Cronaca

Migranti in Umbria, il rapporto della Caritas sulla presenza degli stranieri in regione

Rispetto all’Italia, l’Umbria è un modello per quanto riguarda le politiche di accoglienza dei migranti e degli stranieri in generale; è quanto emerge dal XXV rapporto annuale sull’immigrazione nell’anno 2015.

Il report è stato presentato questa sera nella sala del “Caffè letterario” della Bct di Terni alla presenza della dottoressa Stella Cerasa, presidente della Caritas Perugia, Francesco Camuffo, presidente Arci Terni, il vicesindaco con delega al Welfare, Francesca Malafoglia e Ideale Piantoni, direttore della Cartias diocesana Terni-Narni-Amelia.

L’Italia sembra ancora indietro rispetto ad altri paesi europei in riferimento alla burocrazia che permette l’accoglienza ai migranti; nei confronti della Germania, ad esempio, c’è ancora molta strada da fare, visto i tedeschi riescono a gestire circa 200mila domande all’anno con risposte in 6 mesi alle richieste d’asilo. In Italia si riescono a gestire 60mila domande con tempi anche di due anni per le richieste d’asilo.

Numeri alla mano, per quanto riguarda l’Umbria, si registra una lieve flessione della presenza di migranti sul territorio regionale, con un -1,3%; il dato complessivo registra 98618 stranieri con una prevalenza del sesso femminile, 56,1%.

Sul totale, Perugia ospita il 76,5% della popolazione straniera e le comunità più radicate sono quelle rumene, 26,4%, quelle albanesi, 16,4% e quelle marocchine, 10,2%, ucraine col 5% e macedoni col 4,5%.

Potrebbe sorprendere il dato relativo sul confronto tra cittadini stranieri e italiani per quanto riguarda il dato dell’occupazione, dato aggiornato al secondo trimestre del 2015. Il 54,6% degli stranieri risulta occupato, mentre gli italiani sono fermi al 45,4%, anche se il 14,8% degli stranieri sono in cerca di lavoro contro il 3,9% degli italiani. Ampia la forbice tra gli inattivi: il 30,7% sono stranieri, mentre il 50,7% sono italiani.

Il settore dove i cittadini stranieri sono maggiormente impiegati è quello relativo alle attività dei servizi, settore che occupa il 64,2% del totale; a seguire c’è l’industria con il 14,4%, l’industria è al 14,4%, quindi il settore delle costruzioni con il 12,5%, l’agricoltura con il 7,5% e, a chiudere, il settore commerciale con l’1,4%.

Nelle scuole c’è una significativa presenza di alunni non italiani: il 21% nell’infanzia, il 33% nella primaria, il 21% nella secondaria di I grado e il 24,7% nella secondaria di II grado.

Nel rapporto emerge che, a partire dalla crisi economica del 2009, Caritas e Migrantes hanno registrato la tendenza da parte dei cittadini stranieri di volersi spostare in altri paesi europei per cercare condizioni di lavoro e di vita migliori rispetto all’Italia. Tramite la loro azione, le due organizzazioni hanno cercato di far fronte alle richieste sempre maggiori richieste di generi primari e, soprattutto, alle esigenze dei giovani in età scolare che necessitano di aiuto.

Tutti i progetti, sia religiosi che laici, sono rivolti a favorire il processo di integrazione e sussistenza delle famiglie in difficoltà, tramite appositi percorsi che possano estendere i valori della pace, dell’intercultura, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni e delle strutture scolastiche.

“Il rapporto è dedicato allo studio del fenomeno dell’immigrazione. Per quanto riguarda l’Umbria – sottolinea la dottoressa Stella Cerasala popolazione è in diminuizione; lo straniero va dove c’è lavoro, anche perché non si può rinnovare il permesso di soggiorno se non c’è lavoro. Molti cercano nuove opportunità in altri pesi europei e il problema più grande è per i minori. Tanti ragazzi arrivano dall’Africa e dopo aver imparato l’italiano emigrano in Germania dove devono inserirsi in una cultura totalmente diversa”.

“Il modello ternano e quello umbro funzionano – ha spiegato il presidente Arci, Francesco Camuffo accogliamo gli stranieri in piccole comunità di circa 30 persone, evitando grandi concentrazioni di persone. Offriamo loro opportunità di integrazione e inserimento nella società in cui vivono, attraverso la sinergia tra istituzioni e organizzazioni che si occupano di accoglienza”.

“In questo particolare momento bisogna evitare qualsiasi strumentalizzazione della questione migranti – precisa il vicesindaco Francesca Malafogliail festival “Maree” è un progetto che riguarda l’inclusione e l’opportunità di conoscenza tra le varie culture. Conoscere  e interpretare i mutamenti della popolazione straniera ci aiuta a indirizzare le politiche sociali da intraprendere. Altro importante strumento di conoscenza è il protale istituito dall’Anci regionale per comprendere cosa accade per scongiurare qualsiasi strumentalizzazione. a Volte vengono lanciate accuse nei confronti delle modalità di gestione di questi srrvizi e fare chiarezza sui numeri e la trasparenza su quanto viene offerto e fondamentale per un percorso di riconoscimento reciproco”.