Un’azienda che commercializza veicoli nella zona di Foligno è finita nei guai per reati tributari. Con il tribunale che ha disposto un sequestro per un valore di circa 8 milioni di euro.
Nei giorni scorsi, infatti su delega della competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto, i funzionari dell’Agenzia delle dogane e monopoli di Perugia e i militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip spoletino per un importo pari a 8.001.364,38 di euro, a carico di una persona fisica e di una società. La somma è ritenuta profitto di più reati tributari attribuiti appunto ad una società della zona di Foligno dedita al commercio di veicoli.
Le indagini che hanno dato luogo al procedimento, condotte in collaborazione da Dogane e Finanza, coordinate dal sostituto procuratore Vincenzo Ferrigno, riguardano il cosiddetto “mercato parallelo” (ossia gli acquisti di veicoli da soggetti diversi dalla casa madre) e sono rivolte ad accertare possibili elusioni fraudolente delle disposizioni degli articoli 9 e 10 D.L. 262/2006, che impongono l’obbligo di versamento dell’IVA dovuta sulla prima rivendita nazionale prima dell’immatricolazione del veicolo, attraverso uno specifico modello F24, senza possibilità di compensazione.
Questa procedura non si applica agli acquisti dei privati poiché, in tal caso, l’imposta sul valore aggiunto è versata nel Paese del fornitore. All’atto dell’immatricolazione in Italia, va prodotta la fattura di acquisto emessa dal fornitore UE e un’autocertificazione attestante l’avvenuto pagamento dell’IVA nello stato estero.
Sulla base di elementi desunti dalle banche dati in uso all’Amministrazione finanziaria e dell’analisi della documentazione amministrativa e contabile sequestrata presso le sedi della società (nella zona di Foligno) e il domicilio dell’indagato, sono state formulate ipotesi di reato relative agli acquisti di oltre 1.700 autoveicoli nel periodo 2014-2019.
Secondo la Procura, potrebbero essere state utilizzate due diverse modalità fraudolente di evasione dell’IVA, l’uso di falsa documentazione e l’interposizione fittizia di “società fantasma” negli acquisti dei veicoli.
Gli inquirenti contestano l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un imponibile accertato pari a oltre 36 milioni di euro, con un’IVA evasa pari a 8 milioni di euro.