E’ il dottor Tommaso Varzi il nuovo medico di base (proveniente dalla Aft di Città di Castello) del Comune di Monte Santa Maria Tiberina, che per 8 mesi è rimasto privo di questa fondamentale figura sanitaria.
Come annunciato settimane fa dal direttore del Distretto santiario Altotevere Usl Umbria 1 Daniela Felicioni, il dottore – “ben contento di dare la sua disponibilità” – ha cominciato a ricevere i pazienti proprio ieri (10 marzo), nell’ambulatorio della frazione Gioiello, messo a disposizione dalla stessa amministrazione comunale.
Lo studio medico sarà aperto tutti i giovedì dalle ore 12 alle ore 16 e saranno garantite visite mediche ambulatoriali e quanto necessario per la valutazione dello stato di salute e la misurazione di parametri vitali, certificazioni e prescrizioni mediche per tutti i residenti del Comune, “anche se segnati con medici diversi dal dott. Varzi”, ha sottolineato il sindaco Letizia Michelini. Le visite domiciliari, invece, dovranno essere richieste nei modi previsti al proprio medico di medicina generale.
Domenica 13 marzo, inoltre, sarà organizzato presso l’ambulatorio di Lippiano un open day vaccinale aperto a tutti, senza bisogno di prenotazione (salvo i casi in cui la vaccinazione debba essere effettuata a domicilio). Sarà possibile completare il ciclo (2^, 3^ o 4^ dose) con Pfizer o Moderna ed iniziarne uno nuovo con il Novavax. L’attività si svolgerà in due momenti, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 19.
Per Monte Santa Maria, senza medici di base dal luglio scorso, arriva dunque una piccola svolta, anche se il problema sanitario permane ancora in tutti i piccoli Comuni. Proprio una settimana fa, infatti, anche il Consiglio comunale di Montone ha chiesto a gran voce più strumenti, opportunità e incentivi economici per i medici di base e pediatri nei piccoli territori montani.
“La conseguenza più grave e paradossale emersa anche durante l’emergenza sanitaria – hanno spiegato i firmatari dell’ordine del giorno Davide Morganti ed Elisa Molinari -, è l’evidente carenza di figure professionali in campo medico e nell’area sanitaria in generale, generata dagli effetti di oltre 20 anni di restrizioni di accesso e dall’insufficiente dotazione di risorse per borse di studio e specializzazioni dei medici. Tutto questo diventa ancora più drammatico in territori montani o in Comuni con meno di 5 mila abitanti, dove il già esiguo numero di ragazzi presenti non permette neanche la normale sostituzione generazionale, lasciando sempre più vuote le ‘condotte mediche’ e quindi la presenza nei piccoli borghi dell’indispensabile servizio sanitario generale di base”.