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Meredith, oggi il giorno della sentenza. La diretta del dibattimento (aggiornamenti)

(Aggiornamento ore 19.56) Sarà letta alle 21 e 30 di stasera la sentenza di secondo grado del processo per l'omicidio di Meredith Kercher, secondo quanto riferito dalla Corte d'Appello. La corte d'assise di Appello è riuniuta in camera di consiglio da stamattina alle 11, quando aveva previsto le 20 di stasera come ipotetico orario per il verdetto.

(Aggiornamento ore 11.02) “Ci sembrava lontano dalla volontà di accertare la verità la scelta di non concedere mai una perizia”, ha detto oggi l'avvocato di Sollecito Giulia Bongiorno di fronte alla corte d'Appellodi Perugia, in mezzo ad una folla di giornalisti, fiduciosa che la perizia sul dna possa portare all'assoluzione del suo assistito. La Bongiorno ha ribadito la sua idea già espressa in aula: si tratta di una “traccia commista, di una sovrapposizione di tracce, raccolta tardivamente e con metodo 'sospettocentrico'”, ha detto.

Nel frattempo sono atterrati a Perugia i parenti di Meredith, che seguiranno stasera la lettura del verdetto insieme al console britannico.

(Aggiornamento ore 10 e 44) Tra le lacrime ha preso poi la parola Amanda Knox. “Io sono la stessa persona che ero quattro anni fa. La sola cosa che mi distingue da quello che ero quattro anni fa è quello che io ho sofferto. In quattro anni io ho perso un'amica nel modo più brutale, inspiegabile. La mia fiducia nell'autorità della polizia è stata tradita. Ho dovuto affrontare accuse ingiuste, senza fondamento. Sto pagando con la mia vita per cose che non ho commesso”.

“Quando ho saputo che Meredith era stata uccisa, non riuscivo a credere all'inizio. Poi paura”, ha detto Amanda. “Se io fossi stata là quella sera, io sarei morta quella sera. La sola differenza è che io non c'ero, ero da Raffaele. Meno male che c'era lui”.

“Io sono stata manipolata”, ha detto Amanda, rispetto a quanto successo nei giorni dopo l'omicidio, criticando un presunto atteggiamento intimidatorio della polizia. “Io non sono la persona che dicono. (…) Non ho ucciso, non ho violentato, non ho rubato. Non ero là. Non ero presente a questo crimine. Non conoscevo Rudy”.

“Io condividevo la mia vita soprattutto con Meredith. Avevamo un'amicizia”, ha detto Amanda. “Meredith è stata uccisa e io ho sempre voluto giustizia per lei. Io non fuggo dalla verità e non sono mai uscita. Io insisto per la verità. Io insisto, dopo quatttro anni disperati, sulla nostra innocenza, perché è vera e merita di essere difesa e riconosciuta”. “Io voglio tornare a casa”, ha detto infine Amanda. Subito dopo il suo intervento, la corte si è ritirata in camera di consiglio, per decidere il verdetto che sarà comunicato verso le otto di stasera. “Non è una partita ci calcio”, ha detto il presidente della corte Pratillo, pregando i presenti di astenersi da reazioni da tifoseria al momento della lettura della sentenza.

(Aggiornamento ore 10 e 30) “Tutto quello che sto per dire è pochissimo rispetto a quello che vorrei dire”, ha detto stamattina Raffaele Sollecito, nell'ultima dichiarazione spontanea portata stamani nell'ultimo giorno di processo di Appello per l'omicidio Meredith. “Non esiste una dichiarazione che possa raccogliere tutto, insieme. Comincio col dire che non ho mai fatto del male a nessuno, mai, nella vita”, ha detto commosso Sollecito. “Ho sempre pensato che si sarebbe chiarito tutto quanto nel giro di poco tempo. Così non è stato. Ho dovuto in qualche maniera andare avanti e sopportare giorno per giorno, come se avessi vissuto in un incubo”.

Secondo Sollecito, “sono passati anni in cui la pubblica accusa mi definisce il fidanzato di Amanda che uccide per niente, un signor nessuno. (…) Per questo signor nessuno viene chiesto il carcere a vita”. “Ogni giorno in carcere, alla fine del giorno, è già una morte. E' sempre così, ogni giorno”.

“Io e Amanda siamo in carcere da più di 1400 giorni. Li abbiamo praticamente trascorsi quasi 20 ore al giorno in uno spazio che non supera i due metri e mezzo per tre”, ha detto infine Sollecito.

La notte del delitto – “L'unico nostro desiderio era quello di vivere la serata tra tenerezze e coccole, niente di più di questo”, ha detto Sollecito a proposito della notte di Halloween del 2007 in cui avvenne l'omicidio in via della Pergola. “La serata del primo novembre, io ero in una situazione bellissima, quasi idilliaca, sotto certi punti di vista. Stavo per raggiungere un traguardo per me importantissimo. Stavo concludendo di ripetere la mia tesi di laura. In quel periodo avevo appena conosciuto Amanda Knox, una ragazza solare, dolce, vivace. Quello era il primo fine settimana che dovevamo vivere insieme”.

(Aggiornamento ore 10 e 10) Si è appena conclusa l'arringa di Luciano Ghirga, uno dei legali di Amanda Knox, nel processo di secondo grado di Perugia per l'omicidio Kercher.

“Non è il giorno del giudizio, non c'è nessun giorno del giudizio divino”, ha detto Ghirga.

Amanda “non aveva motivo per uccidere, perché era amica di Meredith. Non ci si rende conto delle conseguenze quando si dice 'se l'assolvete scappa'. Se è una ragazza libera, torna a casa”.

Ghirga nel suo accorato intervento ha puntato a scollegare il verdetto Knox Sollecito a quello di terzo grado di Rudy Guede, per poi sostenere l'incompatibilità del coltello di Raffaele Sollecito come arma del delitto.

Dopo Ghirga, prendono la parola i due imputati per delle dichiarazioni spontanee, a partire da Raffaele Sollecito.

Decine e decine di giornalisti da tutte le parti del mondo sono accalcati di fronte al palazzo della Corte di Appello di Perugia, dove tra pochi minuti prenderà il via l'udienza di secondo grado del processo Meredith.

Stanno entrando in aula in questi minuti i legali e gli imputati, per l'ultima fase dibattimentale che si terrà stamattina, prima del ritiro in camera di consiglio della corte per decidere il verdetto che sarà reso noto oggi in serata.

Stamattina sono previste le dichiarazioni spontanee dei due imputati e l'ultimo intervento di Luciano Ghirga, difensore della Knox.

Da segnalare la rilevante presenza di media americani, particolarmente attenti alla vicenda, visto che nel paese imperversa una sorta di campagna mediatica “pro assoluzione”, verso cui ieri la madre di Meredith, in queste ore a Perugia, ha espresso il proprio rammarico.