Si prospetta un Natale sereno in casa Ast: dopo il via libera di ieri dalla Commissione europea alla vendita di Ast (Acciai speciali Terni al gruppo Arvedi), nella giornata di oggi è stata celebrata la tradizionale messa di Natale presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese per uno scambio di auguri ‘speciale’, così come sottolineato dall’ad, Massimiliano Burrelli nel suo discorso natalizio: “Siamo certi di consegnare AST in buone mani. Nel corso delle trattative abbiamo potuto accertare che Arvedi offre al settore dell’acciaio inossidabile migliori prospettive per il futuro. Arvedi – ha sottolineato Burelli – è una società italiana di successo con soluzioni leader nel settore dell’acciaio e dell’acciaio inossidabile ed è già un nostro importante cliente. Con l’acquisizione di AST, Arvedi si candida a costruire un soggetto europeo forte che si affermi con grandi capacità nella concorrenza globale e ottenga un successo destinato a durare nel tempo. Inoltre Arvedi ha presentato dei programmi importanti per sviluppare il ruolo di AST nel sociale e nei temi ambientali”.
“È stato il 2016 a rappresentare un significativo momento di svolta, l’anno in cui Acciai Speciali Terni è tornata in utile dopo 8 esercizi di rosso, iniziando un trend positivo dal punto di vista economico – al netto degli ultimi bilanci che hanno pagato il prezzo prima dei dazi imposti da Trump e poi del Covid. A breve – ha spiegato Burelli – saremo in grado di condividere i risultati economici e finanziari dello scorso anno, che confermeranno un andamento particolarmente positivo, risultato di un grande impegno professionale e di un forte spirito di resilienza”.
“Un traguardo importante – sottolinea Burelli riferendosi al ritrovato segno positivo in bilancio – considerato il delicato panorama internazionale in cui si muove da anni il settore siderurgico. D’altra parte parlare di acciaio significa affrontare il tema di un’industria strategica per l’Italia e per l’Unione Europea, di numerose problematiche aperte come la sovraccapacità esistente in altre parti del modo (Cina in particolare), il costo delle materie prime e dell’energia, la concorrenza sleale, il dumping ambientale e sociale dei concorrenti. In un contesto del genere può farcela chi ragiona in termini di innovazione e di valore aggiunto. Noi l’abbiamo fatto. Mentre i gruppi asiatici puntavano su manufatti e accessori standard per tenere bassi i costi, a Terni abbiamo iniziato a specializzarci in prodotti realizzati su misura per chi utilizza i laminati inox direttamente nei propri cicli produttivi. Ci siamo saputi reinventare e adattare alle esigenze del mercato: forti dei nostri 137 anni, non solo continuiamo a essere una delle aziende leader del nostro settore, ma siamo in grado di avere un ruolo strategico in Europa e di finire al centro di una delle più importanti operazioni di sinergia industriale avvenute in Italia negli ultimi tempi: il passaggio da Thyssenkrupp ad Arvedi”.
“Al netto di questi risultati importanti, come ripeto da quando sono alla guida di AST – ha spiegato Burelli nel focus sulla sicurezza – il mio primo obiettivo resta e resterà sempre la tutela della vostra salute e sicurezza. In questo senso, i passi avanti si leggono nei numeri. Nell’ultimo anno fiscale, nei nostri stabilimenti sono stati registrati 13 infortuni, nessuno mortale, contro i 247 del 2000/2001. Significa che abbiamo avuto 235 infortuni in meno negli ultimi 20 anni. È stato un percorso regolare di miglioramento: siamo passati dai 208 infortuni del 2004/2005 ai 134 del 2007/2008, a 69 nell’esercizio 2008/09, a 32 nel 2014/2015. Oggi AST ha un’incidenza di infortuni 6 volte più basso della media della siderurgia italiana: significa che ogni nostro dipendente è sei volte più sicuro rispetto al settore. In quattro reparti abbiamo già raggiunto il traguardo degli zero infortuni, l’anno scorso erano tre. Sapete bene però che il mio obiettivo è raggiungere “zero infortuni” in tutto lo stabilimento. Non è questione di “se” ci arriveremo, ma di “quando”. E questo succederà quando tutte le persone che lavorano in AST rifiuteranno il comportamento non sicuro, perché non sarà più parte della loro cultura”.