“Lavoratrici fra discriminazioni e violenza di genere – #MeToo – le molestie sul lavoro”, è il tema dell’incontro formativo promosso a Perugia dalla Consigliera di parità della Regione Umbria, Monica Paparelli, nell’ambito delle attività collegate alla “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
All’incontro, insieme alla consigliera regionale di parità sono intervenuti, l’assessore regionale alla Salute, Coesione sociale e Welfare, Luca Barberini, Francesca Bagni Cipriani, Consigliera Nazionale di parità, Attilio Solinas, presidente Commissione Sanità dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Armando Mattioli, responsabile del servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro USL Umbria 2, le Consigliere di parità della provincia di Perugia, Gemma Paola Bracco, e della provincia di Terni, Maria Teresa Di Lernia, Silvia Fornari, dell’Università degli studi di Perugia, Sonia Berettini, vicepresidente del Centro Pari Opportunità, Barbara Mischianti, Segretaria regionale CGIL, Sara Claudiani del Coordinamento regionale donne CISL, Monica Raichini e Rosa Petruccelli, avvocate del Foro di Perugia.
“Il mobbing – ha detto l’assessore Barberini – è un fenomeno esteso e complesso, che va inquadrato in un contesto ampio e affrontato con una pluralità di azioni. La Regione Umbria è molto impegnata su questo fronte e ha attivato diversi strumenti per prevenirlo e contrastarlo in maniera efficace”.
“In questo quadro – ha spiegato – con recenti modifiche normative proposte dall’Assessorato alla Salute e approvate dall’Assemblea legislativa regionale, tutte le attività e i servizi legati alla tutela della salute psicofisica della persona sul luogo di lavoro, finora collocate all’interno degli enti locali, sono state incardinate all’interno delle Aziende sanitarie regionale per garantire un trattamento omogeneo su tutto il territorio regionale e perché qui si trovano le competenze e le professionalità in grado di rispondere in maniera adeguata a una problematica sempre più diffusa ”.
“Inoltre – ha proseguito Barberini – sono state ridefinite e potenziate le attività dell’Osservatorio regionale sul mobbing, composto da un’ampia pluralità di soggetti, perché sono necessarie una conoscenza più profonda e maggiore attenzione verso un fenomeno che rischia di essere sottovalutato. Allo stesso tempo, è stata rafforzatala la formazione del personale impegnato su questo fronte per offrire risposte più adeguate e tempestive”.
Dopo l’intervento di Francesca Bagni Cipriani, Consigliera Nazionale di parità, che ha posto l’accento sull’importanza della Legge regionale n. 18 del 28-02-2005 sulla “Tutela della salute psicofisica della persona sul luogo di lavoro e prevenzione e contrasto dei fenomeni di mobbing” che fa dell’Umbria una delle 4 regioni in Italia ad essersi dotata di tale importante strumento legislativo, Attilio Solinas, ha ricordato che la legge ha previsto l’istituzione dell’Osservatorio regionale sul mobbing che ha una composizione mista, comprendente dirigenti della Regione, uno psicologo, un avvocato, la consigliera regionale di parità, rappresentanti dei sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro. Nell’ultima modifica del testo unico della Sanità, approvata il 6 Novembre 2018, sono stati aggiunti i rappresentanti dei Servizi per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro delle due USL umbre. L’Osservatorio ha una funzione propositiva nei confronti della Giunta regionale in tema di mobbing, una funzione di consulenza nei confronti degli enti pubblici, delle associazioni pubbliche e private, delle USL e si confronta con i comitati paritetici previsti nei contratti nazionali di lavoro”.
Fondamentale è inoltre la realizzazione del monitoraggio e dell’analisi del fenomeno del mobbing in Umbria che l’Osservatorio può realizzare sostenendo studi e ricerche oltre a protocolli d’intesa e collaborazioni con gli organismi di vigilanza sul tema, nonché il rafforzamento del ruolo dei Servizi Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro.
“L’iniziativa – ha detto Paparelli – ha posto l’accento sugli strumenti di emersione, analisi, prevenzione e contrasto al fenomeno delle discriminazioni e delle molestie nel modo del lavoro presenti sul territorio regionale, di quanto sia necessario combinare tutti gli strumenti disponibili grazie ad un’attiva partecipazione delle parti sociali e delle istituzioni nello studio e nella realizzazione di precisi interventi che favoriscano l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro e siano in grado di arginare ogni forma di discriminazione, comprese le molestie e la violenza. Auspichiamo innanzitutto, che non ci sia la cessazione dell’attività dei 3 sportelli mobbing di Foligno, Terni e Spoleto della USL n.2, allo stato prevista per il 31 dicembre 2018, e che al più presto si attivino gli sportelli mobbing anche nella USL n.1. Due le priorità – ha concluso – Innanzitutto dobbiamo stringere le maglie della rete di prevenzione e contrasto alla discriminazione nel mondo del lavoro, in secondo luogo dobbiamo lavorare affinché le vittime, prevalentemente donne, di mobbing, straining, discriminazione in generale, si rivolgano sempre più e, sempre prima, ai soggetti preposti all’ascolto e alla tutela tra i quali gli uffici delle consigliere di parità”.
“A livello sociale – ha spiegato Silvia Fornari, dell’Università degli studi di Perugia – il costo del mobbing e delle molestie sul lavoro è considerevole poiché legato alla perdita di produzione economica, dell’utilizzo dei servizi e dei costi personali. La peculiarità dei rapporti perversi che si mettono in atto nel mobbing, deve mettere in guardia contro ogni tentativo di banalizzazione, anche in considerazione del fatto che il fenomeno riguarda le donne che rischiano la loro salute mentale e fisica, e che il processo può far entrare le vittime nella spirale della depressione, se non al suicidio, è lo stesso”.
Una violenza, quella delle molestie e dei ricatti sul luogo di lavoro, che colpisce tutti i tipi di lavoratrici, dalle libere professioniste alle dipendenti, in maniera particolare quando la lavoratrice si trova in una condizione di debolezza, perché disoccupata, in cerca di lavoro o nei momenti di avanzamento di carriera: “I dati Istat – ha aggiunto – parlano di 9 donne su 100 che nel corso della propria vita lavorativa sono state oggetto di molestie o di ricatti a sfondo sessuale sul luogo di lavoro (1 milione e 403 mila), ma che solo il 20% ne parla con qualcuno (di solito colleghi di ufficio) e solo lo 0,7% denuncia”.