Rallenta il fenomeno migratorio in Umbria,
anche se la nostra regione rimane fra le prime in Italia quanto a
percentuale di stranieri sul totale della popolazione.
Lo evidenzia Stefano Vinti, Presidente gruppo regionale Prc-Se Umbria che
così prosegue: I dati al riguardo ci sono stati forniti dall'Istat che,
con il suo rapporto sulla popolazione straniera residente in Italia al 1
gennaio 2007, pubblicato oggi, ci fa sapere che, mentre a livello
nazionale si è registrato un incremento degli arrivi pari al 10,1 per
cento rispetto al 1 gennaio 2006, in Umbria ci siamo fermati al 7,7 per
cento, il dato più basso in assoluto nell'area Centro-Nord del Paese. Con
una particolarità in più costituita dal fatto che questa volta,
contrariamente a quanto era sempre accaduto in passato, la provincia di
Terni (+8,7 per cento) che ha superato quella di Perugia (+7,5 per cento),
anche se per valori assoluti di presenze l'Umbria settentrionale continua
a prevalere fortemente su quella meridionale (7,9 per cento contro 5,7 per
cento).
L'etnia più numerosa in Umbria quella albanese, che rappresenta il 20,9
per cento del totale e che appare concentrarsi particolarmente nella
provincia di Perugia (21,1 per cento), mentre in quella di Terni sono i
romeni che occupano la prima piazza (20,5 per cento e 12,6 per cento e
livello regionale). I marocchini, con il 12,3 per cento di presenze,
rappresentano invece la terza etnia straniera presente in Umbria.
I nuovi dati comunicati dall'Istat non mutano però grandemente la
situazione umbra rispetto al quadro nazionale poichè, con una percentuale
media del 7,3 per cento di popolazione straniera sul totale dei residenti,
la nostra regione si pone al terzo posto, in condominio con il Veneto e
preceduta unicamente da Lombardia (7,6 per cento) ed Emilia Romagna (7,5
per cento). Perugia, poi, figura al tredicesimo posto di una graduatoria
comprendente tutte le 107 province italiane, in compagnia di Macerata,
preceduta da alcuni forti distretti industriali del settentrione e, nell'area
centrale, unicamente da Prato. Incredibile, poi, il confronto con Roma,
visto che la provincia capitolina si segnala per una concentrazione di
stranieri del 6,9 per cento appena. Ma qui entra in ballo il fenomeno
della clandestinità che è assai maggiore nella capitale rispetto a quanto
si verifichi in Umbria, dove ben più alto il tasso di legalità, avendo a
che fare per lo più con lavoratori ben integrati nel tessuto sociale
regionale. Il che – anche se l'attenzione va comunque tenuta sempre desta
e non va minimamente rallentata l'azione di contrasto nei confronti di
quanti delinquono – la dice lunga sul grado di strumentalità che sta alla
base dei continui allarmi lanciati dalle destre.
Per il resto, va detto che gli immigrati residenti in Umbria erano al 1
gennaio scorso 63.861, dei quali 50.824 nella provincia di Perugia e
13.037 in quella di Terni.
L'Umbria si pone comunque in controtendenza rispetto al dato nazionale per
quanto riguarda la suddivisione fra maschi e femmine: infatti, se nel
complesso dei 2.938.922 residenti stranieri in Italia sono gli uomini a
prevalere, sia pure di poco (1.473.073 contro 1.465.849), nella nostra
regione, dove a 33.337 donne immigrate (il 52,2 per cento del totale)
fanno risconto 30.524 maschi, si verifica l'esatto contrario. Ma in via
più generale nel settentrione d'Italia dove gli uomini prevalgono
numericamente sulle donne (fatta eccezione per il Piemonte, la Liguria e
la Valle dAosta), fenomeno probabilmente legato al diverso tipo di
domanda di manodopera presenta in quell'area del Paese, più inerente ad
attività di tipo industriale che ai servizi e fors'anche alla maggiore
facilità con la quale si rendono da noi possibili i ricongiungimenti
familiari, come lascerebbe intendere anche l'alta percentuale
rappresentata dai minorenni, persone quindi non in condizione di lavorare,
sul totale dei residenti stranieri che in Umbria del 23 per cento.
A ciò si lega strettamente anche il dato Istat relativo alla percentuale
di nati stranieri sul totale dei nati, per il quale lUmbria, con il suo
15,3 per cento (che nella provincia di Perugia sale al 16,2 per cento,
mentre Terni si ferma al 12,2 per cento), sopravanzata unicamente da
Emilia Romagna (17,4 per cento), Veneto (17,3 per cento) e Lombardia (16,9
per cento). Red/gc