Perugia

Mercato Coperto, Bori: la calce che lo ricopriva vale più del fascio

La calce che per 50 anni lo ha ricoperto vale più del fascio littorio restaurato durante i lavori di recupero del Mercato Coperto. Questo il giudizio del capogruppo regionale del Pd, Tommaso Bori. Dopo che sulla vicenda era intervenuto anche il sindaco Romizi, respingendo le accuse rivolte alla maggioranza di aver in qualche modo forzato la decisione della Soprintendenza e soprattutto le critiche personali di essere “ostaggio di un manipolo di fascisti”.


Fascio al Mercato Coperto,
parla il sindaco Romizi


“Comprendo il suo imbarazzo a dover intervenire su una vicenda che tira in ballo la storia e la memoria della città, diverse istituzioni, ma soprattutto rischia di essere controproducente per l’immagine di Perugia e per il futuro del nuovo Mercato Coperto” replica alle parole del sindaco il segretario umbro del Pd, Tommaso Bori. Il quale, però, ribadisce il concetto secondo cui “qualcuno ha evidentemente voluto e potuto dare un segnale, e ora la città ne paga le conseguenze. Un restauro che ha il sapore della restaurazione non può certo che creare ancora imbarazzi nel prossimo futuro”. Insomma, non si sarebbe trattato di una mera valutazione storica e artistica da parte della Soprintendenza.

“La calce che lo ricopriva vale più del fascio”

Quanto ai significati politici, Bori scrive: “La rimozione dell’intonaco posato a copertura del fascio littorio del Mercato Coperto di Perugia, merita, a mio avviso, qualche riflessione in più rispetto a quanto si è detto e scritto in queste settimane agostane. Un gesto sbagliato, che non solo ha riportato alla luce il simbolo di un’epoca infausta, quella della dittatura fascista, ma, soprattutto, che ha determinato la rimozione di quel velo di malta che i perugini, dopo la liberazione, avevano consapevolmente deciso di apporci, al fine di coprire la vergogna di ciò che rappresentava. Il valore storico e politico di quella calce, impastata, al tempo, con sacrificio e orgoglio, grazie ai valori democratici e antifascisti, oltre che in forza di un vecchio decreto luogotenenziale di rimozione degli elementi fascisti o filofascisti dalla pubblica amministrazione, non è stato debitamente valutato. Un grave errore: perché quell’intonaco vecchio di oltre mezzo secolo meritava, senza dubbio, più rispetto, perché attraverso di esso un’intera città, aveva deciso di destinare all’oblio un simbolo della prevaricazione fascista, a cui Perugia si era ribellata”.

Messaggio al sindaco

Tentativo di contestualizzare quei simboli, con l’apposizione di una lapide, come proposte dal prof Grohmann, non convince Bori. Che ritiene questo ed altri interventi proposti “un estremo tentativo per riparare ad una scelta sbagliata”. E di fronte a quella “calce” cancellata, Bori ribadisce il messaggio del Pd all’amministrazione comunale di centrodestra: “Ad oggi, abbiamo ancora la possibilità di fare la scelta giusta, ora manca solo la volontà del sindaco e della sua amministrazione”.