“Ci si aspettava molto dall’incontro Milan-Juve, prima e seconda in classifica, di sabato 25 febbraio. Ma la sorpresa non è arrivata dal risultato, 1 a 1, ma da una serie di fatti che hanno finito per evidenziare una crisi latente nel calcio e nello sport in genere”. Lo scrive in una propria nota il presidente del gruppo consiliare della Federazione della Sinistra Giocondo Talamonti.
“Ad essere preso a calci – continua Talamonti – non è stato il pallone, com’era logico che fosse, ma i valori fondanti dello sport e, prima ancora, del vivere civile. Nel corso di quello stesso disgraziato match, Mexes (Milan) ha pensato di poterla fare franca colpendo, non visto, con un pugno Borriello (Juve). Il francese non ha ancora capito che le scorrettezze di gioco, possono essere imputate a posteriori, tramite registrazione dell’incontro. Il medesimo ricorso non è però utile a stabilire se la palla sia entrata o meno in porta. Mistero glorioso. E a proposito di linea di porta, c’è da chiedersi come una palla, che l’abbia varcata per quasi un metro, sia sfuggita alla valutazione di una terna arbitrale di provata esperienza. O meglio, l’arbitro ha ben interpretato l’azione, confermando la segnatura, ma il guardalinee, in posizione obiettivamente più felice, ha richiamato l’attenzione del direttore, assicurandogli che la palla non era entrata”.
“Buffon, che nella circostanza l’aveva smanacciata con affanno, ha potuto salvare la sua squadra dalla probabile sconfitta, ma subito dopo s’è fatto il più clamoroso degli autogol. Al termine dell’incontro, infatti, dichiarava che non sapeva se la palla fosse entrata o meno e che, comunque, se ne avesse avuto certezza, sicuramente non l’avrebbe detto all’arbitro”.
“Ora, tutti sappiamo che non è il caso di incartarsi in olimpiche considerazioni sull’onestà della gente, sull’obiettività degli sportivi, sulla trasparenza degli atleti.
Tutti siamo a conoscenza che esistono macroscopici interessi dietro a qualsiasi manifestazione sportiva, persino dietro a quelle amatoriali, per cui la dichiarazione di Buffon può far trasecolare gli ingenui, ma non scuote più di tanto chi sta con i piedi per terra. Non si parli però di ipocrisia, perché così facendo si rischia di liquidare con un’accusa gratuita quella che è, e che resta, una colpa. Un giocatore della nazionale è oggetto di emulazione per i giovani, i quali non si preoccupano del fatto che il loro idolo rispetti o meno le leggi dello sport, ma accettano tout court lui e le opinioni che esprime. La leggerezza del portiere della Juve sta, appunto, nella colpevole libertà con cui si è espresso, senza saperne valutare le conseguenze, offrendo ai giovani un esempio di furbizia dozzinale, perfettamente in linea con l’andazzo che ad ogni livello della vita sociale e politica investe il paese in questo particolare momento.
Se Mexes s’è beccato tre giornate di squalifica per il pugno all’avversario, Buffon meriterebbe di non mettere più piede in un campo di calcio”.
“Il dramma della situazione è che i parsimoniosi casi edificanti che si verificano nei campi di gioco di tutt’Italia e che lasciano sperare bene per il futuro di questa disciplina, sono destinati a restare nel limbo dei buoni esempi. Qualche tempo fa, in un campetto di periferia di Terni, un giocatore che s’era visto assegnare dall’arbitro un calcio di rigore, ha corretto la decisione del direttore di gioco, dichiarandogli che l’avversario non aveva commesso nessuna scorrettezza. Il Sindaco di Terni, in una lettera inviata al selezionatore della nostra nazionale, ha chiesto di valorizzare, nella forma che l’allenatore avesse ritenuto più opportuna, la nobiltà del gesto del giocatore della squadra locale, Fabio Pisacane, per aver respinto, insieme al suo collega del Gubbio, Simone Farina, un tentativo di combine accompagnato dall’offerta di 50.000 euro”.
“Se ci unissimo tutti nel premiare i gesti positivi che lo sport propone e che stanno alla base della sua essenza, dando visibilità a chi, nel nome della lealtà del confronto, persegue principi di rispetto e coerenza, la leggerezza con cui Buffon ha manifestato le sue opinioni, potrebbe anche passare inosservata. Ma così non è. I brutti esempi godono del privilegio della visibilità, rendendo, così, inutili gli sforzi educativi della famiglia e della scuola, condannate a una perpetua lotta contro i tentativi quotidiani di minare il faticoso cammino di formazione di cui sono chiamate a farsi carico”.
“E’ triste constatare – conclude Talamonti – come un buffon qualsiasi possa tanto facilmente incidere nel vanificare sforzi e progetti di una società convinta di non dover mai rinunciare a costruire un mondo più equo e rispettoso dei valori in cui credere”.