Un fisarmonicista solitario e una piazza che non ha eguali al mondo per acustica e prospettica bellezza. Una grande bellezza.
Metti un pomeriggio a Spoleto, un fisarmonicista solitario e una piazza che non ha eguali al mondo per acustica e prospettica bellezza. Una grande bellezza.
Non un’anima in giro e l’aria ancora umida di una pioggia gelata che nelle nostre montagne vicine è neve e di certo non invoglia a passeggiare.
Che poi questa voglia, diciamolo, sarebbe mancata lo stesso in questo momento di grande difficoltà e paura.
Fatta eccezione per qualche gatto curioso, sono le note della Suite da “La vita è bella” di Nicola Piovani a risvegliare una piazza vuota che all’improvviso sembra piena come tante altre volte abbiamo visto durante le belle stagioni, quando nessun pericolo ci obbligava a riflettere.
Risuona la piazza e tutto sembra diverso, come il fisarmonicista solitario che non curante del vuoto, suona forse con la speranza che l’eco si diffonda più velocemente che può, senza ostacoli. Che se potesse, il musicista solitario, amerebbe trasformarsi in un novello Pifferaio di Hamelin, se solo avesse a disposizione un pubblico da portare in processione.
Ma se anche in quel tempo e luogo il pubblico non c’è stato, a parte qualche gattone e qualche altro animaletto, vorremmo essere proprio noi a dare un segno che tutto prosegue, che le cose cambiano e che “La vita è bella” anche quando è particolarmente “brutta”.
Come diceva un vecchio Maestro, “Le cose sono più semplici di come ce le immaginiamo o pensiamo di doverle affrontare. Ed è proprio per questa loro semplicità che sono spesso a portata di mano e noi nemmeno ce ne accorgiamo“.
Il vecchio Mastro si riferiva alla ricerca della verità, ma nel nostro caso anche un fisarmonicista solitario è in grado di risvegliare la buona sorte e comunicarci una grande verità, “Ehi, siamo sempre qui. Piazza vuota o no!”.
Video: Rita Correnti