(Carlo Vantaggioli)-Si è appena concluso il secondo weekend del Festival dei 2Mondi di Spoleto, senz’altro il più denso di appuntamenti in programma di questa edizione. Il Due Mondi, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale degli spettacoli dal vivo, ha messo in campo una offerta molto diversificata che ha potuto incontrare il gusto di spettatori molti diversi tra loro, anche se come spesso accade sin dai primi anni, si viene a Spoleto anche per “incastrare” tra loro quanti più spettacoli possibili.
Fatto sta che i teatri sono stati pieni ancora una volta. Al Chiostro di San Nicolò, per l’ultima replica del concerto del percussionista Leonard Eto, c’erano non meno di 200 persone, che per un pomeriggio tropicale della domenica è decisamente un risultato positivo.
Leonard Eto è uno straordinario musicista che utilizza con grande maestria uno strumento, il Taiko (tamburo giapponese ndr.), che tuttavia non gode di grande fama, oltre l’immagine di uno scontato esotismo orientale. E nonostante ciò, il musicista nippo-americano, riesce a trasformarlo in qualcosa di assolutamente vivo e affascinante.
Recita il programma di sala “Leonard Eto è stato nominato per il 2014 “ambasciatore della cultura giapponese” dall’Agenzia per gli Affari Culturali del governo giapponese. Ha avuto così l’opportunità di organizzare un tour mondiale di incontri con musicisti, danzatori, coreografi e registi in varie nazioni. Nell’arco di questo lungo anno il Teatro dell’Arte di Milano gli ha offerto – come artista in residenza del CRT Milano – un luogo in cui poter sviluppare il suo progetto “blendDRUMStheatre”, portare a frutto le sue esperienze internazionali e incrociare il suo percorso creativo con quello di altri artisti italiani. Sotto la sigla “blendDRUMStheatre” – che evidenzia già dal nome la natura della sua ricerca artistica – Leonard si propone di comporre una “Trilogia del Taiko”, con lo sviluppo di una precisa drammaturgia dei sentimenti, che sono da sempre associati al suono dei tamburi.”
L’artista, nello spettacolo andato in scena al San Nicolò, riesce a creare una serie diversa di sentimenti nel pubblico modulando il ritmo delle battute e l’intensità del suono che produce con una miriade di bacchette diverse tra loro per grandezza e durezza del materiale. La prestanza fisica di Eto fa il resto, tanto che un simile concerto lo si può benissimo assimilare ad un combattimento di arti marziali come il Judo, ovvero la “la via della cedevolezza”.
Il progetto musicale di Leonard Eto comprende anche la collaborazione artistica con la compagnia di danza Susanna Beltrami Dance Company.
Si legge sempre nel programma di sala “La Compagnia Susanna Beltrami nasce nel settembre 2008 dal desiderio di allevare una nuova generazione di danzatori. La coreografa ha costruito un ensemble di giovani professionisti, guidati da un’instancabile tensione all’evoluzione scaturita da un continuo mettersi in gioco. Percorso e meta della compagnia è la rielaborazione dei meccanismi intrinseci della danza, che si vanno fondendo ai linguaggi della contemporaneità”.
Da osservatori non prevenuti ci sentiamo di dire però, meno danzatori coreografici e molto più attori di performing arts, con una grande lezione assimilata che è quella di Martha Graham, contatto fisico con il palcoscenico (principalmente attraverso i piedi nudi) e con la tecnica della contrazione-rilascio del corpo.
Nel complesso uno spettacolo fuori dagli schemi, e questo è già un titolo di merito per chi frequenta i palcoscenici di Spoleto.
Viaggio in Persia- Fuori dagli schemi è anche l’interessantissima rassegna proposta da Spoleto57 dedicata all’antica Persia, i suoi miti ma anche alla sua straordinaria contemporaneità. Nel corso del weekend con una serie di incontri dedicati a musica, poesia, filosofia e danza si sono toccati tutti i punti sensibili di una civiltà che ancora oggi segna la vita di molte persone, siano esse ancora residenti nell’attuale Repubblica Islamica dell’Iran, o esuli sparsi per il mondo dopo la diaspora avvenuta con la rivoluzione del 1979 ed il rientro in patria dell’Ayatollah Khomeini.
A Spoleto, sotto la supervisione della scrittrice Lila Azam Zanganeh, sono state lette le poesie di Nilou Ghodsi Azam Zanganeh ( sua madre ndr.), presentate dal sociologo Domenico De Masi, ascoltata la musica di Dariush Talai maestro di Tar e Setar e Keyvan Chemirani maestro di Zarb, vista la Trilogia di Shirin Neshat, ascoltati i dialoghi di Roberto Toscano ex Ambasciatore Italiano in Iran e Daryush Shayegan filosofo sulla straordinaria opera di Omar Khayyam (poeta, filosofo e mistico Sufi) ed infine ammirato Rhino Season del regista Bahman Ghobadi, prodotto da Martin Scorsese.
A chiusura di una fantastica rassegna che rappresenta una novità nella programmazione festivaliera, ieri sera (6 luglio ndr.), uno spettacolo di ballo mistico persiano della Nakissa Dance Company “I sette padiglioni dell’amore”, poema medievale di Nizami Ganjavi, con straordinario protagonista il regista, coreografo e ballerino Shahrokh Moshkin-Ghalam della Comédie Francaise.
Lo spettacolo era programmato alla Sala Frau, letteralmente presa d’assalto, non senza qualche piccola difficoltà da parte degli organizzatori che non si aspettavano una simile affluenza, da un pubblico di tutti i generi. Folta la rappresentanza degli esuli e degli amici vicini alla famiglia di Lila e Nilou Azam Zanganeh.
Una occasione molto apprezzata, per una presa di contatto con la storia di una civiltà che nei secoli ha lasciato intatto il suo fascino di cultura molto vicina all’origine delle cose del mondo.
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(Foto: Agf-Antonelli)