Interessano di nuovo anche l’Umbria due operazioni contro la ‘ndrangheta condotte dai Carabinieri e dalla Polizia che hanno come comune filo conduttore e la cosca ‘ndranghetista degli Alvaro di Sinopoli, in provincia di Reggio Calabria. Si tratta dell’operazione Open Fiber, condotta ad Ancona, Perugia e Reggio Calabria, e dell’operazione Eyphemos, condotta a Reggio Calabria.
In particolare, grazie all’operazione Open Fiber, nelle province di Ancona, Perugia e Reggio Calabria, i carabinieri hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto, disposto dalla procura distrettuale antimafia di Ancona, nei confronti di tre professionisti marchigiani e di un imprenditore calabrese accusati dei reati di riciclaggio e autoriciclaggio commessi con l’aggravante mafiosa.
Si tratta di due imprenditori marchigiani, un promotore finanziaro ed un imprenditore calabrese. Secondo gli inquirenti i tre sarebbero stati in contatto con gli Alvaro di Sinopoli. L’operazione ha visto il sequestro di immobili per 1.500.000 euro.
Contestualmente sono in corso decine di perquisizioni con l’ impiego di oltre cento carabinieri.
L’ intervento odierno – è stato spiegato stamattina nella Procura di Ancona – scaturisce dagli esiti dell’ indagine “Open Fiber”, avviata dal Ros dei Carabinieri nel gennaio 2018 a seguito di alcune segnalazioni per operazioni sospette, pervenute dall’ Uif della Banca d’ Italia. Operazioni per le quali sono stati accertati stabili rapporti economici tra l’ imprenditore calabrese e i professionisti marchigiani destinatari del provvedimento di fermo.
Le indagini delle forze dell’ordine hanno documentato un complesso meccanismo di triangolazioni finanziarie tra Italia, Inghilterra e Svizzera, che ha coinvolto altri professionisti, solo indagati, mediante il quale cospicue somme di denaro riconducibili all’ organizzazione criminale sono state riciclate, tramite l’imprenditore calabrese, attraverso l’ acquisto dei beni immobili sottoposti a sequestro preventivo. Nel contesto delle
indagini, vi è stato un costante e puntuale coordinamento della Procura Nazionale Antimafia, dato che lo stesso imprenditore calabrese risultava coinvolto in un’ inchiesta sulla medesima cosca degli Alvaro, condotta dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria.
A Reggio Calabria, dalle prime ore della mattinata del 25 febbraio, è andata invece in scena una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, per l’esecuzione di 65 ordinanze di custodia cautelare a carico di capi storici, elementi di vertice e affiliati di un “locale” di ‘ ndrangheta dipendente dalla cosca Alvaro, considerata tra le più attive e potenti dell’ organizzazione criminale. La cosca Alvaro, secondo quanto è emerso da numerose inchieste della Dda di Reggio Calabria, controlla le attività criminali in una vasta area della provincia reggina, comprendente i comuni di Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Delianuova e zone limitrofe.
“Eyphemos” è il nome che gli investigatori della Polizia di Stato hanno dato all’operazione nel corso della quale, nella provincia di Reggio Calabria, Milano, Bergamo, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino e Perugia sono stati eseguiti numerosi arresti e perquisizioni nei confronti di capi e gregari di un’articolazione della ‘ndrangheta reggina operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte in seno al mandamento tirrenico, alle dipendenze del più affermato e risalente locale di Sinopoli facente capo alla potente cosca Alvaro.
La cosca è attiva in Lombardia, nella provincia di Pavia, e in Australia, dove è presente – secondo gli investigatori – un locale di ‘ndrangheta, dipendente direttamente dalla casa-madre calabrese degli Alvaro. Per 53 delle persone coinvolte é stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre le restanti 12 sono ai domiciliari. Sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, vari reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, reati aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ ndrangheta, nonché di scambio elettorale politico mafioso.
Il personale della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Palmi, con il coordinamento del Servizio centrale operativo, coadiuvato dai Reparti Prevenzione crimine e di varie Squadre mobili del centro e del nord Italia, sta eseguendo anche numerose perquisizioni, con l’impiego di circa seicento agenti.