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Messa di Pasqua a Perugia, Il Card. Bassetti “Noi cristiani crediamo nel trionfo della vita” | L’Omelia

«La Pasqua irrompe sulla scena della storia con un carico di novità inaudita: un morto è risorto! La tomba ove è stato racchiuso è vuota! I testimoni che per primi constatano con i loro occhi questo fatto sono sconcertati, spaventati e stentano a crederci; alcuni, anzi, continuano a rimanere scettici fino alla fine, tanto è incredibile il fatto ed esplosiva la gioia». Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha esordito nell’omelia, che è stato anche il suo messaggio augurale alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, pronunciata in una gremita cattedrale di San Lorenzo (oltre un migliaio i fedeli presenti, tra cui molti turisti), Domenica di Pasqua 21 aprile. «Vorrei che fosse questa la nostra gioia pasquale. Cristo è risorto! E questa mattina la cattedrale è piena di persone e questo è segno che tutti voi, in un modo o in un altro, credete che Cristo è risorto. E’ questa la bella notizia».

«Dalla risurrezione di Cristo deve nascere per i cristiani anche un nuovo modo di conoscere e di agire nella società – ha auspicato il cardinale –, onde innestarvi più speranza, più coraggio, più attenzione per tutto ciò che di buono e di bello l’uomo sa e può fare, ma anche per le sue fatiche, i suoi rischi, le sue lotte. E soprattutto noi cristiani dovremo saper rendere più umana la nostra convivenza, metterci dentro la solidarietà fraterna con più amore, più pace e meno litigiosità».

«Volendo menzionare il più grave problema mondiale del momento – ha evidenziato il presule –, penso in particolar modo alla necessità di contestare con la logica della risurrezione gli enormi guasti di uno sviluppo distorto, concentrato sul mero profitto, che lascia ai margini delle società milioni di persone e che diventerà fatalmente, se non interviene un radicale cambiamento di direzione, una globalizzazione della violenza, del dissesto ecologico, della miseria dei popoli. Urge invece una globalizzazione della solidarietà, come ha chiesto più volte papa Francesco: urge riconoscersi nel fratello bisognoso, che ci sta accanto o viene da lontano. Urge accogliere l’appello alla vita di quanti sono tormentati dalla guerra, dalla fame e dalla persecuzione.

Soffermandosi sui tanti martiri e perseguitati cristiani di oggi, il presidente della Cei, che si recherà il prossimo agosto in viaggio missionario a Colombo, in Ski Lanka, dove nelle ultime ore si sono verificati degli attentanti nei confronti di chiese cattoliche con diversi morti, ha detto: «Il martirio e la persecuzione dei cristiani continuano, perché i cristiani appartengono a Cristo e perché con la loro vita sanno andare controcorrente».

«Vogliamo pensare oggi ad un mondo rinnovato, illuminato dalla risurrezione di Gesù – ha concluso il cardinale Bassetti –, in cui ognuno trovi le ragioni di un’esistenza chiamata alla speranza; ad alzare lo sguardo sopra gli orizzonti umani, per scorgere, al di là di ogni sofferenza e delusione, il tempo in cui il Signore farà nuove tutte le cose. Noi cristiani, e lo dico con forza, crediamo nel trionfo della vita, iniziato dal sepolcro vuoto. È con questa prospettiva di rinnovamento, e per questo impegno, che torno ad augurare buona Pasqua di risurrezione a tutti voi, alle vostre famiglie, alla città di Perugia e all’intera diocesi».

Testo integrale dell’omelia-messaggio augurale di Pasqua del cardinale Bassetti

Carissimi fratelli e sorelle,

la lunga veglia di questa notte ci ha fatto rivivere nello spirito l’esperienza degli apostoli e delle pie donne accorse al sepolcro, trovatolo vuoto. La Pasqua irrompe sulla scena della storia con un carico di novità inaudita: un morto è risorto! La tomba ove è stato racchiuso è vuota! I testimoni che per primi constatano con i loro occhi questo fatto sono sconcertati, spaventati e stentano a crederci; alcuni, anzi, continuano a rimanere scettici fino alla fine, tanto è incredibile il fatto ed esplosiva la gioia. Vorrei che fosse questa la nostra gioia pasquale. Cristo è risorto! E questa mattina la cattedrale è piena di persone e questo è segno che tutti voi, in un modo o in un altro, credete che Cristo è risorto. E’ questa la bella notizia.

La sua resurrezione non solo rende consistente e rocciosa la nostra fede ma, come dice san Paolo,“svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa conoscere la sua altissima vocazione”. La resurrezione dai morti è il segno che per gli uomini c’è un altro destino, giacché la vita non si esaurisce con la morte, né il corpo è per l’uomo qualcosa di umiliante. Di conseguenza “chi crede Cristo uomo perfetto diventa anche nella sua umanità più uomo e più donna” (GS 41). Colui che si innesta al mistero incommensurabile di Dio, diviene una creatura nuova, con un destino eterno. La risurrezione si rinnova in ciascun uomo, mediante il battesimo, come la suggestiva veglia pasquale ci ha spiegato e fatto rivivere questa notte.

I Padri della Chiesa parlavano di “inabitazione dello Spirito” in noi, come d’altra parte ci ha ricordato san Paolo: “se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio” (Col 3,1). E’ bene, fratelli, di tanto in tanto pensare alto, perché spesso i nostri pensieri guardano molto basso, per intuire quell’altissima vocazione a cui il Signore ci ha chiamato donandoci l’esistenza e soprattutto donandoci la sua figliolanza divina. Siamo figli di Dio ed è per questo che noi con gioia, ma anche con fierezza, possiamo dire Padre Nostro, perché Dio è veramente nostro Padre. Come dovremmo sorprenderci, ogni giorno, della vita che abbiamo, e come dovremmo imparare a ringraziare di più il Signore. La resurrezione nell’ultimo giorno, come diceva nel suo “simbolo di fede” il vescovo Rufino di Aquileia, è il tocco finale di questa nostra incredibile avventura, oggi nel tempo e domani nel Regno di Dio, che è un regno di amore, di luce e di fraternità totale.

La fede dei cristiani ci spinge a queste altezze e apre orizzonti sconfinati anche per quello che riguarda la realizzazione dell’uomo, che non è idolatria presuntuosa e arrogante di se stessi, ma riconoscimento delle grandi cose che, con la chiamata all’esistenza e con il battesimo, avvengono in ciascuno di noi. Nel giorno della risurrezione di Cristo è giusto porre la mente a queste considerazioni così inusuali, perché la risurrezione di Cristo, con la trasformazione della morte in vita, segna veramente lo spartiacque tra la stagione dello smarrimento e della paura e la stagione della speranza.

D’oggi innanzi il Cristo lo incontreremo su tutte le vie dell’uomo come su quelle di Emmaus, perché il Risorto s’è fatto compagno di strada di ciascuno “fino alla fine dei secoli”, come ci ha detto. Avremo semmai bisogno di una illuminazione dello Spirito Santo, perché i nostri occhi si aprano e possano riconoscere il Risorto là dove egli si colloca: accanto a ogni uomo in ricerca o nel bisogno, per conversare e fare strada con lui. Gesù cammina nelle nostre strade, non si è allontanato da noi.

Dalla risurrezione di Cristo deve nascere per i cristiani anche un nuovo modo di conoscere e di agire nella società, onde innestarvi più speranza, più coraggio, più attenzione per tutto ciò che di buono e di bello l’uomo sa e può fare, ma anche per le sue fatiche, i suoi rischi, le sue lotte. E soprattutto noi cristiani dovremo saper rendere più umana la nostra convivenza, metterci dentro la solidarietà fraterna con più amore, più pace e meno litigiosità.

Volendo menzionare il più grave problema mondiale del momento, penso in particolar modo alla necessità di contestare con la logica della risurrezione gli enormi guasti di uno sviluppo distorto, concentrato sul mero profitto, che lascia ai margini delle società milioni di persone e che diventerà fatalmente, se non interviene un radicale cambiamento di direzione, una globalizzazione della violenza, del dissesto ecologico, della miseria dei popoli. Urge invece una globalizzazione della solidarietà, come ha chiesto più volte papa Francesco: urge riconoscersi nel fratello bisognoso, che ci sta accanto o viene da lontano. Urge accogliere l’appello alla vita di quanti sono tormentati dalla guerra, dalla fame e dalla persecuzione.

A Colombo, in Ski Lanka, dove dovrò recarmi in viaggio missionario nel prossimo mese di agosto, si sono verificati nelle ultime ore degli attentanti nei confronti di chiese cattoliche con diversi morti. Il martirio e la persecuzione dei cristiani continuano, perché i cristiani appartengono a Cristo e perché con la loro vita sanno andare controcorrente.

Vogliamo pensare oggi ad un mondo rinnovato, illuminato dalla risurrezione di Gesù, in cui ognuno trovi le ragioni di un’esistenza chiamata alla speranza; ad alzare lo sguardo sopra gli orizzonti umani, per scorgere, al di là di ogni sofferenza e delusione, il tempo in cui il Signore farà nuove tutte le cose. Noi cristiani, e lo dico con forza, crediamo nel trionfo della vita, iniziato dal sepolcro vuoto di Cristo.

È con questa prospettiva di rinnovamento, e per questo impegno, che torno ad augurare buona Pasqua di risurrezione a tutti voi, alle vostre famiglie, alla città di Perugia e all’intera diocesi.   

Gualtiero Card. Bassetti

Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve

Presidente della Cei