Un’inversione di marcia quella proposta dall’assessore delegato Diego Dramane Waguè: l’idea è quella di affidare l’acquisto del cibo per le mense scolastiche a dei professionisti, “togliendo” la prerogativa ai genitori che fino ad oggi si sono occupati della scelta, ai quali rimarrebbe comunque la prerogativa di vigilare sulla qualità degli alimenti. Il tutto dovrebbe attivarsi per la fine di quest’anno. La faccenda ha sollevato un polverone, tanto che sono state istituite assemblee cittadine e presìdi. C’è dunque chi ha parlato di anomalie, chi di risparmio: dalla spesa di 1,2 milioni di euro circa affidati al servizio per la salvaguardia della qualità e della sicurezza del cibo, alla retta (che si aggira tra i 40 e i 50 euro) versata dai genitori per ogni bambino, per un computo di 2 euro a pasto.
La polemica – Ieri però Waguè, promotore del progetto, non era presente al consiglio comunale aperto, tenutosi a Ponte San Giovanni, alla presenza di genitori, che a detta del consigliere Tommaso Bori (Pd) sarebbe stato attaccato da alcuni genitori che avrebbero “smentito le falsità” dell’assessore. Una madre avrebbe anche criticato ” la scarsa trasparenza di Waguè nelle scelte e rigetta le accuse fatte dall’assessore ai genitori“.
“In questi tempi di crisi – scrivono dal comitato dei genitori – Perugia può contare su una grande risorsa: i genitori dei Comitati Mensa. Sono loro che, grazie ad una Convenzione, fanno mangiare bene i nostri figli facendo tesoro della parte delle rette che gira loro il Comune: 40 dei 50 euro versati mensilmente come retta per servizio mensa per ogni bambino.
E con questi spiccioli, neanche 2 euro a pasto, i genitori fanno miracoli: alimenti biologici, dop e igp, km zero, fornitori locali, filiera corta. E sono anche riusciti a far inserire le stoviglie in ceramica, dopo lunghe battaglie, e sono sempre lì sul pezzo a spuntare le fatture, a controllare la qualità dei prodotti, a gestire il denaro con oculatezza: come dei buoni padri di famiglia, come vorremmo farlo noi se solo potessimo.
E sono talmente virtuosi che pur ottenendo la massima qualità dei prodotti riescono anche a risparmiare qualche euro per destinarli ai progetti scolastici e per supportare la scuola nelle piccole e medie necessità e tutto senza dover richiedere troppi contributi alle famiglie già vessate da mille balzelli e con le tasche sempre più vuote.
Ma il Comune ha messo gli occhi su questi 40 euro a bambino, che moltiplicato per tutti gli alunni che usufruiscono della mensa fanno una cifra a 6 zeri, per un totale di quasi 6 milioni di euro in 3 anni diappalto. E con la scusa della “anomalia” della gestione degli acquisti delle derrate da parte dei genitori, sta per ben pensando di cedere di fatto a terzi la gestione dei servizi. Ma siamo sicuri che questa manovra giovi alle famiglie? Forse si ottimizzeranno i costi con economie di scala, ma a beneficio di chi e a quale prezzo? Di sicuro non più i Comitati mensa, che il Comune vuole relegare al ruolo di spettatori impedendo loro anche la funzione di controllo e monitoraggio. Così dei soldi potrà disporre come crede, e pazienza, poi, se il cibo e il servizio saranno un pò più scadenti e se i genitori dovranno poi sborsare soldi per qualsiasi iniziativa e necessità della scuola: l’importante è dimostrare di aver recuperato denaro per le casse del Comune.
E potrebbero esserci anche altre sorprese in quel bando tenuto nel cassetto: la chiusura di qualche cucina interna, tanto per dare un’altra sforbiciata, con grave peggioramento al servizio, e un bell’aumento delle rette. Tanto si sa che in tempi di crisi bisogna stringere la cinghia… La verità è tuttavia molto diversa: le famiglie non hanno che da perdere in questa nuova gestione che il Comune, l’unico a beneficiarne, già pregusta, ma un bene da salvaguardare su tutto, è certamente quello dei nostri ragazzi. E a difenderlo sono pronti a scendere in campo i genitori, che hanno deciso di non collaborare al nuovo “progetto” del Comune ed esprimono il proprio dissenso, un dissenso politico, l’unica arma che vale contro le spesse mura di questa istituzione.
Sono pertanto in programma un’assemblea cittadina, presidi in diverse scuole del territorio e una campagna a tappeto rivolta a tutte le famiglie interessate dal servizio. C’è da chiedersi cosa sceglierà il Comune tra il bene pubblico e quello dell’amministrazione comunale il cui interesse sembra essere solo il recupero di denaro da destinare ad altri capitoli si spesa facendo diventare il corrispettivo di un servizio una vera e propria tassa per le famiglie. I genitori sono ancora una volta a battersi per i diritti dei nostri bambini. Non saranno soli in questa battaglia. Non questa volta. Perché tutti noi siamo anche genitori”.
Lo nota del Pd – Il Partito Democratico in consiglio comunale si è poi espresso a riguardo della stessa assise, riunitasi a Ponte San Giovanni. “Questo Consiglio sperimentale – ha affermato il consigliere Diego Mencaroni – ha come sede una delle realtà che hanno avuto maggiore attenzione da parte della precedente amministrazione. In quest’area negli anni scorsi è stato messo in atto un programma di interventi sviluppato secondo la nostra visione della città . Va sottolineato come Ponte san Giovanni ha rappresentato dal dopoguerra in poi il nodo della viabilità di tutta la regione, l’abitato si è sviluppato come primo quartiere più popoloso della città proprio per la sua collocazione di punto di collegamento tra il Raccordo Perugia-Bettolle, la E45 e la Flaminia e anche per la particolarità della stazione ponto di interscambio tra RFI ed ex-FCU. Proprio per questa sua posizione e per la sua peculiarità urbanistica ponte san Giovanni ricopre un ruolo fondamentale nella vita del Comune di Perugia. Lo sviluppo economico fa si che sia uno dei quartieri, in controtendenza, dove i prezzi degli immobili sono rimasti stabili. Una realtà con molte imprese sopravvissute alla crisi, 16 banche concentrate nel raggio di non più di 3 km. L’attenzione della passata amministrazione e i programmi e i progetti posti in essere qualora avessimo vinto le elezioni erano di ammodernare le infrastrutture e di raggiungere un’efficienza e un risparmio attraverso un centro civico, programmato sin dal 2004, ben consapevoli che gli affitti del Comune erano ad una situazione scarsamente sostenibile. Crediamo che Ponte san Giovanni, cresciuta molto dal punto di vista urbanistico, abbia bisogno di parchi pubblici e non condivideremo nessuna scelta di sacrificio delle aree verdi in favore del cemento. Altresì auspicheremmo degli interventi volti all’acquisto di immobili vuoti e/o alla ristrutturazione di immobili preesistenti. Ciò detto crediamo fondamentale che il Comune non distolga fondi già stanziati per il sottopasso di Pieve di Campo per la realizzazione del centro civico. Sottopasso che rientra in una visione di Ponte san Giovanni legato allo sviluppo e all’implementazione della stazione ferroviaria e che potrà portare effettivi benefici alla riduzione del traffico, annoso problema della zona. Pieve di Campo è da sempre un’area di Ponte san Giovanni ma il collegamento tra le due zone avviene solo con mezzi privati vista la distanza da percorrere. Il sottopasso garantirà una vicinanza pedonale che abbatterebbe il traffico veicolare nella zona. Al fine di risolvere il problema traffico che colpisce ponte san Giovanni erano state previste, messe in essere e tutt’ora in fase di realizzazione delle opere che hanno aumentato i tratti di marciapiedi (via adriatica, via della scuola), si sta raggiungendo l’obbiettivo di rendere ciclabile la zona del Molinaccio e il sottopasso Loggi/Manzoni che risolve uno dei congestionamenti del traffico nella zona. Va altresì detto che l’amministrazione precedente è stata sensibile anche alle proposte che venivano da chi conosce e vive il territorio ricordiamo la piccola, ma funzionale rotonda via Bixio/Manzoni in uscita dalla stazione realizzata su impulso di una associazione del quartiere (la pro-ponte). I nostri progetti riguardavano il miglioramento della qualità della vita di Ponte san Giovanni legati alla rete viaria. Il progetto della E45 è funzionale e strutturale a quello del Nodo di Perugia. Per quanto riguarda la qualità dei servizi nel quartiere, sarebbe stato auspicabile lo spostamento di un istituto scolastico superiore nel quartiere data la sua collocazione strategica e baricentrica della provincia di Perugia. Avevamo pensato anche ad una revisione del PUM per interconnettere al meglio PSG al santa Maria della Misericordia. Ricordiamo inoltre che il collegamento al Centro verrà migliorato con il raddoppio della tratta ferroviaria sant’Anna-Ponte san Giovanni progetto concepito durante le passate amministrazioni. Non da ultimo è fondamentale tenere a mente che la sicurezza a Ponte san Giovanni non ha creato grossi problemi nell’area, dove l’associazionismo pullula e dove i servizi forniti sono di altissima qualità e alla portata di tutti. Ci auguriamo – ha concluso Mencaroni – che la vita del quartiere mantenga gli standard finora raggiunti. Saremo attenti a qualsiasi proposta che mirerà al miglioramento della qualità della vita nella zona, nell’ottica di una opposizione costruttiva”.
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