Città di Castello

“Non chiamatelo asilo”, il progetto di didattica in fascia zero-sei

La situazione generata dalla pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto notevole anche sulla fascia educativa zero-sei.

Proprio per questa ragione l’amministrazione comunale, con i due assessorati alla Scuola e ai Servizi Sociali guidati rispettivamente da Rossella Cestini e da Luciana Bassini, ha inteso approfittare dell’opportunità lanciata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso il Dipartimento per la Famiglia, chiedendo alla Fondazione Hallgarten-Franchetti Villa Montesca di sviluppare un progetto educativo per concorrere ai finanziamenti previsti dall’avviso pubblico “EduCare”.

I partecipanti

Nata da un’idea del primo circolo didattico San Filippo con le insegnanti coordinate dal dirigente Massimo Belardinelli, l’iniziativa coinvolge anche il secondo circolo didattico della dirigente Paola Avorio, l’Istituto comprensivo Alberto Burri con la dirigente Chiara Grassi, il Comune di Monte Santa Maria Tiberina e la Cooperativa sociale La Rondine, che apporterà la sua esperienza di educazione trasversale.

Il progetto

Il progetto, già nel titolo “Non chiamatelo asilo”, stimola una logica di continuità della presenza delle strutture educative pubbliche nella fascia zero-sei.

L’ambizione è infatti quella di far fronte con ulteriori risorse al possibile rischio della diminuzione del tempo scuola, non affrontandolo con un mero intervento di aumento delle ore messe a disposizione dagli educatori aggiuntivi rispetto al personale didattico, ma aggiungendo un quadro di esperienze definite come “arcipelago educativo”.

L’intervento ha anche l’obiettivo di mettere a disposizione del sistema educativo 11 strutture all’aperto.

La scuola dopo il post-covid

“Per espressa volontà del Comune di Città di Castello, che ne è capofila, il progetto punta a strutturare una proposta educativa che vada oltre il periodo post-Covid, fornendo le basi per creare un sistema strutturale e permanente, al servizio di un dialogo importante tra educatori, sistema di servizi sociali e genitori”, osservano Cestini e Bassini, nell’evidenziare che “un ruolo fondamentale in questo processo è affidato alla Comunità educante che in Altotevere presenta una delle esperienze più significative di tutto il territorio nazionale, svolgendo un compito di collegamento tra educazione formale e educazione non formale”.

Nell’idea dei suoi proponenti il progetto dovrebbe accompagnare il periodo di riapertura delle scuole nel corso del prossimo anno scolastico e dovrebbe costituire un primo passo per poi rendere stabili e permanenti le misure sperimentate con l’eventuale disponibilità finanziaria derivante dall’avviso pubblico del governo.

“La grande qualità del lavoro che si può proporre nell’ambito educativo e sociale a Città di Castello e in Altotevere deriva proprio da una visione complessiva e integrata dei soggetti coinvolti, in un’ottica di continuità e trasversalità”, sottolineano Cestini e Bassini, mentre il presidente della Fondazione Hallgarten-Franchetti Angelo Capecci osserva: “questo può essere in futuro sempre di più il ruolo della Fondazione, un coordinatore scientifico di iniziative con una forte ricaduta locale anche al fine di consentire l’applicazione degli studi e delle ricerche al servizio e in risposta alle esigenze del territorio”.