“Le mascherine ancora non ci sono per tutti, usati i panni Swiffer“. Questa l’indicazione che la direzione ha inviato ai dipendenti di una importante catena commerciale, presente con diversi punti vendita in Umbria. Regolarmente aperti, in base alle disposizioni dell’ultimo Dpcm che limita le attività a quelle indispensabili per ridurre le possibilità di contagio da Coronavirus.
E in effetti, i clienti che in questi giorni si sono recati in questi esercizi, hanno notato che alcuni dipendenti indossavano una “strana” mascherina artigianale. Un panno per pulire la polvere, appunto, fissato alla testa con degli elastici. Che difficilmente, crediamo, può fermare l’espandersi del Covid-19.
I dipendenti che indossano mascherine in grado di garantire una reale protezione dal Coronavirus (se le sono procurate autonomamente). In molto indossano invece le mascherine chirurgiche, che impediscono alla persona positiva al Coronavirus di espandere il contagio, ma non difendono dal rischio di contagio da parte di altri.
Pochi giorni fa i sindacati regionali Cgil, Cisl e Uil, avevano denunciato l’inadempienza di molti datori di lavoro che non assicuravano condizioni di sicurezza per i propri dipendenti.
“Riteniamo imprescindibile adeguare le attività produttive – la nota delle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil – al nuovo contesto derivante dall’ultimo decreto che ha esteso anche al nostro territorio i provvedimenti più restrittivi per contenere la diffusione del virus Covid-19”.
I sindacati chiedono “coerenza tra quanto accade fuori dai luoghi di lavoro e quanto accade nello svolgimento delle attività lavorative”.
Di fronte alle difficoltà di rispettare le disposizioni previste dei diversi DCPM per il contenimento dell’infezione da coronavirus, i sindacati chiedevano di concordare, ove ritenuto necessario, una riduzione modulata (dal rallentamento fino alla sospensione momentanea) della attività lavorativa manifatturiera e dei servizi, utilizzando al tal fine gli ammortizzatori sociali legislativamente disponibili o che saranno resi disponibili dai provvedimenti che sono in discussione e, ove se ne conviene, gli strumenti previsti dai Ccnl.
“Le strutture sindacali di categoria, le delegate ed i delegati Rsu e Rsa, i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, sono disponibili a negoziare accordi specifici per affrontare la situazione di emergenza e contribuire alla revisione della valutazione dei rischi – aggiungono Cgil, Cisl e Uil – al contempo, le strutture sindacali, monitoreranno la situazione nei luoghi di lavoro segnalando tutte le condizioni di criticità agli enti preposti”.
Proprio questa mattina il Governo e le parti sociali hanno siglato il protocollo per la sicurezza dei lavoratori.
I sindacati del commercio si appellano al prefetto
Intanto i sindacati del settore del commercio ( FILCAMS CGIL – FISASCAT CISL – UILTUCS UIL) scrivono al prefetto di Perugia. Evidenziando il fatto che spesso “le misure di prevenzione e protezione dal contagio dei lavoratori troppo spesso non vengono assicurate”.
I sindacati evidenziano “situazioni diffuse di irregolarità” sia per quanto riguarda le dotazioni ai dipendenti dei presidi previsti (guanti, mascherine, disinfettanti), sia per quanto riguarda la necessaria regolazione dei flussi nei locali vendita onde evitare inutili e allo stato attuale pericolosi assembramenti di persone”.
I sindacati ricordano che l’estensione del contagio nei luoghi adibiti alla vendita di beni necessari avrebbe conseguenze “che non si fermerebbero ai soli lavoratori, ma vedrebbero coinvolti tutti i cittadini inevitabilmente esposti, nonché le stesse aziende che così rischierebbero l’interruzione della regolare continuità di servizio, con tutto quello che ciò comporterebbe”.
“Si adeguino o chiederemo la chiusura”
I sindacati chiedono quindi al prefetto di vigilare sul rispetto della normativa. “Ove queste precauzioni non possano essere mantenute o non ne sussistano le condizioni minime per continuare le attività di servizio, le stesse vanno immediatamente adeguate alle disposizioni vigenti, altrimenti le scriventi – concludono i sindacati – si vedranno costrette a pretendere gli adeguati provvedimenti di chiusura“.