Alleggerire il sistema sanitario regionale dall’ondata dei nuovi pazienti Covid per non interrompere le altre prestazioni come fatto la scorsa primavera. Questo l’obiettivo che la Regione Umbria si pone con la nuova ordinanza che stringe ulteriormente alcune delle misure del Dpcm del 18 ottobre, in particolare su giochi, scuole e centri commerciali.
Perché più del numero dei positivi al Coronavirus, le Istituzioni guardano al numero dei ricoveri Covid ogni 100 mila abitanti. Un indice che al momento per l’Umbria è a 10 ricoveri ordinari Covid (non in terapia intensiva) ogni 100 mila abitanti. “Una situazione che al momento non preoccupa – spiega il direttore Sanità, Claudio Dario – ma che va considerata rispetto ad un’evoluzione di una epidemia, che è esponenziale“. Per evitare che, come avvenuto in altre regioni nei mesi passati, pazienti umbri siano costretti a doversi curare altrove.
E’ sulla base di modelli matematici e valutazioni tecniche che l’Umbria ha stilato il suo piano ospedaliero di resistenza a questa seconda ondata del virus. Attivando al momento reparti Covid negli ospedali di Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello e Pantalla. Con 77 terapie intensive (oggi i malati Covid ne occupano 15) che possono essere incrementate fino a 124. Posti, evidenzia Coletto, che possono essere attivati in una settimana, dieci giorni al massimo. “In modo modulare, secondo l’esigenza” sottolinea la governatrice Tesei, anche in risposta alle polemiche di questi giorni a Spoleto e nella Media Valle del Tevere, dove si protesta in difesa dei rispettivi ospedali destinati ad ospitare i pazienti Covid.
A questi vanno aggiunti i posti letto (una trentina) che saranno assicurati dall’ospedale da campo. La valutazione delle due offerte pervenute è alle battute conclusive ed entro il 30 ottobre la Regione affiderà la gara, con la fornitura poi prevista entro il 30 novembre.
Ma accanto alle strutture per l’emergenza Covid c’è il nodo personale. Con i sindacati di categoria che lamentano la carenza di organico, che, come ha comunicato il commissario Onnis, porterà le Aziende ad una sospensione delle attività non urgenti.
Ai sindacati che minacciano lo stato di agitazione la Regione risponde che i nodi non sono solo umbri, ma nazionali. La presidente Tesei ricorda gli sforzi già fatti con la stabilizzazione di personale, per sopperire a carenze che si trascinano da tempo.
Dario informa a questo proposito che in sede di confronto con il Governo le Regioni hanno chiesto al Ministero della Salute interventi straordinari per sopperire alla carenza di personale. Si è chiesto di poter avere a disposizione anche gli spacializzandi dal primo anno in poi (e non solo degli ultimi due, come fatto in primavera). E di mettere in campo in questa fase di emergenza anche medici che non sono entrati in specialità (come già previsto per le Usca).
“Ma il personale sanitario è normato – ricorda Coletto – e ci sono limiti ben precisi“.