Nei giorni scorsi, gli uomini del Comando Stazione forestale di Campello sul Clitunno hanno sequestrato di iniziativa i laghetti aziendali a servizio di un allevamento suinicolo nel Comune di Montefalco. Si tratta di una superficie complessiva di circa quattro ettari, di parte di fondi agricoli incolti di proprietà dell’azienda e delle attrezzature, una pompa elettrica ad immersione e condotte, utilizzate per smaltire illecitamente i reflui zootecnici. L’importante operazione della forestale di Campello è nata dalla segnalazione di privati cittadini relativa all'inquinamento delle acque del torrente Teverone nel Comune di Bevagna.
A seguito di specifiche verifiche è stato possibile individuare la fonte inquinante: dopo aver ripercorso e verificato l’intero reticolo idrografico ricadente nei Comuni di Trevi e Montefalco, a monte del Comune di Bevagna, gli uomini della Forestale hanno individuato nell’allevamento suinicolo di loc. Polzella di Montefalco, il responsabile del danno.
Dal sopralluogo è emerso che il liquame zootecnico contenuto in uno dei laghetti aziendali a servizio dell’allevamento ed impiegato per lo stoccaggio temporaneo e per la maturazione dei liquami prima del loro impiego in agricoltura, veniva disperso illecitamente, con l’utilizzo di una pompa elettrica e condotte, sui terreni agricoli incolti limitrofi ai laghetti, effettuando quindi una operazione che non rientra nelle normali pratiche agricole previste anche dal Codice di Buona pratica Agricola.
Dal terreno incolto i reflui confluivano al vicino fosso demaniale denominato Fosso della Forma immettendosi quindi di fatto nel reticolo idrografico della zona. L’imprenditore responsabile dell’azienda di allevamento suinicolo, un quarantenne della zona, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria.
I fatti che gli vengono contestati intergrano violazioni al Testo Unico Ambientale in materia di rifiuti per aver smaltito illecitamente rifiuti liquidi sul suolo e nelle acque superficiali; le pene previste sono arresto fino a un anno o ammenda fino a ventiseimila euro.
L’imprenditore, infatti, contravvenendo a quanto disposto dalla normativa di settore, anziché vuotare il laghetto aziendale rispettando la normativa, si è liberato dei liquami disperdendoli in modo incontrollato nel terreno e nelle acque superficiali, determinando di fatto un grave inquinamento dei corsi d’acqua della zona; per questo gli è stato contestato anche il danneggiamento aggravato di acque pubbliche e il getto pericoloso di cose.