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Nomine sanità, la ferita non si sana | Gruppo PD spaccato

Erano tutti presenti questa mattina per la riunione del gruppo PD in Regione: anche il dimissionario Barberini, con la sua ‘frangia’ al completo. Anche la presidente Marini, e soprattutto il segretario Leonelli. Tutti riuniti nel tentativo, arduo se non impossibile, di risanare una ferita ancora aperta, sulla quale qualcuno però prova a buttare ancora del sale. I toni non sono stati dei migliori, anzi: gli animi erano e restano tesi. E la quadra, quella che sarebbe servita a ripartire da zero e archiviare la vicenda della scorsa settimana come un trascorso buio della giovanissima seconda legislatura Marini, non è stata raggiunta. Tanto che i consiglieri hanno abbandonata la sala intorno alle 13. Tutto rimandato, forse a domani, quando dovrebbe svolgersi un nuovo incontro, questa volta più ristretto: al tavolo dovrebbero sedersi solo la presidente Marini, il segretario Leonelli, il consigliere Barberini e il capogruppo Chiacchieroni. Nulla al momento è stato però confermato.

Spirito di squadra? – Le posizioni, dunque, son rimaste le stesse, e la riunione si è conclusa con un nulla di fatto. Leonelli sembra avere un gran da fare: su di lui sembrerebbe pesare il vero fardello, investito del ruolo di pontiere per eccellenza nella vicenda. Tanto che, voci di corridoio insinuano, se il tentativo fallisce anche questa volta, qualcuno potrebbe addossargli la colpa dello scricchiolio dell’amministrazione regionale. Già questa mattina, il segretario regionale del Pd si era dovuto difendere da alcune indiscrezioni riportate dalla stampa locale, in base alle quali Leonelli avrebbe offerto “a Luca Barberini altre deleghe ritenute ‘contentini’ per rientrare in giunta regionale (anche perchè le deleghe le assegna il presidente, non il segretario di partito)“. Nello specifico, la delega promessa sarebbe stata quella dell’ambiente. La voce ha suscitato anche una resurrezione di Sel, che, sdegnata, ha parlato di “baratto di deleghe“. Ma Leonelli è andato dritto per la sua strada. Peraltro ove questo in futuro dovesse verificarsi sinceramente non comprenderei eventuali grida di ‘scandalo'”, continua Leonelli. “Quando giocavo a calcio da bambino mi sarebbe piaciuto fare il centravanti. Era sicuramente il ruolo che dava più lustro. Ma se l’allenatore mi chiedeva di giocare in difesa o a centrocampo per spirito di squadra ci giocavo. Ecco appunto, ritroviamo velocemente quello spirito di squadra”.

Le dimissioni di Orlandi – La pretesa dell’ex assessore Barberini di avere in squadra il duo Valorosi (a Perugia) – Fiaschini (in un’altra area da concordare) non sarebbe proprio andata giù alla presidente Marini. C’è chi, vicino all’ambiente di Palazzo Donini, dice che sarebbe stato proprio l’ex assessore, durante la prima riunione nella serata di lunedì, ad aver voluto saltare a piè pari l’analisi dei curriculum, imponendo i suoi, e rivendicando poi, durante la sua conferenza stampa, il mancato rinnovamento. La frattura definitiva sarebbe arrivata con la nomina di Orlandi, non gradito all’ex assessore, e del quale, ancora oggi, qualcuno vorrebbe le dimissioni come conditio sine qua non alla pacificazione. Pena: lo scontro definitivo. Fosse davvero così la lady di acciaio umbra potrebbe a maggior ragione difendere a spada tratta il suo “non mi piego ai ricatti“, dichiarato in umbro-visione a reti web unificate.

“Si torni alle urne” – E la minoranza? Al momento, in parte, sta a guardare. A parte i 5 Stelle, Liberati e Carbonari, che hanno presentato un esposto alla Procura di Perugia, a proferir parola c’è Raffaele Nevi (FI): “nuove elezioni regionale sarebbero l’unica scelta sana, ed anche necessaria, in questo momento. Da quello che si apprende dalla stampa, la vicenda delle dimissioni dell’assessore regionale alla sanità, Luca Barberini e della crisi della Giunta Marini si sta trasformando in qualcosa a metà strada tra mercato delle vacche e la riproposizione del manuale Cencelli. Prendi tre deleghe e paghi una, carta vince carta perde”. Per Nevi, “l’unica cosa certa è la paralisi dell’attività politico amministrativa e lo stato confusionale della maggioranza. Ammesso che ancora ci sia una maggioranza e che non si stia invece assistendo alla nascita di un nuovo patto di legislatura fondato su nuove poltrone”. 

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