Morire di Lavoro: è questo il titolo dell’iniziativa organizzata all’Università di Chieti dall’associazione studentesca 360 Gradi, con il coinvolgimento del Comune di Campello sul Clitunno e del Sindaco Pacifici che, lo scorso 28 giugno, ha incontrato gli studenti dell’ateneo abruzzese per raccontare loro la dolorosa vicenda della Umbria Olii. La conferenza, organizzata presso l’Aula Magna della Facoltà di Lettere, ha visto anche gli interventi di Daniele Segre, regista del film “Morire di lavoro” e di Samanta di Persio, autrice del libro “Morti bianche”.
Presso gli stessi spazi è stata anche allestita la mostra “È obbligatorio non morire di lavoro”, curata dall’Amministrazione di Campello sul Clitunno, che racconta, attraverso una serie di scatti, il tragico incidente avvenuto il 25 novembre 2006 nel comune umbro.
“Le stragi sul lavoro sono figlie delle differenze sociali, della precarietà, della debolezza dei lavoratori troppo spesso soli, di certi tipi di contratti ipocriti, che creano una classe di lavoratori sempre più in bilico e sempre sotto ricatto. Le stragi sul lavoro sono figlie della supremazia del mercato sulla persona e sulla sua dignità.” – queste le parole del Sindaco, molto apprezzate dai giovani studenti presenti all’iniziativa che, nel corso di più interventi, hanno ribadito la loro difficoltà ad intravedere un futuro lavorativo dignitoso specie all’indomani dei recenti interventi normativi messi in atto dal Governo.
Il progetto, ideato e coordinato dall’associazione 360 Gradi, si concluderà con la produzione di un documentario cui gli studenti stanno lavorando e che presto verrà diffuso su internet. Intanto, visto il fruttuoso partenariato, i partecipanti hanno espresso la volontà di rafforzare i rapporti tra Università ed Enti locali, per lavorare alla costruzione di altre iniziative divulgative affinchè il valore della sicurezza sul lavoro diventi un principio condiviso da tutti.
Il Sindaco Pacifici che, ormai da anni, è impegnato alla diffusione della cultura della sicurezza, si è detto molto soddisfatto dell’iniziativa cui ha preso parte ed ha voluto concludere il suo intervento riprendendo l’appello lanciato anni fa, proprio da Campello, dall’Associazione nazionale Articolo 21. “Il vizio della memoria ci impone di indagare le cause delle morti sul lavoro e di smettere di chiamarle “Morti bianche” e “tragiche fatalità”. Sono due termini che offendono tutti noi, ma soprattutto i familiari delle vittime e la loro memoria dei morti sul lavoro. E' anche partendo dal linguaggio che si combatte una battaglia di prevenzione e per la sicurezza.”