Michele Padovano, dalla Juventus al calvario giudiziario durato 17 anni - Tuttoggi.info

Michele Padovano, dalla Juventus al calvario giudiziario durato 17 anni

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Michele Padovano, dalla Juventus al calvario giudiziario durato 17 anni

Sab, 21/12/2024 - 20:03

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(Adnkronos) - "Mi è stata negata la libertà per 17 anni". Così Michele Padovano, ospite a Verissimo, ha raccontato la sua storia e l'ingiustizia che ha vissuto sulla propria pelle per essere stato ammanettato e privato della libertà, nonostante la sua innocenza.  

Un incubo che ha stravolto la vita dell'ex calciatore, protagonista del ciclo d'oro della Juventus di Marcello Lippi coronato dai trionfi in Champions League e nella Coppa Intercontinentale: "La mia famiglia mi ha dato tutta la forza di cui avevo bisogno", ha raccontato Michele Padovano che nonostante le crudeltà subite si reputa fortunato: "Oggi sono qui a raccontare cosa è successo. Ci sono persone che non lo possono fare, che muoiono in carcere da innocenti".  

Tutto accade il 10 maggio del 2006, Michele è a cena con gli amici, ma ad attenderlo fuori dal locale c'è la polizia pronta ad ammanettarlo: "Ho pensato fosse una messinscena, credo fosse tutto uno scherzo. Poi, ho realizzato quando mi hanno portato in caserma e mi hanno detto che ero accusato di spaccio internazionale di stupefacenti", spiega l'ex calciatore della Juve.  

Secondo l'accusa, infatti, Michele Padovano era il capo promotore di una associazione a delinquere per aver prestato 36mila euro a un suo caro amico: "Tornassi indietro lo rifarei, io non ho commesso nessun reato. Nei vari processi è stato dimostrato che i soldi (l'amico, ndr) li ha utilizzati per comprare dei cavalli, ma io e i miei avvocati non siamo stati subito creduti". 

L'ex calciatore racconta di essere stato fermato da tre macchine dei carabinieri "mi hanno inchiodato in un incrocio, sono stato 10 giorni in isolamento a Cuneo dove non ho potuto nemmeno fare una doccia, poi sono stato trasferito nel carcere a Bergamo".  

Padovano ha raccontato la sua storia nel libro 'Tra la Champions e la libertà': "Ho capito che la mia testimonianza può servire a dare uno spunto a chi sta vivendo un momento difficile come l'ho vissuto io. E di questo ne andrò sempre orgoglioso". E conclude: "La mia vera ricchezza è la mia famiglia, mia moglie Adriana e mio figlio Denis che hanno sempre creduto in me e non hanno mai dubitato della mia innocenza". 

"Gianluca Valli è il mio angelo custode", ha detto Padovano nello studio di Verissimo, ricordando il grande amico. "Mi manca molto, lui chiedeva sempre di me quando ero in carcere. Non lo dimenticherò mai. Quando sono tornato a casa con gli arresti domiciliari, è stato il primo a venire a trovarmi. Ha avuto un brutto male, mi piace pensare che le persone come lui non muoiono mai, ha lasciato un segno importante". 

(Adnkronos) – “Mi è stata negata la libertà per 17 anni”. Così Michele Padovano, ospite a Verissimo, ha raccontato la sua storia e l’ingiustizia che ha vissuto sulla propria pelle per essere stato ammanettato e privato della libertà, nonostante la sua innocenza.  

Un incubo che ha stravolto la vita dell’ex calciatore, protagonista del ciclo d’oro della Juventus di Marcello Lippi coronato dai trionfi in Champions League e nella Coppa Intercontinentale: “La mia famiglia mi ha dato tutta la forza di cui avevo bisogno”, ha raccontato Michele Padovano che nonostante le crudeltà subite si reputa fortunato: “Oggi sono qui a raccontare cosa è successo. Ci sono persone che non lo possono fare, che muoiono in carcere da innocenti”.  

Tutto accade il 10 maggio del 2006, Michele è a cena con gli amici, ma ad attenderlo fuori dal locale c’è la polizia pronta ad ammanettarlo: “Ho pensato fosse una messinscena, credo fosse tutto uno scherzo. Poi, ho realizzato quando mi hanno portato in caserma e mi hanno detto che ero accusato di spaccio internazionale di stupefacenti”, spiega l’ex calciatore della Juve.  

Secondo l’accusa, infatti, Michele Padovano era il capo promotore di una associazione a delinquere per aver prestato 36mila euro a un suo caro amico: “Tornassi indietro lo rifarei, io non ho commesso nessun reato. Nei vari processi è stato dimostrato che i soldi (l’amico, ndr) li ha utilizzati per comprare dei cavalli, ma io e i miei avvocati non siamo stati subito creduti”. 

L’ex calciatore racconta di essere stato fermato da tre macchine dei carabinieri “mi hanno inchiodato in un incrocio, sono stato 10 giorni in isolamento a Cuneo dove non ho potuto nemmeno fare una doccia, poi sono stato trasferito nel carcere a Bergamo”.  

Padovano ha raccontato la sua storia nel libro ‘Tra la Champions e la libertà’: “Ho capito che la mia testimonianza può servire a dare uno spunto a chi sta vivendo un momento difficile come l’ho vissuto io. E di questo ne andrò sempre orgoglioso”. E conclude: “La mia vera ricchezza è la mia famiglia, mia moglie Adriana e mio figlio Denis che hanno sempre creduto in me e non hanno mai dubitato della mia innocenza”. 

“Gianluca Valli è il mio angelo custode”, ha detto Padovano nello studio di Verissimo, ricordando il grande amico. “Mi manca molto, lui chiedeva sempre di me quando ero in carcere. Non lo dimenticherò mai. Quando sono tornato a casa con gli arresti domiciliari, è stato il primo a venire a trovarmi. Ha avuto un brutto male, mi piace pensare che le persone come lui non muoiono mai, ha lasciato un segno importante”. 

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