E’ l’ingegnere Moreno Gervasi, il titolare della omonima Gervasi Robotica, l’industriale disposto a rilevare il pacchetto azionario della Industrie Minerva. E’ quanto trapela in queste ore, anche se l’offerta a rilevare il controllo della azienda di Santo Chiodo sarebbe stata lanciata da Gervasi già da alcuni giorni. Con lui potrebbero esserci anche i titolari di un altra azienda locale (Tecnokar?), ma al momento questa notizia non trova alcuna conferma ufficiale. Dunque sul piatto della bilancia, o meglio sul tavolo di Confindustria, dovrebbero esserci due proposte: quella del duo Raggi-Galeotti, i due dirigenti della Minerva che ieri avrebbero costituito una società al fine di rilevare in affitto la I.M., e quella di Gervasi disponibile a rilevare il capitale sociale o quanto meno il 51% del pacchetto. Facile intuire, almeno stando così le cose, che la seconda proposta sarebbe più vantaggiosa sotto il profilo finanziario. Chi compra, infatti, porterebbe non solo denaro fresco in azienda, ma affronterebbe anche in prima persona il pesante debito fin qui accumulato con le banche del territorio, il cui importo si aggirerebbe intorno ai dodici milioni di euro. Una offerta quest’ultima, che, come trapela da ambienti perugini vicini a Confindustria, avrebbe anche il semaforo verde delle istituzioni regionali (Regione, Sviluppumbria, Gepafin e Istituti di credito), non altrettanto disposte a sorreggere quella della cessione dell’azienda sotto forma di affitto. Sarebbero quattro le banche interessate alla notevole esposizione finanziaria accumulata dalla I.M.: istituti che avrebbero fatto già sapere di non esser d’accordo a concedere ulteriori prestiti senza un progetto industriale credibile ed in assenza di management che goda della loro fiducia. Intanto si fa un gran parlare, fra i lavoratori ma anche nel palazzo municipale e nelle stesse sedi regionali dei confederali, dell’atteggiamento tenuto da Fim-Fiom-Uilm.
Francesco Giannini, Adolfo Pierotti e Umbro Conti vengono accusati di un certo nervosismo su questa delicata vicenda che, vale ricordarlo, ha avuto comunque un risvolto positivo tre giorni fa con la liquidazione dello stipendio di agosto ai lavoratori. I tre erano già finiti nel ‘mirino’ di dodici dipendenti che avevano mandato una lettera alla segreteria regionale della Cgil chiedendo un intervento dello stesso Manlio Mariotti. Ma due giorni dopo, i 12 operai hanno inviato una nuova lettera – stando a quanto dice a TO® Francesco Giannini – nella quale sostenevano di esser stati male interpretati e confermando la loro incondizionata fiducia ai tre sindacalisti. Un dietro front che ha sollevato qualche dubbio. Ma torniamo alla situazione. Poco fa abbiamo sentito telefonicamente i tre sindacalisti, mentre tornavano da Perugia. Come vi difendete dalle accuse che vi vengono mosse in queste ore? “Noi non abbiamo sposato nessun progetto – risponde Giannini della Fiom – e questo deve esser chiaro una volta per tutte. Abbiamo sul tavolo tre problemi che sono il mantenimento dei livelli di occupazione, un piano industriale serio e una solida capacità finanziaria da parte di chi subentrerà in I.M. Lunedì prossimo parleremo con i lavoratori (alle 8:00, n.d.r.), poi andremo in Confindustria (alle 9:30, n.d.r.) per valutare la proposta di questa cordata interessata a prendere in affitto l’azienda. E’ evidente che sottoporremo ai lavoratori questa offerta come è evidente che ogni progetto credibile è ben accetto”.
Non c’è dunque nessuna corsa contro il tempo? “Assolutamente no – dice Umbro Conti della Uilm – ho la sensazione che intorno a questa partita ci sono troppi veleni e interessi”.
Ma non sarebbe più credibile l’ipotesi di acquisto del pacchetto azionario? “Il problema è un altro – sostiene Adolfo Pierotti (FIM Cisl) – e cioè che il Cavalier Marcoaldi, per quanto ne sappiamo, ieri pomeriggio ha firmato un preliminare per la cessione in affitto dell’azienda”. Insomma detto, fatto, visto che la società di Galeotti e Raggi sarebbe stata costituita appena ieri mattina. Resta invece della sua posizione il sindaco Massimo Brunini che nei giorni scorsi aveva esternato le proprie perplessità sulla vertenza in atto. “Ribadisco che questo territorio va valorizzato ed ha le capacità di farlo anche con le proprie aziende – ha detto al telefono il primo cittadino – , con società che hanno dimostrato il loro valore in campo nazionale ed internazionale”. Insomma la partita sembra tutta ancora da giocare. Lo spettro di una crisi, irreversibile, è però dietro l’angolo. Crisi che si era già intuita lo scorso anno, e più precisamente meglio il 18 giugno del 2006, quando Pierotti-Conti-Giannini siglarono l’accordo per la messa in mobilità di trenta dipendenti e sette apprendisti. Anche in quella occasione le segreterie territoriali e regionali di Cgil-Cisl e Uil furono tenute lontane dal tavolo.
(Ca.Cer.)