Nè a Belen nè a Sara Tommasi il primato della 'farfallina', ma a Otello Fabri - Tuttoggi.info

Nè a Belen nè a Sara Tommasi il primato della ‘farfallina’, ma a Otello Fabri

Redazione

Nè a Belen nè a Sara Tommasi il primato della ‘farfallina’, ma a Otello Fabri

Mar, 06/03/2012 - 16:37

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Claudio Pace

Ne a Belén, ne a Sara Tommasi, il primato dell’associazione della farfalla con il ‘labirinto femminile’, ma ad Otello Fabri, un pittore ternano (1919-2001) che come pochi altri, lo ha descritto con numerose opere, alcune delle quali  sono state raccolte insieme in una imperdibile mostra della Fondazione Carit, nella storica sede centrale della Cassa di Risparmio in corso Tacito a Terni, che si potrà visitare fino al 31 Marzo, con apertura nei giorni di venerdì, sabato e domenica, dalle ore 11,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 19,00.
Tra queste nell’opera ‘Figura e Farfalla’ del 1975 che appartiene ad una collezione privata, si descrive, prima e meglio del famoso tatuaggio della Belen, il mistero delle bellezza femminile associato a ben sette diverse  farfalle, ciascuna un capolavoro di colori, di mistero, di armonie.
Il vedo non vedo, più vedo che non vedo che ha costretto Chiambretti a cacciare dallo studio la show girl ternana e che avrebbe messo in imbarazzo la Belen per il rilievo fattogli da una divertita Canalis è espresso da una rete metallica che si sovrappone alla metà  inferiore del corpo femminile e su cui si posano tutte le farfalle meno una, confusa tra i rami di un albero fiorito in alto sulla destra.
I colori delle farfalle, più scuri sotto e più bianchi e candidi sopra, portano il pensiero anche del distratto ammiratore del quadro, all’universo femminile, a cui ogni uomo è soggetto fin dal primo istante del suo concepimento. Per circa nove mesi infatti ogni essere umano è immerso nel femmineo, e il suo primo impatto con il mondo avviene con un pianto che lamenta l’abbandono di questa dolcissima dimensione.
Il volto della donna del quadro è pesantemente truccato, ma è tutt’altro che volgare, più materno che di una dolcissima amante e non ti osserva ma si lascia osservare, leggermente  infastidito della tua contemplazione. È un sogno più che un volto reale ovvero sono una sintesi di ogni volto femminile che hai amato o da cui ti sei lasciato amare: la madre, la sorella, l’amica, la fidanzata, la sposa, l’icone perfino della Madonna che hai pregato. Tutto insomma ciò che hai visto o vissuto di femmineo in sé.
E se la farfalla più bassa, nera, cruda, minacciosa quasi, ricorda un po’ per posizione e sentiment la farfalla beleniana, quelle bianche quasi sotto il seno fanno pensare alla dolcezza del latte materno, di quando ciascuno di noi altro non desiderava che quello e il viso e il suono melodioso e rassicurante delle parole o della ninna nana materna. La farfalla appena abbozzata nella forma dietro la coda dei capelli infine, proprio perché nascosta, bianca ma increspata con i contorni colorati fa da cartina di tornasole dell’anima, del suo cammino nelle impurità del mondo che la macchiano senza scurirla del tutto.
Per tornare al mondo reale, quest’opera come le altre esposte finalmente insieme, e purtroppo per un breve periodo,  suggeriscono due indicazioni concrete al mondo della politica e della cultura locale e nazionale. La prima riguarda la possibilità di intestare la rotonda dell’uscita di Terni Est a Otello Fabri, il minimo riconoscimento che il comune di Terni dovrebbe fare a questo pittore, la cui conoscenza potrebbe arrecare tanti benefici al nostro territorio ternano (si osservi l’immagine della cascata con le due donne).
La seconda indicazione nasce da un idea esposta al congresso nazionale  del movimento  dei responsabili dall’onorevole Domenico Scilipoti, e che potrebbe essere attuata in via sperimentale proprio a Terni, con le opere della scuola ternana, quella di creare il cosiddetto  long temporary loan of artworks, il prestito per un certo numero di anni a musei di mercati importanti dell’America o dell’Estremo Oriente, di opere d’arte che magari resterebbero nei nostri magazzini e che invece potrebbero avere una valorizzazione culturale e commerciale proprio in queste nazioni dove la cultura Italiana è assai apprezzata. Certo, si tratta di trovare sponsor oltre oceano, di accettare qualche rischio, per la possibilità di avere  un guadagno in termini economici e in termini di ritorni turistici. Chissà quanti giapponesi vedendo la cascata delle Marmore dipinta da Otello Fabri, in una mostra ben pubblicizzata e organizzata in una loro città, potrebbero avere voglia di visitarla davvero questa cascata?  Magari scoprendo dove  San Valentino è sepolto e onorato.


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