Sono storie drammatiche quelle che gli ucraini che vivono a Perugia ricevono dai loro cari rimasti nell’Ucraina attaccata dalle truppe russe. “Mia cognata, con il figlio e altre tre donne che hanno bambini vivono in una specie di bunker che hanno attrezzato” racconta una di loro. “Ma non vogliono venire via dall’Ucraina” aggiunge. Il fratello non è un militare, ma ora anche lui cerca di fermare l’avanzata dell’esercito russo.
Raccontano di una tensione con i separatisti che negli ultimi due mesi era andata aumentando. Da otto anni nel Donbass l’esercito ucraino e i separatisti russofoni, armati da Mosca, combattono. La guerra, almeno in quella zona dell’Ucraina, non è arrivata solo negli ultimi sei giorni. Da otto anni ci sono morti e feriti, da una parte e dall’altra.
Ma ora l’arrivo dell’esercito russo ha spostato decisamente a favore dei separatisti il peso delle forze in campo. Ed ha esteso il conflitto al resto dell’Ucraina. “Karkhiv è stata bombardata anche questa notte, sono morti anche bambini” racconta una donna in lacrime.
“A Kiev ho la mia famiglia, sono molto preoccupata” racconta un’altra donna ucraina che da anni vive a Perugia.
“I miei figli non vogliono venire in Italia, restano a difendere il loro paese…” dice una mamma. Nelle sue parole c’è la fierezza per quel gesto di coraggio, ma anche tutta l’angoscia di una madre che non sa se potrà rivedere i suoi figli.
In mezzo a tanta disperazione c’è anche qualche segno di speranza. Come il sorriso che si apre sul volto di una donna mentre racconta: “Mio cugino, con i miei due figli, arriverà qui domani“. Altre donne ucraine che vivono a Perugia e in Umbria hanno messo a disposizione i loro alloggi, pronti ad ospitare connazionali in fuga dalla guerra.
L’altro segno di speranza è quello di un bambino che, col mantello rosso e la maschera, sventola la bandiera della pace. Il supereroe, in tempi come questi, è chi ha il potere di far cessare le armi.
(foto e video sono relativi alla manifestazione contro la guerra che si è svolta a Perugia, organizzata da Cgil, Cisl e Uil e dalle associazioni della Rete 10 dicembre)