“Completa contrarietà verso l’ipotesi di riforma del mercato del lavoro, totalmente penalizzante per i lavoratori e altamente discriminante per le giovani generazioni”: a dichiararlo è la Flai-CGIL della Perugina. No a questa riforma ma si ad un accordo: per questo i lavoratori minacciano uno sciopero generale, che durerà quattro ore e bloccherà la giornata di martedì 27 marzo. La manifestazione si svolgerà nella Sala dei Notari del Palazzo dei Priori di Perugia.
“Nella realtà oggi si delinea – si legge nel comunicato del sindacato – con il combinato disposto della emananda riforma e della già emanata riforma delle pensioni, la visione che si vuole avere del lavoro e del rapporto tra i lavoratori e il mercato: libertà di licenziamento per i più vecchi sempre più numerosi nelle fabbriche (frutto della riforma che allunga la vita lavorativa) e posizione di forza e di ricatto per i più giovani che vengono assunti”.
La CGIL non ci sta, anche se afferma di essere sicura che “di imprenditori seri e responsabili ce ne siano, ma siamo altrettanto sicuri che ve ne siano altri senza scrupoli e con capacità finanziarie tali da far fronte alle 27 mensilità dovute, pur di liberarsi di qualche lavoratore poco simpatico.
La provocazione è d’obbligo, in questo caso; ma questa riforma non pone nessuna tutela di fronte alla potenziale fattibilità di questo disegno provocatorio. Solo il giudice poteva rappresentare il baluardo ultimo rispetto alle insensate prese di posizione di qualche famelico azionista, dunque, ecco svelato il senso della riforma: libertà di licenziamento e totale arretramento delle tutele nel mondo del lavoro”.
“E il contorno della riforma quali vantaggi porta? – si chiede il sindacato -. Per i precari nessuna prospettiva: si ripropone il limite dei 36 mesi di contratto oltre il quale si viene stabilizzati! Ma era già vigente questa norma! E quali opportunità ha dato? Nessuna, altrimenti non saremmo di fronte al 31% di disoccupazione giovanile! Ancora, si vuol far pagare un 1,4% in più di costo del lavoro per l’utilizzo dei lavoratori a termine, ma su chi ricadrà in ultima istanza questo aggravio, se non sul lavoratore stesso? Infine, l’unico azzeramento della miriade di contratti flessibile riguarda l’associazione in partecipazione, salvo i familiari, e il resto? Non dovevano scomparire?
La nostra fabbrica è chiamata a rappresentare, per dimensioni e storia, la scelta politica e sindacale di chi dice no a questa riforma, convinta che un'altra strada è possibile, fatta di concertazione e condivisione. I tempi sono difficili per tutti, ma assistere inermi sempre alla stessa ricetta non si può permettere ulteriormente.
Un'altra riforma è possibile, noi vogliamo un accordo!”, concludono i lavoratori della CGIL.
Ale.Chi.
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