di Alessandro Campana
Nei primi giorni della settimana, come anticipato nell’ultimo editoriale, siamo tornati ad assaporare un clima più invernale, con vento di tramontana, temperature più rigide, e neve che ha fatto la sua ricomparsa in Appennino oltre gli 800 metri. Maggiormente colpita dalle nevicate la zona dei Monti Sibillini, con circa 30 cm caduti a 1500 metri di quota, grazie ai quali si è ulteriormente allungata la stagione sciistica invernale.
Previsioni per il fine settimana: la giornata odierna continuerà con cielo sereno o poco nuvoloso, a cui seguirà un lieve aumento della nuvolosità tra le ore serali e notturne, più compatta lungo la dorsale appenninica, ed un aumento della ventilazione da nord-est. I valori minimi, registrati questa mattina, si sono riportati al di sotto dello zero in molte località di pianura, mentre le temperature massime tenderanno ad aumentare leggermente, grazie al maggiore soleggiamento. Un lieve peggioramento atmosferico è atteso venerdì 9 marzo, quando nubi più compatte si addosseranno all’Appennino, causando delle brevi nevicate sui crinali. Altrove si alterneranno schiarite ed annuvolamenti, ma non si prevedono precipitazioni. Le temperature tenderanno a scendere leggermente nei valori massimi a causa di una ventilazione piuttosto sostenuta da nord-est, che accentuerà la sensazione di freddo percepito. Sabato 10 e domenica 11 marzo, ad eccezione di brevi addensamenti in Appennino, il cielo si manterrà generalmente poco nuvoloso, sebbene insisterà una fastidiosa tramontana, che non permetterà alle temperature massime di risalire in maniera apprezzabile.
Con il passare della stagione invernale nel frattempo si profila un problema di cui non si parla, ma che, salvo imprevisti ed eccezionali avvenimenti piovosi nei mesi di aprile e maggio, si ripresenterà in tutta la sua estrema gravità nei mesi estivi: la mancanza di acqua.
Da circa 15 mesi, infatti, l’Umbria e più in generale l’intero territorio dell’Italia centro-settentrionale, sta vivendo una critica fase siccitosa, con un deficit di circa il 50-60% rispetto alla normale quantità di pioggia che dovrebbe cadere ogni anno sulla nostra regione. Una piccola boccata d’ossigeno è arrivata soltanto dalla neve caduta nei primi giorni di marzo in Appennino, che ora, sciogliendosi, ha leggermente aumentato la portata delle sorgenti appenniniche.
Attualmente gli invasi, in un periodo dell’anno in cui dovrebbero essere abbastanza pieni in vista del lungo periodo secco estivo, presentendo tutti un livello medio-basso. Ad acuire il problema c’è anche il grandissimo invaso di Montedoglio, quasi del tutto svuotato (per motivi di sicurezza) nel dicembre 2010 a causa del crollo di un muro di contenimento e mai più potuto riempire totalmente a causa della mancanza di piogge abbondanti nei mesi successivi.
Quello della siccità è un problema che dovrebbe essere affrontato in questo periodo, in vista della probabile lunga e secca estate mediterranea, con razionamenti e provvedimenti urgenti. A meno di piogge veramente abbondanti ed auspicabili nel periodo primaverile, ci saranno infatti seri problemi di approvvigionamento idrico tra giugno e settembre.
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