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Merloni, clamoroso tribunale ancona annulla vendita a JP Industries / Aggiornamento: sindacato “Rivincono le banche”

Il tribunale di Ancona ha annullato la vendita del gruppo Antonio Merloni alla JP Industries accogliendo di fatto il ricorso del gruppo di banche (Monte Paschi Gestione Crediti, Unicredit Management Bank, Banca Marche, Popolare Ancona, Cassa risparmio Fabriano e Cupramontana, Cr Firenze, Banca dell’Adriatico) che aveva impugnato la cessione ritenendo troppo basso il prezzo fissato in 12 milioni di euro. I giudici della 2a Sezione, presieduta da Edi Ragaglia, hanno accertato che il valore reale del polo industriale sarebbe di 54 milioni di euro, quasi cinque volte quello di vendita. Come si ricorderà JP Industries aveva raggiunto l’accordo il 27 dicembre 2011 che riguardava gli stabilimenti di Santa Maria e Fabriano nelle Marche e quello di Gaifana in Umbria e i marchi Seppelfricke e Ardo. Due mesi dopo, il 20 febbraio 2012, venne presentato il ricorso del pool di banche che oggi hanno avuto soddisfazione. Probabile che la proprietà faccia ricorso in appello. I giudici, stando ai primi rumor, avrebbero riscontrato alcune violazioni nell’atto di cessione che non avrebbero salvaguardato “nell’abito della pluralità degli interessi, quello dei creditori”. L’operazione ‘Merloni’ consentì il rassorbimento di 700 operai. Al momento non si registrano prese di posizione da parte delle istituzini, sindacati e della politica.

Vincono ancora le banche” – Di poco fa la presa di posizione delle sigle sindacali confederali. Leggiamo la nota: “La sentenza con la quale il tribunale di Ancona ha annullato la vendita della Antonio Merloni a Giovanni Porcarelli – scrivono Adolfo Pierotti (Fim Cisl), Simone Pmpanelli (Fiom Cgil) e Daniele Brizi (Uilm Uil) – è portatrice di pesantissime conseguenze sociali ed economiche in un'area, come quella appenninica, già colpita gravemente dalla crisi. In attesa di conoscere nel dettaglio le motivazioni della sentenza, le scriventi organizzazioni sindacali, insieme alle Rsu aziendali, stigmatizzano la decisione del tribunale, che di fatto vanifica gli sforzi compiuti nel tempo per cercare di salvaguardare il lavoro e per garantire un futuro alle 700 persone (di cui, 350 sul sito umbro di Gaifana) che erano state riassunte dalla nuova realtà industriale. Lunedì saremo presenti alle 7.30 di fronte ai cancelli dello stabilimento di Gaifana per parlare con i lavoratori e per fare con loro punto della situazione.
Avevamo espresso preoccupazione sul piano industriale della JP, con la quale avevamo avuto diversi confronti. Ma il colpo di spugna del tribunale ha cancellato ogni possibilità di attuazione dello stesso piano e degli ammortizzatori sociali ad esso connessi, con l'unico risultato che ad essere penalizzati sono stati i lavoratori, non responsabili di alcuna colpa. Era ovvio che la complessità del piano e la difficoltà nel trovare imprenditori pronti a scommettere su questo progetto avrebbero richiesto di un significativo periodo di ammortizzatori sociali, ma ancora una volta una mera sentenza impedisce in questo Paese il concretizzarsi di un progetto, anche minimale. Rivincono ancora una volta i più forti, ovvero le banche. Lunedì mattina si terrà a Roma presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro tra le Segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, i commissari e il Ministero per fare punto su quanto accaduto. Siamo pronti e coesi nel dare vita ad una dura battaglia nella quale chiamiamo il sostegno delle istituzioni, a partire da Governo e Regione.

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