L’affollato incontro al ristorante “Adamo” di Corlo (frazione di Montone), promosso lo scorso mercoledì da Marco Vinicio Guasticchi, membro della direzione nazionale del Partito democratico, ha avuto per tema il ruolo delle attuali Regioni nell’ottica dell’annunciata riforma di quest’ultime che, nei prossimi anni, saranno ridotte in modo consistente dalle attuali 20.
All’incontro hanno preso parte vari amministratori del comprensorio Sud dell’Altotevere: per Umbertide erano presenti l’assessore Paolo Leonardi, il presidente del Consiglio comunale Giovanni Natale e i consiglieri comunali Sara Finocchi e Ilaria Fiorucci; per Pietralunga era presente il sindaco Mirko Ceci, il presidente del Consiglio comunale Bruno Bani e il consigliere comunale Riccardo Tassi; per Montone il vice sindaco Roberto Persico.
Quello di Montone è il primo di una serie di incontri tematici che Guasticchi promuoverà in tutti i comprensori umbri. Nel suo intervento ha centrato l’attenzione sulla politica del Pd a livello nazionale e regionale, ripercorrendo le tappe che hanno portato l’attuale presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi prima alla guida del partito e poi a Palazzo Chigi.
“Sono passati ben cinque anni – ha precisato Guasticchi – da quando assieme ad un gruppo di amici, iscritti e amministratori organizzammo il primo incontro pubblico in Umbria con Matteo Renzi per illustrare il progetto futuro per l’Umbria e l’Italia. Mi ricordo l’affermazione di qualche politico del Pd che mi invitata a desistere con fare superiore quasi a voler schernire, mi davano del matto”. “Oggi possiamo dire che abbiamo vinto – ha proseguito Guasticchi – perché quelle idee stanno camminando al governo del Paese e Renzi è presidente del Consiglio e segretario del Pd. Quello che ci ha contraddistinto in questi cinque anni è la coerenza e il rispetto dei patti, caratteristica che permette di tenere unito il partito nei territori. Il cammino intrapreso è solo iniziato. In prospettiva dell’annunciata riforma delle Regioni, servono candidati forti e radicati nel territorio, perché tra cinque anni potremmo ritrovarci con un capoluogo di regione che non sarà più vicino e i centri nevralgici istituzionali sempre più lontani”.