(Adnkronos) - “Siamo passati dai muri alle prigioni”. Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei sui temi dell’immigrazione nonché presidente della fondazione Migrantes, all’Adnkronos dà voce all’amarezza dopo l’accordo, entrato ora nel vivo, tra Italia e Albania per verificare le richieste di asilo dei migranti.
“Spendere un miliardo, come di fatto sarà, per costruire tre prigioni a cielo aperto e un centro di identificazione allo sbarco per 400 persone - il centro di trattenimento è comunque una prigione perché non si può uscire né avere un cellulare e comunque per un Cpr di 120 posti che sappiamo sono dei lager già condannati dalla Consulta in Italia - osserva l’esponente della Cei - significa che siamo passati dai muri alle prigioni quindi siamo davanti ad un passaggio ulteriormente grave nella gestione del diritto di asilo”.
“Fa una certa specie questo passaggio, che è avvenuto con una nave che con l’operazione Mare Nostrum era diventata una nave di soccorso, e che adesso - osserva - diventi una delle navi per respingere le persone che sono in fuga e dove si fa una prima selezione per distinguere uomini da donne e bambini, rischiando di dividere le famiglie per un risultato che ora è di 16 persone su un numero che sarà molto più elevato. Se i numeri saranno questi per ogni tipo di salvataggio, e non potranno essere più di due in una settimana perché ci vogliono tre giorni dal luogo del salvataggio fino all’Albania, i numeri saranno molto residuali. Forse il 10 per cento se si arriva a 5000 in un anno di quei 52mila che finora sono sbarcati a Lampedusa e nei porti italiani”.
Per il presidente della fondazione Migrantes siamo davanti ad un “grande spreco di risorse, ad un risultato minimo e speriamo venga presto una condanna anche dalla Corte penale europea e dalla Commissione dei diritti umani. La premessa è anche la condanna che ha avuto Cipro in questi giorni per il trattenimento di alcune persone in maniera non adeguata”. Mons. Perego parla di “pagina triste della nostra democrazia - lo dicevamo all’annuncio - che speriamo sia solo una pagina triste per l’Italia e non anche per l’Europa perché se avvalorerà nel 2026 col suo trattato questo tipo di scelta, ne vedremo altre e certamente l’Europa dovrà interrogarsi veramente sulle sue origini cristiane e sulla salvaguardia della dignità delle persone e non fermarsi alle chiacchiere”.
Sul tema è intervenuta anche Ursula von der Leyen parlando di “lezione per l’Ue”. Al che osserva mons. Perego: “A mio modo di vedere la von der Leyen non è esattamente informata dei fatti e di cosa si è costruito in Albania e di questa procedura che sta avvenendo. Forse quando sarà, con precisione, informata dei fatti, magari dagli organismi europei deputati anche al controllo, forse rivedrà questo suo giudizio. Almeno lo spero perché pensare che questa sia la soluzione quando un governo, quello inglese, è caduto sulla stessa soluzione, è una cosa che segnala una deriva europea del popolarismo europeo”.
(Adnkronos) – “Siamo passati dai muri alle prigioni”. Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei sui temi dell’immigrazione nonché presidente della fondazione Migrantes, all’Adnkronos dà voce all’amarezza dopo l’accordo, entrato ora nel vivo, tra Italia e Albania per verificare le richieste di asilo dei migranti.
“Spendere un miliardo, come di fatto sarà, per costruire tre prigioni a cielo aperto e un centro di identificazione allo sbarco per 400 persone – il centro di trattenimento è comunque una prigione perché non si può uscire né avere un cellulare e comunque per un Cpr di 120 posti che sappiamo sono dei lager già condannati dalla Consulta in Italia – osserva l’esponente della Cei – significa che siamo passati dai muri alle prigioni quindi siamo davanti ad un passaggio ulteriormente grave nella gestione del diritto di asilo”.
“Fa una certa specie questo passaggio, che è avvenuto con una nave che con l’operazione Mare Nostrum era diventata una nave di soccorso, e che adesso – osserva – diventi una delle navi per respingere le persone che sono in fuga e dove si fa una prima selezione per distinguere uomini da donne e bambini, rischiando di dividere le famiglie per un risultato che ora è di 16 persone su un numero che sarà molto più elevato. Se i numeri saranno questi per ogni tipo di salvataggio, e non potranno essere più di due in una settimana perché ci vogliono tre giorni dal luogo del salvataggio fino all’Albania, i numeri saranno molto residuali. Forse il 10 per cento se si arriva a 5000 in un anno di quei 52mila che finora sono sbarcati a Lampedusa e nei porti italiani”.
Per il presidente della fondazione Migrantes siamo davanti ad un “grande spreco di risorse, ad un risultato minimo e speriamo venga presto una condanna anche dalla Corte penale europea e dalla Commissione dei diritti umani. La premessa è anche la condanna che ha avuto Cipro in questi giorni per il trattenimento di alcune persone in maniera non adeguata”. Mons. Perego parla di “pagina triste della nostra democrazia – lo dicevamo all’annuncio – che speriamo sia solo una pagina triste per l’Italia e non anche per l’Europa perché se avvalorerà nel 2026 col suo trattato questo tipo di scelta, ne vedremo altre e certamente l’Europa dovrà interrogarsi veramente sulle sue origini cristiane e sulla salvaguardia della dignità delle persone e non fermarsi alle chiacchiere”.
Sul tema è intervenuta anche Ursula von der Leyen parlando di “lezione per l’Ue”. Al che osserva mons. Perego: “A mio modo di vedere la von der Leyen non è esattamente informata dei fatti e di cosa si è costruito in Albania e di questa procedura che sta avvenendo. Forse quando sarà, con precisione, informata dei fatti, magari dagli organismi europei deputati anche al controllo, forse rivedrà questo suo giudizio. Almeno lo spero perché pensare che questa sia la soluzione quando un governo, quello inglese, è caduto sulla stessa soluzione, è una cosa che segnala una deriva europea del popolarismo europeo”.