Nei piccoli comuni un cinghiale ogni 5 residenti - Tuttoggi.info

Nei piccoli comuni un cinghiale ogni 5 residenti

Redazione

Nei piccoli comuni un cinghiale ogni 5 residenti

L'allarme Coldiretti: in 10 anni più che raddoppiati
Gio, 07/11/2019 - 14:42

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In Italia negli ultimi dieci anni sono più che raddoppiati i cinghiali, il cui numero è salito a 2 milioni di esemplari. Con una situazione allarmante nei territori montani dell’Appennino, dove se ne conta uno ogni 5 abitanti. In una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali.

È quanto stima la Coldiretti in occasione del blitz davanti a Montecitorio a Roma di migliaia di agricoltori, anche umbri, cittadini, esponenti istituzionali e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne.

L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola. Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.

I danni nei campi e i rischi sulle strade

C’è chi ha visto, anche in Umbria, i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva; chi distruggere più volte il campo di mais o di girasoli. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico.

Quella degli animali selvatici è anche una minaccia diretta alla sicurezza delle persone – evidenzia Coldiretti – con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia.

La proliferazione senza freni dei cinghiali – continua Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali – spiega Coldiretti – notevoli danni alla biodiversità.

Sempre nelle aree boschive – aggiunge Coldiretti – sono poi ben conosciuti i danni provocati dagli spostamenti di questa specie golosa di frutti spontanei come i tartufi che rappresentano per molti territori una vera ricchezza non solo biologica quanto economica, costituendo una fonte integrativa di reddito per molti residenti.

Infine secondo una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente.

Allarme europeo

Anche l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha appena lanciato un appello urgente agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana. Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.

Preoccupazioni – ricorda Coldiretti – fatte proprie dalle amministrazioni territoriali come dimostrano le ultime posizioni assunte dai Governatori, dai sindaci e dagli amministratori sui territori, a partire dalla Conferenza delle Regioni che ha definito i selvatici “un’emergenza nazionale”. Sulla stessa linea l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni che, per bocca del suo presidente Antonio Decaro (primo cittadino di Bari), ha denunciato come i cinghiali rappresentino un problema di sicurezza per i cittadini, chiedendo ai Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole l’attivazione di un tavolo tecnico per capire come arginare il fenomeno. Posizione condivisa anche dall’Upi, l’Unione delle Province italiane, secondo la quale “la moltiplicazione di questi animali sta mettendo in serio pericolo la sicurezza degli automobilisti”.

Numerosissime anche le rappresentanze dai Comuni umbri.

Il piano Coldiretti

Coldiretti ha presentato un piano per ridurre i danni provocati dalla fauna selvatica capace al contempo di creare occupazione nelle aree più colpite dal fenomeno. Occorre innanzitutto semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali per effettuare interventi per il contenimento del numero dei cinghiali, attraverso apposite battute di caccia, che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Dalla carne degli animali abbattuti potrebbe inoltre nascere – propone Coldiretti – una filiera di prodotti, riuniti sotto un marchio collettivo, che rappresenterebbe un’occasione di crescita e lavoro, valorizzando i macelli aziendali o pubblici dei piccoli comuni, spesso chiusi.

Agabiti: “L’agricoltura non può ancora subire danni”

“L’agricoltura non può continuare a subire danni – hanno sottolineato oggi il presidente e il direttore regionale Coldiretti Albano Agabiti e Mario Rossi presenti a Roma con tanti agricoltori e sindaci e rappresentanti di oltre trenta Comuni Umbri. L’obiettivo dell’attività agricola infatti, è quello di fare impresa producendo per i cittadini e non per gli animali selvatici. Occorre gestire il fenomeno per controllarlo e mettere in sicurezza coltivazioni ed allevamenti, che, diversamente, sono destinati a scomparire e chiudere. Si tratta ormai – hanno ribadito – di una questione di civiltà e di una problematica di tutta la collettività, come dimostrano anche i numerosi incidenti stradali a discapito della sicurezza dei cittadini”.

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