bianco la condizione di precarietà cui i giovani di oggi sono costretti. E l’Umbria non va controcorrente: i giovani compresi tra 15 e i 29 anni che fanno parte dei need sono circa il 19 % della popolazione totale.


La ricerca

Secondo la ricerca, si possono rintracciare quattro diversi ‘tipi di tribù’ perché questa condizione non è benvoluta, i giovani, oggi, cercano di fare esperienze, rafforzare i valori, essere attivi e guadagnare qualcosa. La parola d’ordine è quindi quella di inventarsi un futuro in un paese dove sembra essersi dimenticato di aggiornare una politica del lavoro. Sui pesanti effetti della disoccupazione giovanile, che nel 2014 era salita al 42,5% dal 37,2 del 2013, nei mesi scorsi aveva lanciato l’allarme la Cgil, secondo cui in Umbria ci sarebbe la presenza di una quota di disoccupati di difficile assorbimento da parte della domanda di lavoro. Per capirci, nella nostra regione, i giovani che non lavorano e non studiano sono circa 29 mila unità, la maggior parte è laureata e senza una indipendenza economica che li costringerebbe a vivere ancora sotto il tetto di mamma e papà. L’impossibilità di trovare un reddito dignitoso per sostenere un affitto, spinge 6 giovani su 10 a vivere con i genitori fino ai 34 anni.


Il post laurea

L’armata degli indee è quella che si barcamena tra lavori stagionali e collaborazioni par time e che vanno avanti con contratti semestrali o, ancora peggio, mensili. Secondo l’Istat, un laureato oggi impiega almeno 36 mesi a trovare un’occupazione, ma se è in ambito umanistico l’attesa è più lunga. Ad un anno dalla laurea, il tasso di disoccupazione è al 31,5% in ambito psicologico, al 31,3% in quello geo-biologico, al 30,4% in quello letterario, al 27% per chi ha studiato architettura, al 26% per chi ha deciso di studiare scienze politiche e affini. Tra i gruppi disciplinari che aiutano a trovare lavoro prima e meglio le materie scientifiche (8,5%), medicina e affini (9,8%) e ingegneria (10,5%).


Garanzia giovani

In Umbria, il progetto Garanzia giovani dispone di quasi 22,8 milioni di euro nell’ambito del piano di attuazione italiano. I fondi maggiori sono destinati alla formazione, 8,5 milioni di euro per allineare i profili degli under 30 con le figure richieste dalle aziende, 3,7 milioni sono destinati ai bonus occupazionali per le imprese che assumono e il resto è destinato all’accoglienza, ai tirocini, al servizio civile e alla mobilità professionale. Un miraggio lontano? Forse. Per ora sembra un modo in più per sfruttare la professionalità e le capacità dei giovani senza lasciare in cambio un contratto.