E’ arrivato finalmente il lucchetto per il dissuasore che impedirà la sosta selvaggia davanti la chiesa di Monteluce. Una piccola, ma simbolica battaglia, per liberare i monumenti (e non solo) di Perugia dalle auto parcheggiate in divieto.
Ecco la riflessione di Vanni Capoccia, che ha inviato la foto del “famoso” lucchetto alla nostra redazione.
La lettera
Ci si può emozionare di fronte a un lucchetto di poche euro? Sì, può succedere. È successo a me stamattina passando davanti alla chiesa di Monteluce vedendo un lucchettino che impediva di abbassare il paletto dissuasore della sosta selvaggia.
Sarà l’età, ma mi sono commosso. Ho pensato agli anni che ci sono voluti per farlo mettere lì a protezione della bella piazza mattonata e di un segno che il secondo Novecento aveva lasciato a Perugia. Alle lettere spedite ai giornali di carta e on line. A quella scritta al vescovo ausiliare. Ai post su Facebook. Alle foto pubblicate. Ai comunicati. Alle arrabbiature di fronte all’indifferenza dell’Amministrazione comunale, alla maleducazione e prepotenza dei parcheggiatori abusivi.
Tante volte vedendo quello che subiva la piazza ho pensato di acquistare un lucchetto, metterlo lì e lasciare la chiave nella cassetta della posta della parrocchia.
Ma non era giusto. La piazza non era mia. Io come cittadino avevo il dovere di protestare e denunciare quello che vedevo.
Dovere di mettere quel lucchettino era del Comune di Perugia e della parrocchia di Monteluce.
Ora è avvenuto. I danni subiti dalla piazza sono evidenti, ma se il lucchettino rimarrà a svolgere il suo lavoro almeno non aumenteranno.
Consapevole che un lucchetto, come una rondine, non fa primavera e che bisognerà continuare a essere vigili voglio dire grazie al parroco don Nicola, ai giornali e ai giornalisti che hanno fatto sapere, alla Società di Mutuo Soccorso che ha fatto suo l’impegno a favore di questa e delle altre piazze e strade mattonate di Perugia, agli amici di Sosta Selvaggia e a quelli che non mi hanno fatto sentire solo.
Vanni Capoccia