Passa ufficialmente a Firenze l’inchiesta sulla morte di Davide Piampiano, il giovane deceduto durante una battuta di caccia nella zona del parco del Monte Subasio. Per la sua morte è stato arrestato il 57enne Piero Fabbri, muratore e amico di famiglia della vittima, che avrebbe tentato di coprire le sue responsabilità ritardando i soccorsi. L’interrogatorio di garanzia a suo carico si terrà domani, martedì 31 gennaio.
La mamma del giovane 24enne, parte offesa nel procedimento relativo alla morte del figlio, è giudice onorario al tribunale civile di Spoleto, e quando un magistrato è coinvolto in qualche modo in un’inchiesta, questa viene trasferita in un altro distretto giudiziario, che per l’Umbria è quello di Firenze.
Per i legami di amicizia che lo legano alla famiglia della vittima, inoltre, il legale che inizialmente difendeva l’arrestato, l’avvocato Delfo Berretti, ha rinunciato alla difesa di Fabbri, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. Al suo posto è stato nominato l’avvocato Luca Maori.
Assisi è rimasta sconvolta nell’apprendere la modalità della morte di Davide Piampiano. A incastrare il 57enne, ora carcerato a Capanne e per cui l’interrogatorio di garanzia si terrà tra martedì, sono state proprio le immagini della telecamerina del giovane deceduto. “I filmati in essa contenuti all’interno, particolarmente crudi e drammatici, hanno permesso di stabilire che il colpo fatale certamente non è stato esploso dal fucile della vittima a seguito di una caduta, ma da quello di un terzo presumibilmente anche lui nella battuta di caccia”, si legge nella nota diffusa dalla Procura.
Secondo la ricostruzione dei militari guidati dal capitano Vittorio Jervolino, dalle immagini si vede che Fabbri – il quale nei primi momenti non aveva capito di aver colpito il giovane e pensava scherzasse – avrebbe sparato pensando di colpire un cinghiale. Il 57enne avrebbe poi cercato di depistare le indagini alterando lo stato dei luoghi, scaricando l’arma del giovane 24enne, disfacendosi del proprio fucile e della propria giacca da caccia. Avrebbe mentito alla moglie (chiamata pochi minuti dopo i fatti) e all’altro giovane che partecipava alla battuta di caccia: ad entrambi – così come alla famiglia – avrebbe detto che Davide si era sparato.
A pesare è anche e soprattutto la scelta di non chiamare tempestivamente i soccorsi, avvisati solo dopo vari minuti proprio dall’altra persona, un coetaneo e amico di Davide, come lui tamburino, deejay e appassionato di caccia, che si era allontanato per cercare uno dei cani. Il “comportamento omissivo” di Fabbri ha consentito di ipotizzare a carico dell’autore dello sparo l’ipotesi dolosa di omicidio,” avendo egli con la sua scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi – scrive la Procura – accertato il rischio che il soggetto colpito potesse morire“.
(aggiornato alle ore 17.35)