Un'altra occasione persa. L'ennesimo tentativo da parte del coordinamento per il centro storico (nato dall'unione di Italia Nostra, WWF, Vivi il borgo, La città di tutti, Legambiente cui si sono aggiunti Associazione italiana per il patrimonio archeologico industriale- AIPAI e Fondo ambiente italiano) di ricucire lo strappo con l'amministrazione comunale è sfumato. Sì, perché all'incontro pubblico “La rinascita del Mercato coperto. Un nuovo progetto per la città ed il suo centro storico”, tenutosi sabato scorso nella sala S. Anna, hanno partecipato oltre ad un centinaio di persone, tra commercianti e cittadini perugini. Tra questi il professor Franco Mancuso, docente di Urbanistica presso l'Università IUAV di Venezia e vicepresidente nazionale Aipa, che, dopo aver studiato il dossier sul mercato coperto, ha esposto la sua proposta per il recupero del “Pompidou perugino”. Non era invece presente il sindaco di Perugia, Wladimiro Bocali.
Ma facciamo un passo indietro perché la vicenda sul mercato coperto è fortemente sentita e dibattuta da diversi anni a Palazzo dei Priori, prima sotto l'amministrazione Locchi ed ora con il Sindaco Boccali. La sostanza però non cambia: il duello a distanza tra le associazioni ambientaliste e cittadine con l'amministrazione comunale è sempre stato molto acceso. In ballo non ci sono solo il progetto di ristrutturazione, la filosofia che l'ha ispirato e il nuovo ricorso all'istituto del “project financing” da parte del Comune per rimettere in sesto una parte consistente del centro storico cittadino; di mezzo c'è l'annosa e ricorrente questione dell'accesso agli atti, che le associazioni denunciano come sempre più difficoltoso. Il verbale della prima Conferenza dei Servizi (gennaio 2010), vale a dire il tavolo tecnico in cui vengono esaminati da parte degli enti coinvolti a vario titolo tutti i risvolti legati a qualsiasi progetto, è stato richiesto dal presidente della sezione perugina di Italia Nostra, l'avvocato Urbano Barelli, ma non è stato messo a disposizione da parte del Comune. La motivazione è che l'atto verrà reso pubblico, assieme a tutte le pratiche e a tutti i pareri espressi, solo al termine dei lavori della Conferenza. Questo ha fatto andare su tutte le furie l'Associazione Italia Nostra che tramite una lettera ufficiale ha ribadito le proprie ragioni, facendo riferimento ad un altro precedente (luglio 2008) quando cioè per avere le carte del progetto del mercato coperto, l'associazione dovette rivolgersi alla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e addirittura al Tar che aveva alla fine dato ragione all'associazione.
Nel frattempo si procede con il progetto sul mercato coperto curato dalla Nova Oberdan s.p.a,, che prevede la realizzazione di un centro commerciale nel cuore di Perugia al costo di 46 milioni di euro, di cui 6 milioni rappresentano il contributo del Comune, con l'intento di aprire i cantieri entro la fine dell'anno. In poche parole quello che si andrà a realizzare è una sorta di centro commerciale dove troveranno spazio 21 attività tra le quali un supermercato, un grande magazzino non alimentare, un mediastore, una gioielleria, una profumeria, calzature, intimo, abbigliamento giovane, donna e sportivo, ottica, artigianato, complementi d'arredo, bancomat e giornalaio, mentre il mercato ortofrutticolo si sposterà nella sala gotica.
Il progetto fu approvato con delibera della Giunta comunale datata 2/3/2006, e da circa 4 anni l'associazione Italia Nostra continua a discutere appoggiata da altre associazioni ambientaliste e cittadine circa “project financing” che riguarda la sistemazione del mercato coperto, secondo un progetto francese, e sulla trasformazione della struttura in un grosso centro commerciale, cercando di sottoporre all'attenzione dell'amministrazione comunale soluzioni alternative. Ma il dialogo è fermo. Dopo un lungo tira e molla, promesse strappate in campagna elettorale all'attuale sindaco Bocali che assicurava una discussione aperta sul futuro del centro storico e quindi anche sulle sorti del mercato coperto, la situazione è bloccata. Ed è una lotta colpo su colpo. Le associazioni ambientaliste però non hanno mai mollato la presa: risale infatti a due anni fa il verdetto dell'Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici a proposito del progetto sul mercato coperto (delibera numero 308 del 6 dicembre 2007) che evidenziò la necessità di approfondire le indagini geologiche sulla zona.
Anche su questo aspetto la visione del Comune si dimostrò del tutto opposta a quella di Italia Nostra che apprese la notizia come uno stop per il progetto, visto che la decisione della commissione obbligava l'amministrazione comunale ad effettuare una perizia geologica ed archeologica. Italia Nostra e Legambiente Perugia, dopo la decisione dell'Authority diffidarono il sindaco, i consiglieri comunali e i dirigenti di pertinenza dal realizzare il progetto, presentando un documento ufficiale in Procura, accompagnato da una petizione popolare con 800 firme. Le due associazioni adducevano la motivazione della pericolosità del progetto, visto che prevede uno sbancamento di oltre 87mila metri cubi per costruire accanto all'attuale edificio altri due contenitori, di cui uno di sei piani e l'altro di tre interamente interrato. Dati, questi, ribaditi durante l'incontro di sabato scorso, durante il quale Urbano Barelli ha ripercorso le tappe più significative degli ultimi quattro anni e ricordato le mancate occasioni di dialogo con il sindaco di Perugia che non si è mai presentato agli incontri organizzati dalle associazioni ambientaliste (uno su tutti quello tenutosi al Teatro Pavone che richiamò moltissime persone). Ora, dopo il dibattito dei giorni scorsi, sono state le stesse associazioni ad autoinvitarsi alla Conferenza dei Servizi che si terrà oggi, lunedì 22 presso Palazzo dei Priori, indicata dallo stesso sindaco Bocali come sede idonea per trattare dell'argomento. Il primo cittadino di Perugia, aveva infatti declinato l'invito all'incontro pubblico di sabato 20 febbraio spiegando che questo tipo di questioni andrebbero discusse nelle sedi istituzionali. Chissà se le associazioni ambientaliste riusciranno ad essere ammesse e a dire la loro su un argomento così dibattuto che tanto sta a cuore all'intera cittadinanza.
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