Perugia

Museo degli strumenti musicali antichi: un piccolo tesoro custodito in una torre

Il Cassero di Porta Sant’Angelo, a Perugia, è la più grande delle porte medievali delle mura di Perugia. Situata nel rione che porta il suo stesso nome, al termine di corso Garibaldi, per lungo tempo ha protetto il borgo, vigilando sui suoi abitanti.

Portato a termine il suo ruolo di guardiana della città, l’antica torre di vedetta veste i panni della meta turistica. Nel 2014 è all’associazione “Arte e musica delle terre del Perugino” che viene affidata la cura della fortificazione.

Da allora i suoi membri: musicologi, restauratori, paleografi, instancabilmente e tenacemente adempiono “ad uno degli scopi più nobili che la cultura possa avere: salvare dall’incuria del tempo la memoria e il patrimonio del passato, per traghettarli, attraverso un presente responsabilmente vissuto, nel futuro”.

A parlarci del lavoro dell’associazione è Daniele Bernardini, uno dei suoi membri più attivi dell’associazione.

“Nasciamo come associazione nel 1999. Il nostro gruppo è composto da musicisti, musicologi, paleografi, iconografi, restauratori che si sono riuniti, su mia spinta, per portare avanti degli studi sul ricco patrimonio musicale umbro del rinascimento.

Non solo, partendo dalle opere di artisti come il Perugino, il Pinturicchio, ci occupiamo di ricreare fedelmente gli strumenti musicali dell’epoca. La creazione del museo degli strumenti musicali risale invece al 2014.

Il progetto ha visto la partecipazione del comune di Perugia, mi riferisco all’amministrazione precedente, la cui ultima delibera riguardò proprio la nascita del museo. Nel 2015 viene eletta la nuova giunta. Riprendiamo i contatti e il progetto viene subito approvato. A partire da quel momento, abbiamo preso possesso della torre del Cassero, disallestendo il museo delle mura che c’era prima.

La collezione attualmente esposta è ricca e varia: gli strumenti sono circa 200. Si va dalle riproduzioni di strumenti medievali e rinascimentali, fino agli originali: i più antichi risalgono alla metà del ‘600, i più recenti ai primi decenni del ‘900.

Gli strumenti appartengono all’associazione: li abbiamo acquistati, ricevuti in dono o in prestito curandone poi il restauro. Dietro ogni strumento c’è una storia: qualche tempo fa abbiamo acquistato un antico piano da un uomo: suo padre, lo aveva ricevuto da un gruppo di monaci che non poteva permettersi di provvedere altrimenti al pagamento dei lavori di manutenzione portati a termine presso il loro convento, che storia singolare!

Negli anni sono state tantissime le iniziative a cui abbiamo partecipato come associazione, molte delle quali in collaborazione con la galleria Nazionale dell’Umbria e innumerevoli sono stati gli eventi che si sono svolti nel borgo su nostra iniziativa. Non c’è solo l’attività museale insomma. Portiamo avanti anche stage e corsi legati alla musica e alle arti figurative.

In generale siamo orgogliosi dell’attività svolta finora e anche in termini numerici la differenza con il vecchio allestimento museale è evidente. Ospitava in media circa 2500 visitatori all’anno mentre la nostra media ammonta a circa 16 mila”.

Museo diffuso: guidati attraverso le bellezze del borgo, alla scoperta degli antichi strumenti

“La nostra presenza nel borgo non si limita alla torre. Una convenzione con l’Adisu ci ha permesso di posizionare a San Benedetto dei Condotti gli strumenti più grandi. Quello è un luogo di grandissimo interesse storico.

Nella chiesa che affianca la zona di clausura, sono presenti opere molto interessanti del ‘300 e del ‘500, peraltro attualmente oggetto di studio. Per non parlare delle maioliche del ‘500 che in parte rivestono ancora la pavimentazione. Abbiamo cercato di attirare l’attenzione del pubblico su quella realtà, organizzando concerti che hanno ottenuto un discreto successo.

Altra sede del museo è l’ex canonica presente nel complesso di San Matteo degli Armeni. Posso affermare che abbiamo dato vita ad un vero e proprio museo diffuso, creando un percorso che si snoda attraverso queste tre meraviglie del borgo”.

Intervista di Mariapiera Simeone