Il Comitato dei Lavoratori Merloni torna a farsi sentire dopo la sentenza del Tribunale di Ancona che ha dichiarato la nullità della vendita alla JP industries. I lavoratori non ci stanno e hanno deciso di convocare una conferenza stampa per “analizzare una sentenza storica in Italia, della quale, tuttavia, i media nazionali non parlano, mentre l'informazione regionale da notizie distorte e viziose che non corrispondono alla reale situazione”. Così almeno il comitato rivendica. “Per questo – dichiarano i lavoratori in una loro nota – abbiamo analizzato la sentenza in un contesto più ampio che non rappresenta una “guerra tra poveri”, come cercano di far credere proprio quelli che, Istituzioni regionali, locali e sindacati, hanno gestito e firmato la vendita alla JP Industries. Il Comitato dei Lavoratori sin dall'inizio aveva definito quella cessione una svendita truffa in quanto, oltre all'evidente sottovalutazione di tutti gli stabilimenti A. Merloni Umbri e Marchigiani destinati alla produzione del bianco, aveva denunciato la assoluta inconsistenza di un piano industriale che non prevedeva né garantiva il mantenimento e la prosecuzione dall'attività produttiva nemmeno per i 700 lavoratori promessi in riassunzione. Quel contratto, infatti, frutto di accordi sindacali, prevedeva le riassunzioni in un arco di 4 anni di lavoratori peraltro in cassa integrazione e, ciò nonostante, nel luglio 2013 la JP Industries, sempre con il benestare di Istituzioni e sindacati, ha chiesto e ottenuto dal Ministro dello Sviluppo Economico la riduzione del 50% di quello stesso inconsistente piano industriale. Inoltre la JP Industries, subito dopo l’acquisto, aveva dato inizio allo smantellamento di interi reparti, delocalizzando i macchinari in Turchia ed Egitto, anche in questo caso col tacito consenso di Istituzioni e sindacati. Eppure, in questo contesto di mancata produzione e riassunzioni la JP Industries ha chiuso il bilancio 2012 con un utile di 23 milioni di euro a fonte di soli 12 mila pezzi prodotti, rendendo evidente che il 90% degli utili ha potuto realizzarli solo vendendo macchinari e non facendo lavorare i 700 lavoratori.Tornando alla sentenza, con l'annullamento della vendita non viene tolto il lavoro a 700 persone che non lo hanno mai avuto e mai lo avrebbero avuto, come vogliono far credere i responsabili di quell’accordo, bensì si evita il totale smantellamento degli stabilimenti. Per queste ragioni chiediamo al Ministro dello Sviluppo Economico di sostituire i Commissari Straordinari responsabili dell’atto nullo, e far riaprire i bandi per le manifestazioni di interesse; nonché che le risorse economiche previste dall'Accordo di Programma vengano effettivamente utilizzate per incentivare la ripresa produttiva degli stabilimenti A. Merloni di Umbria e Marche, proprio in merito a queste richieste nei giorni scorsi la portavoce alla Camera dei Deputati, del Movimento Cinque Stelle Tiziana Ciprini e Patrizia Terzoni e Filippo Gallinella, hanno presentato due interrogazioni parlamentari a risposta scritta chiedendo al Governo quali misure urgenti intende attuare necessarie a tutelare i lavoratori, chiedendo inoltre – conclude il comitato – se il Governo intende approfondire le indagini affinché vengano alla luce le responsabilità.Infine ed a fronte di tutto ciò riteniamo doveroso il prolungamento della Cigs che scadrà il 13 novembre 2013 per il tempo necessario alla ricerca del nuovo investitore”.
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