La campagna elettorale perugina ed umbra ha conquistato gli onori delle cronache nazionali. Ma, incredibile a dirsi, non per qualche originale o brillante proposta avanzata da qualche candidato in Umbria che ha trovato la Pietra filosofale con cui risolvere i problemi dell’Italia, quanto per la rissa (cazzotti, scopettoni e lame) scoppiata tra gruppuscoli di opposti estremisti davanti ad uno spazio delle affissioni elettorali.
Proprio quei manifesti elettorali di cui, per giorni, tutti hanno scritto con ironia l’assenza e l’inutilità ai tempi dei social (a Perugia, addirittura, alcuni spazi assegnati risultano coperti dagli alberi) sono diventati il pretesto per darsela di santa ragione tra fascisti e comunisti. Anzi, no, tra fascisti e antifascisti. O forse, sfascisti e antisfascisti… Insomma, quegli appellativi nati un centinaio di anni fa e che, più o meno ogni quarant’anni, vengono ritirati fuori quando non si sa di cos’altro parlare.
A Spoleto qualcuno ha proposto un esperimento: inserire un manifesto, uno spot elettorale e un programma politico all’interno della capsula del tempo sepolta in piazza del Mercato; per verificare se nel 2118 sarà ancora di attualità. Un politico, più lesto degli altri, ha offerto i propri “santini” per l’esperimento, sicuro del fatto che, nel 2118, si ritroverà ancora candidato.
A Foligno, per fortuna, ci ha pensato Madre Natura ad evitare possibili motivi del contendere: l’albero che ha abbattuto i tabelloni dei manifesti elettorali, per molti, è la prova che Dio esiste (e che non è né di destra, né di sinistra, né di centro).
Qualcosa di divino, in realtà, c’è anche nella moltiplicazione dei followers della candidata grillina a Perugia Paola Giannetakis, lievitati in pochi giorni a quota 12mila. Le spie del Kgb (che continuano a monitorarla passo passo) rassicurano il Compagno Candidato: pare che solo il 2% di questi ammiratori virtuali risieda in Umbria. Una claque inutile, dunque, ai fini del voto. La collega di partito Francesca Tizi inserisce invece il Grifo nel proprio simbolo e, con l’aiuto del drone, filma le bellezze di Perugia e dell’Umbria.
Andrea Romizi, il Politico degli Impossibili, ha fatto il suo appello “a favore di Forza Italia e del presidente Silvio Berlusconi”, recita un post azzurro dove compare il nome del primo cittadino e, a fianco, la X sopra il simbolo del partito. Chissà se qualche elettore sarà deluso dal fatto di non trovare il nome del sindaco di Perugia sulla scheda elettorale il 4 marzo…
Perché Romizi, fosse per i vertici azzurri, dovrebbe essere uno e trino, così da poterlo candidare al Parlamento, per la conferma al Comune di Perugia il prossimo anno e nelle regionali del 2020. Qualcuno si è anche messo in cerca di tracce dell’eventuale terzo gemello.
Il post azzurro ha confuso il candidato perugino del centrodestra Emanuele Prisco, che in un post-medicina per l’economia ha messo una croce al posto del “per”. Cosa non proprio ben augurante e per questo subito corretta dopo la puntuale segnalazione degli uomini dell’Abwehr.
Fiaccola benedettina e Tartufo Nero Norcia: il sindaco Alemanno si ritrova, combinazioni del calendario, due fuochi d’artificio belli e pronti per il finale della sua campagna elettorale. Berlusconi si era definitivamente convinto a metterlo in lista dopo l’avviso di garanzia, che ne aveva fatto il sindaco anti-burocrazia per eccellenza.
Alemanno vuole strafare e attacca l’Anticorruzione. Che sull’home page del proprio sito replica: “La lettera alla quale fa riferimento il primo cittadino, inviata dall’Ufficio speciale per la Ricostruzione in Umbria e che evidentemente il sindaco non ha compreso,…” boom! Stavolta, attaccare Cantone si è rivelata una cantonata.
Bocci, tornato nella sua Valnerina, sente l’odore del sangue e attacca il sindaco di Norcia: prima andava tutto bene, ora va tutto male. Potere della campagna elettorale.
Il centrodestra a Perugia chiuderà la campagna elettorale la sera del 2 marzo a Perugia con un’apericena preceduta da un dibattito con i candidati dei listini di Camera e Senato. Interverrà Andrea Romizi, assicura la locandina dell’evento. Su cui il nome del sindaco di Perugia è scritto con un corpo che è circa il doppio rispetto ai candidati azzurri per il Parlamento.
In immersione fino al momento della composizione delle liste, ma con il periscopio ben puntato sulla corazzata Bocci, la comandante Catiuscia Marini con l’avvio ufficiale della campagna elettorale è sbarcata alla guida delle truppe d’assalto. Accompagna i suoi candidati agli incontri con gli elettori, con gli imprenditori, con le associazioni. Insomma, chi temeva che la faccia non la mettesse in questa campagna elettorale dall’esito incerto, deve ricredersi.
Un noto esponente umbro del Pd l’invito del segretario nazionale Renzi a votare per il partito anche turandosi il naso lo ha preso alla lettera. E così, agli elettori umbri sta predicando di votare la persona e non il partito. Tanto, i partiti si possono anche cambiare, no?
E a proposito di facce, il segretario dem Giacomo Leonelli ha unito alla propria, ultrasorridente a 64 denti, quella della moglie e del piccolo erede. Popolo della Famiglia, tie’. Del resto, un affare “di famiglia” (e di Stato) si era rivelata anche la candidatura del segretario umbro del Pd a queste politiche.
Ha poco da sorridere però, Leonelli, se guarda alla frattura (scomposta) che la mancata candidatura di Rometti ha determinato tra i socialisti. Il consigliere regionale, come promesso, assiste a questa campagna elettorale a braccia conserte. Sciolte solo per le comparsate nella fascia appenninica a fianco di Giampiero Bocci, con tanto di post a futura memoria. La lista Insieme non ha fatto breccia nei cuori dei socialisti umbri. Piuttosto, qualcuno sta meditando di scendere dal carro di Rometti e di salire su quello dem, senza passare per i surrogati. Una conta anche in vista dei futuri appuntamenti elettorali in Umbria.
Il civico e popolare Massimo Monni viene bersagliato dai suoi ex amici di centrodestra, che non hanno gradito l’appoggio al Pd attraverso la petalosa lista Lorenzin. Giunge però in suo soccorso Emanuele Scarponi, che dall’interno di Palazzo dei Priori segna sempre più il solco con il centrodestra nazionale. Gatto Monni, sorgnone, prosegue con la sua strategia di portare nel centrosinistra i voti dei moderati. Voti dal peso specifico importante, che potranno essere messi sulla bilancia per futuri accordi elettorali.
Hanno iniziato insieme questa campagna elettorale le due capoliste Pd (Ascani lo è alla Camera, Ginetti di fatto al Senato, seconda dietro a Renzi), ma poi hanno proseguito ciascuna con il proprio stile. Misurata e senza mai alzare i toni l’ex sindaco di Corciano. Dirompente la candidata dell’Alto Tevere. Anna Ascani ha smesso di litigare con Scanzi, ma non ha sepolto l’ascia di guerra nei confronti dei grillini. E, sicura del ritorno a Roma, cerca di aiutare i colleghi di partito impegnati nella competizione vera: “Votate Pd, altrimenti questi candidati non li eleggete…”, le è scappato. Una battuta, forse.
Tono gentile, ma voce decisa e soprattutto idee chiare, il presidente nazionale di “10 Volte Meglio”, Andrea Dusi, si è ritrovato a Perugia con i propri candidati ai collegi uninominali per la Camera, Presciutti Cinti, Bravi e Priorelli. Dallo scorso novembre ha creato un partito dal nulla, “né di destra, né di sinistra” assicura. Il motivo? “Questa classe politica ha dimostrato di non avere le risposte per far uscire l’Italia dalla crisi. Noi, invece, abbiamo queste risposte e le competenze per metterle in pratica”. Semplice, no?
La settimana si è chiusa con l’arrivo a Perugia del leader di Liberi e Uguali, il presidente uscente del Senato Pietro Grasso, che dalla Sala dei Notari, pur col suo tono pacato, ne ha avute sia per il Pd renziano, sia per le destre. Una presenza per ridare slancio ad una campagna elettorale con il fiatone per le liste di LeU, soprattutto per chi ha fatto chilometri per venirsi a candidare in Umbria.
Ed a proposito di leader nazionali, Forza Nuova attende per martedì Roberto Fiore, a Perugia per inaugurare la sede del partito. Forze dell’ordine in allerta per scongiurare possibili problemi con gli antifascisti, già in mobilitazione. Quell’antifascismo che è il solo responsabile della violenza, secondo Forza Nuova Perugia, che minaccia querele a chiunque accosti il nome del partito alla rissa di Ponte Felcino.
Strano, dunque, che sulla campagna elettorale umbra non si siano accesi i riflettori nazionali se non per gli attacchini-attaccati-attaccanti di Ponte Felcino. Eppure, da settimane si parla poco di Umbria e tanto di Italia: immigrazione, tasse, bonus, canone Rai, pensioni. Con i candidati che gli umbri troveranno sulle schede che, per lo più, preferiscono ripetere gli slogan ideati per i loro leader nazionali, piuttosto che affrontare le problematiche locali.
Paracadutati non solo da altre regioni, ma a quanto pare da un altro pianeta. Euro sì, euro no. Europa sì, Europa no. Nessuno che si sia accorto del dibattito in corso a Bruxelles, dove la Germania (spalleggiata una volta tanto dall’Italia) sta chiedendo di rivedere il bilancio dell’Unione, puntando più risorse sulla casella sicurezza dei confini e politiche di accoglienza dei rifugiati. A discapito dei Paesi del Gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) che ricevono per le loro rombanti economie più carburante di quanto non ne riconsegnino, anche in termini solidaristici, agli altri Paesi dell’Unione.
Scelta che va incontro ad un principio di giustizia, dunque. Peccato che buona parte di quelle risorse, secondo questo piano, andrebbero tolte dai Fondi di coesione. Una mazzata, per una regione come l’Umbria, che sta con affanno cerca di tenersi agganciata alle regioni del Centronord grazie alla sua buona progettualità in materia di fondi comunitari. Ma questo, per chi chiede il voto degli umbri per rappresentarli in Parlamento, è ovviamente un tema marginale.
Consoliamoci: in quest’ultima settimana di campagna elettorale, grazie a Burian, sentiremo pochi comizi nelle piazze.