Perugia

Non fu omicidio ma omissione di soccorso: chiuse indagini su morte Samuele De Paoli

Chiuse le indagini sulla morte di Samuele De Paoli, il 22enne di Bastia Umbra trovato morto nudo in un fosso a Perugia ad aprile dello scorso anno. La Procura di Perugia ha notificato alla trans Patricia, inizialmente accusata di omicidio preterintenzionale, l’avviso di conclusione delle indagini. L’accusa nei suoi confronti è di omissione di soccorso.

A renderlo noto è il procuratore capo Raffaele Cantone che ricostruisce l’accaduto. Avallando quello che Patricia (all’anagrafe Pineiro Reis Duarte Hudson, cittadino brasiliano) aveva sostenuto sin dai primi momenti dopo il ritrovamento del corpo del giovane nella zona di Sant’Andrea delle Fratte: e cioè che era stato Samuele De Paoli ad aggredirla e lei si era difesa.

La Procura evidenzia come l’accaduto è stato ricostruito grazie al sopralluogo effettuato subito dopo il ritrovamento del cadavere dalla squadra mobile di Perugia e dal pm, dall’escussione di vari testimoni e dai vari interrogatori svolti sull’indagato. Ma soprattutto l’ipotesi investigativa si basa sull’autopsia e sugli approfondimenti successivi svolti dai consulenti medico-legali, “questi ultimi svolti anche attraverso un contraddittorio anticipato, aperto ai contributi dei difensori dell’indagato e dei familiari del giovane deceduto, quali parti offese, e dei loro eventuali consulenti tecnici di parte”.

Pur nella consapevolezza della tragicità dell’evento e delle più volte espresse condizioni di grave sofferenza per i congiunti della vittima, l’Ufficio – spiega il procuratore Cantone – ritiene che, alla luce del quadro probatorio emerso, non possa essere configurata l’originaria ipotizzata fattispecie di omicidio preterintenzionale ma quella meno grave di omissione di soccorso, per la quale si è contestualmente notificato all’indagato un avviso di conclusione delle indagini”. Ora ovviamente la palla passa al giudice per le indagini preliminari per la fase processuale.

Intanto, però, la Procura perugina spiega come la morte di Samuele De Paoli sia avvenuta per “arresto cardiaco per stimolazione vagale”, vale a dire del nervo vago.

“La lesione, avente l’effetto letale menzionato, è apparsa correlata, secondo la ricostruzione dei consulenti, – spiegano gli inquirenti – ad una pressione portata con il dito pollice della mano dell’indagato in corrispondenza della biforcazione paracarotidea collocata nella parte sottostante le mandibole. L’elaborato dei medici legali ha, in proposito, rimarcato come siffatta manovra – prevista anche in medicina a fini terapeutici per il rallentamento del battito cardiaco in soggetti affetti da patologie tachicardiche – può determinare il decesso del soggetto che la subisca in occasione di una colluttazione o anche di un gesto del tutto occasionale ma che, per motivi contingenti imprevedibili, venga ad incidere sulla funzione celebrale, determinante il rallentamento e l’arresto di quella cardiaca. Alla luce di tale valutazione dei consulenti, in alcun modo contestata dalle parti, l’Ufficio ha ricostruito ciò che è avvenuto fra la vittima e l’indagato, un cittadino brasiliano, regolarmente residente in Italia”.

In particolare, la morte di Samuele De Paoli sarebbe stato stato l’epilogo di una colluttazione con Patricia, nel corso della quale la trans ha riportato varie lesioni, inequivocabilmente emerse dagli esami cui è stata sottoposta nella medesima serata. Proprio durante la lite, la trans avrebbe effettuato la pressione sul collo del giovane determinando il rapido rallentamento della funzione cardiaca con il conseguente decesso.

In ragione, pertanto, della peculiarità della manovra dimostratasi letale, i cui effetti e la cui esecuzione, secondo quanto affermato dai medici legali,  non appaiono alla portata di conoscenza ed esecuzione da parte di soggetti estranei all’ambito medico e soprattutto nell’ambito di una colluttazione ed in assenza evidente di altri segni di aggressione sul corpo della vittima, da parte dell’indagato, l’Ufficio ha ritenuto che il cittadino brasiliano abbia agito solo a fini difensivi e senza soprattutto poter prevedere l’effetto letale del proprio comportamento”. Si sarebbe trattato, dunque, di legittima difesa e vista la “peculiarità ed unicità del gesto dell’indagato” a suo carico la Procura non ha potuto “nemmeno ipotizzare un eccesso colposo nell’utilizzo della scriminante ipotizzata”. Patricia, però, viste le condizioni di Samuele De Paoli, avrebbe dovuto chiamare a quel punto i soccorsi, indipendentemente dal fatto se potessero salvargli la vita o meno. Da qui, appunto, l’ipotesi di reato contestatale di omissione di soccorso.