Il sindaco di Monteleone di Spoleto, Marisa Angelini, interviene sull'assenza in diversi comuni montani di un pediatra
Servirebbe un ritorno all’Onmi, l’opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia che esisteva in ogni provincia fino al 1970. A sostenerlo è il sindaco di Monteleone di Spoleto, Marisa Angelini, che interviene sull’assenza in diversi comuni montani di un pediatra.
Dopo le lamentele delle famiglie di Sant’Anatolia di Narco, Scheggino e Vallo di Nera, anche da Monteleone di Spoleto si alza la voce sul problema.
“A Monteleone di Spoleto, 600 abitanti, 50 bambini 0-14 anni, – evidenzia il sindaco Angelini – il pediatra non fa mai ambulatorio. In tutta la Valnerina ci sono 10 comuni, più o meno 13.000mila abitanti ed un quarto, secondo le statistiche, sono da attribuire alla fascia 0-14. C’è un solo pediatra. Le giovani mamme, per poter far seguire i propri figli da un pediatra di libera scelta, devono recarsi in altri comuni. Inoltre, il problema si allarga perché sul territorio italiano anche i medici di famiglia, che facevano più o meno tutto sul territorio di un comune, sono in netta diminuzione”.
“Ricordo perfettamente – continua Angelini – quando all’interno dell’attuale comune a Monteleone di Spoleto c’erano la scuola elementare e al piano di sotto il medico condotto, e una volta la mese c’era l’ONMI. Lo ricordo bene quel salone che era preceduto da un enorme sala d’attesa un po’ buia. Erano gli anni ‘60 ed una politica attenta alla famiglia, ma direi alla sana crescita dei bambini, metteva a disposizione un medico pediatra ed un assistente d’infanzia puericultrice. Una volta al mese tutti gli infanti venivano visitati, la puericultrice aiutava il medico spogliava e pesava i bambini, li misurava d’altezza. Il medico gli sentiva le spalle osservava le gambe, la colonna, la testa. Un vero e proprio rito e l’assistente riportava tutto su delle schede che poi riponeva in uno schedario. Ricordo che davano gratis anche il latte in polvere e medicine. Era una sorta di appuntamento dove le mamme venivano consigliate e dove c’era anche una levatrice che raccoglieva i consigli del medico pediatra e gestiva poi per il resto del mese le visite a domicilio.
Quello che oggi noto, è che quella capillarità al controllo dell’infanzia non esiste più. Mancano politiche che mettano al centro la crescita, quel rapporto intimistico con la madre che cresce un bambino, oggi è tutto ospedalizzato, si è medicalizzato tutto dalla nascita alla morte.
Ecco, erano gli ‘60, l’Opera, nata negli anni 30 è rimasta in vita fino agli anni ‘70 ed ha assistito tutti i bambini di Monteleone di Spoleto, come è stata presente in tutti gli altri comuni della Valnerina. Chissà se il servizio sanitario Nazionale – si chiede Marisa Angelini – potrà essere ancora ripensato e se potranno ancora esistere centri di assistenza pediatrici per la protezione della maternità e dell’infanzia anche nelle aree interne dei piccoli comuni?”