Napolitano (UniNa): "Jak inibitori hanno cambiato gestione dermatite atopica" - Tuttoggi.info

Napolitano (UniNa): “Jak inibitori hanno cambiato gestione dermatite atopica”

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Napolitano (UniNa): “Jak inibitori hanno cambiato gestione dermatite atopica”

Gio, 05/09/2024 - 13:03

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(Adnkronos) - “I Jak inibitori sono farmaci veloci ed efficaci per la dermatite atopica: con un buon profilo di sicurezza, si collocano in prima linea per alcuni profili di malattia”. Così Maddalena Napolitano, professore associato di Dermatologia, Università Federico II di Napoli, all’Adnkronos Salute spiega il ruolo di queste terapie orali “hanno cambiato la gestione della patologia. La caratteristica principale dei Jak inibitori è la velocità. Hanno un meccanismo on- off e, come un interruttore, nel momento in cui viene assunta la terapia - che è in pillole, rispetto ai farmaci biologici che di solito sono per via iniettiva - già nelle prime 24- 48 ore si vede l'effetto: la scomparsa del prurito, che è il sintomo più importante della dermatite atopica, quello più invalidante per il paziente e, nell'arco del primo mese, una parziale e progressiva scomparsa dei segni della dermatite”. 

 

La rapidità, effetto caratteristico dei Jak inibitori, “si è poi dimostrata essere mantenuta anche nel long term”, quindi nel tempo. “Ci sono studi con dati ormai di oltre 140 settimane, cioè due anni - sottolinea Napolitano - che dimostrano come la rapidità di azione, sul segno e sul sintomo della dermatite atopica, viene poi mantenuta nel tempo. Sono quindi veloci, ma sono anche costanti nell'effetto che producono per il paziente. La rapidità, poi, è un vantaggio anche in relazione alla safety perché, grazie a questo meccanismo on-off, laddove ci dovesse essere un problema legato alla terapia, basta sospendere l’assunzione”e immediatamente la questione si risolve. La dermatite atopica “è una malattia democratica - illustra la professoressa - noi, in passato, pensavamo fosse una malattia più frequente nei bambini, ma in realtà interessa adulti e anziani. È una malattia invalidante perché”, al di là del fatto che si manifesta con segni clinici “sul viso, oppure sulle mani - zone fondamentali per l'interrelazione - il problema più importante, è il prurito, un sintomo che accompagna il paziente per tutta la vita, soprattutto se la diagnosi è nell'infanzia. Dati di letteratura dimostrano che i pazienti con dermatite atopica riferiscono di avere minori prospettive di carriera e questo è un dato che è valido anche per le madri di bambini con questa patologia”.  

 

L’arrivo dei Jak inibitori ha sollevato “molta curiosità da parte dei clinici, soprattutto di quelli italiani - sottolinea Napolitano - La maggior parte dei dati di real life”, quindi dalla vita reale, “sull’impiego di questi farmaci, vengono dall'esperienza italiana che, ormai, è superiore alle 52 settimane. Questo è un dato incoraggiante perché si è ulteriormente confermata l'efficacia del Jak inibitori nella gestione della dermatite atopica e si è ridotto l'allarmismo in relazione alla safety”, cioè alla sicurezza. “I dati che abbiamo dall'esperienza italiana ci dimostrano che sono farmaci assolutamente maneggevoli, con un profilo di sicurezza buono e che ci permettono la gestione dei pazienti che talvolta - conclude - sono complessi”. 

(Adnkronos) – “I Jak inibitori sono farmaci veloci ed efficaci per la dermatite atopica: con un buon profilo di sicurezza, si collocano in prima linea per alcuni profili di malattia”. Così Maddalena Napolitano, professore associato di Dermatologia, Università Federico II di Napoli, all’Adnkronos Salute spiega il ruolo di queste terapie orali “hanno cambiato la gestione della patologia. La caratteristica principale dei Jak inibitori è la velocità. Hanno un meccanismo on- off e, come un interruttore, nel momento in cui viene assunta la terapia – che è in pillole, rispetto ai farmaci biologici che di solito sono per via iniettiva – già nelle prime 24- 48 ore si vede l’effetto: la scomparsa del prurito, che è il sintomo più importante della dermatite atopica, quello più invalidante per il paziente e, nell’arco del primo mese, una parziale e progressiva scomparsa dei segni della dermatite”. 

 

La rapidità, effetto caratteristico dei Jak inibitori, “si è poi dimostrata essere mantenuta anche nel long term”, quindi nel tempo. “Ci sono studi con dati ormai di oltre 140 settimane, cioè due anni – sottolinea Napolitano – che dimostrano come la rapidità di azione, sul segno e sul sintomo della dermatite atopica, viene poi mantenuta nel tempo. Sono quindi veloci, ma sono anche costanti nell’effetto che producono per il paziente. La rapidità, poi, è un vantaggio anche in relazione alla safety perché, grazie a questo meccanismo on-off, laddove ci dovesse essere un problema legato alla terapia, basta sospendere l’assunzione”e immediatamente la questione si risolve. La dermatite atopica “è una malattia democratica – illustra la professoressa – noi, in passato, pensavamo fosse una malattia più frequente nei bambini, ma in realtà interessa adulti e anziani. È una malattia invalidante perché”, al di là del fatto che si manifesta con segni clinici “sul viso, oppure sulle mani – zone fondamentali per l’interrelazione – il problema più importante, è il prurito, un sintomo che accompagna il paziente per tutta la vita, soprattutto se la diagnosi è nell’infanzia. Dati di letteratura dimostrano che i pazienti con dermatite atopica riferiscono di avere minori prospettive di carriera e questo è un dato che è valido anche per le madri di bambini con questa patologia”.  

 

L’arrivo dei Jak inibitori ha sollevato “molta curiosità da parte dei clinici, soprattutto di quelli italiani – sottolinea Napolitano – La maggior parte dei dati di real life”, quindi dalla vita reale, “sull’impiego di questi farmaci, vengono dall’esperienza italiana che, ormai, è superiore alle 52 settimane. Questo è un dato incoraggiante perché si è ulteriormente confermata l’efficacia del Jak inibitori nella gestione della dermatite atopica e si è ridotto l’allarmismo in relazione alla safety”, cioè alla sicurezza. “I dati che abbiamo dall’esperienza italiana ci dimostrano che sono farmaci assolutamente maneggevoli, con un profilo di sicurezza buono e che ci permettono la gestione dei pazienti che talvolta – conclude – sono complessi”. 

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