Ha riferito a polizia e magistrato di essere rimasto nel pub di Patrick Lumumba Diya da circa le 20 alle 22 del primo novembre scorso il docente universitario di Zurigo sentito a lungo dalla polizia per verificare l'alibi del musicista originario dell'ex Zaire. Gli inquirenti ritengono pero' che la permanenza nel locale sia durata in realta' di meno. Gli accertamenti della squadra mobile di Perugia sulla deposizione del docente svizzero sono ancora in corso. Nel suo racconto sarebbero state infatti individuate imprecisioni ora al vaglio degli inquirenti. La squadra mobile di Perugia (il dirigente Giacinto Profazio e il responsabile della sezione criminalita' organizzata Marco Chiacchera) continua a verificare l'alibi di Lumumba. E' possibile che nelle prossime ore vengano sentiti anche molti altri testimoni. “L'unico dato certo è che c'é un innocente in galera”: l'avvocato Giuseppe Sereni uno dei difensori di Patrick Lumumba Diya commenta così gli ultimi sviluppi dell'inchiesta relativa all'omicidio di Meredith Kerecher. Il legale ha spiegato che il collegio difensivo sta valutando di chiedere l'acquisizione del verbale relativo alla deposizione resa ieri sera dal docente universitario di Zurigo il quale ha riferito alla polizia di essere stato la sera del delitto nel pub del musicista. “Lumumba Diya – ha detto ancora l'avvocato Sereni – è coinvolto unicamente sulla base di una chiamata in correità di un altro indagato (Amanda Knox, ndr). Nei suo confronti non c'é alcun indizio. Patrick è sempre rimasto a lavorare nel suo locale per tutta la sera. E' in carcere da innocente – ha concluso l'avvocato Sereni – e alla fine della storia qualcuno pagherà per questo”.
A tutto questo si aggiungono poi le novità investigative su Amanda Knox.La sera del primo novembre Amanda rientrò a casa alle 20.43. Il suo ingresso fu registrato dalla telecamera che si trova nel parcheggio antistante. Le immagini sono abbastanza nitide, catturano i dettagli. Si vede la giovane varcare la porta. Indossa abiti chiari, ha la gonna. È sola. I fotogrammi fissano dunque una circostanza fondamentale per l'inchiesta: mentre Meredith Kercher veniva uccisa, la studentessa statunitense era nell'appartamento.
Due giorni fa la ragazza ha detto alla madre che era andata a trovarla in carcere di voler modificare nuovamente il proprio racconto: «Mi sono confusa, ho sbagliato e spero di poterlo dimostrare. È vera la prima versione, quella in cui sostenevo che io non ero lì, quella sera». Il video conferma invece le dichiarazioni rese la sera del 5 novembre quando ha ammesso di essere lì mentre la sua amica veniva assassinata. Nessuna ritrattazione a questo punto sembra dunque sufficiente a smentire quella che al momento appare l'unica certezza dell'indagine e cioè la sua presenza. «Con me c'era Patrick», ha aggiunto in quell'interrogatorio – l'ultimo che ha reso – la studentessa americana.
( fonte ansa.it)