Si parla di mense scolastiche, ma non è solo questo al centro della protesta, che va ormai avanti da tempo, messa in piedi da parte Comitati Mensa e Associazioni Genitori Perugia. Sono i genitori di circa 4000 bambini, e continuano a battersi strenuamente per non lasciare alla giunta Romizi via libera all’esternalizzazione dell’acquisto delle derrate alimentari. Ad oggi, ricordiamo, il cibo da somministrare ai bambini a scuola è acquistato da produttori limitrofi agli stessi istituti scolastici, secondo un principio che segue la filiera corta.
Mense scolastiche Perugia, a rischio stipendio dipendenti
Mense scolastiche, Waguè e dirigenti assenti | Slitta la discussione
Per i comitati la scelta del Comune, espressa dall’Assessore Waguè insieme ai dirigenti, è “inconsistente e ambigua. La reale portata della vicenda si riflette sul tipo di scuola che vogliamo dare ai nostri figli, perchè questa scelta politica dissennata (che lo stesso Sindaco nel 2011, quando era all’opposizione, definiva sconcertante) dell’Amministrazione di cancellare un modello virtuoso che ha retto per oltre 25 anni escludendo i genitori dalla partecipazione, segna un passo da gigante verso lo smantellamento della scuola pubblica”. A parlare in conferenza stampa al cinema Meliès sono Patrizia Tabacchini, Alessanda Bircolotti e Marta Geremia. Al centro del dibattito ancora lo stesso quesito: se far scegliere ai genitori cosa i propri figli debbano mangiare nelle mense scolastiche, o se farlo scegliere ad un servizio esternalizzato, in mano alle multinazionali e alle grandi catene. “La Giunta comunale, in questi mesi,non ha mai fornito spiegazioni oggettive su quello che ha deciso di fare”.
I genitori si definiscono aperti a cercare e trovare insieme all’amministrazione nuove soluzioni, pur di evitare di dare tutto in mano ai colossi della ristorazione: “il nostro modello virtuoso sarà anche perfettibile, ma potrebbe costituire un esempio da esportare”. Il tutto per difendere una categoria debole che di certo non può difendersi, come quella dei bambini. E’ stata dunque istituita una commissione paritetica, i genitori si avvalgono di esperti del settore per riuscire ad avere maggiore chiarezza sulla strada da perseguire. Fino ad adesso, scegliendo cosa dare da mangiare ai propri figli, si era riusciti, dicono dai comitati, ad avere un guadagno, poi reinvestito anche nell’acquisto, ad esempio, di giochi da esterno. Tutti servizi che non tutte le famiglie non possono permettersi: il rischio, insomma dicono dalle associazioni, è che se padri e madri dei bambini dovranno pagare per le mense scolastiche appaltate ad esterni, si crei un doppio binario, con scuole di serie A e di serie B, dove alcune famiglie non potranno permettersi per i propri figli attività ricreative. E c’è chi prefereribbe portare i bambini dai nonni, al posto di lasciarli a mensa a scuola, o chi minaccia di non pagre le rette.
I comitati e le associazioni sono riusciti a raccogliere più di 3000 firma di genitori interessati alla petizione (pari al 98% del totale dei genitori): la preoccupazione che tutto vada verso un appalto esterno è condivisa anche da genitori che ad oggi hanno ancora i figli iscritti ai nidi. Il rischio che il modello dell’esternalizzazione si estenda anche ad altri capitoli, dicono i genitori, è reale: potrebbe ad esempio accadere allo spazio verde di Ponte San Giovanni. Una questione dunque che va avanti già da quando era assessore Monia Ferranti, con la vecchia amministrazione Boccali: “pensavamo che con il cambio e con il passaggio alla giunta Romizi l’esternalizzazione non sarebbe stata un problema. Si conferma invece che il problema è politico. Lo stesso Waguè è stato smentito dall’avvocatura dirigenziale: per l’amministrazione non c’è nessun obbligo di appaltare. Lo scorso 1 luglio – lamentano dai comitati – si è svolta un’ulteriore seduta della IV commissione consiliare nell’ambito della quale Waguè e i dirigenti hanno nuovamente cambiato le carte in tavola. Fino ad ora l’assessore aveva sempre detto che i genitori non potessero più acquistare per ragioni di risparmio e perché contro legge. Per la prima volta da dicembre, Waguè ha affermato che non sussistono ragioni di risparmio alla base della scelta di esternalizzare tutto ed ha addirittura richiamato un parere dell’Avvocatura Comunale che gli darebbe ragione circa la nostra illegittimità, ma è stato poi seccamente smentito dai suoi stessi dirigenti che hanno fermamente negato che esista il parere e che non hanno mai dichiarato che siamo né illegittimi né tanto meno illegali. E allora ci si domanda: di cosa abbiamo parlato finora? E soprattutto: perché a tutti i costi tagliare fuori i genitori dagli acquisti per darli a cooperative e colossi della ristorazione che non potranno garantire né la stessa qualità né il risparmio da reinvestire?”
Si guarda poi al caso delle mense di Bologna, dove Camst ed Elior, già presenti sul territorio perugino e soci privati della società SERIBO partecipata dal comune di Bologna che ha fino ad ora gestito le mense del Comune, “si rifiutano di destinare gli utili 2014, che ammontano a 1.529.510 di euro, alla realizzazione degli investimenti promessi“.
Le associazioni, data l’apertura dimostrata lo scorso 1 luglio dal capogruppo Perari, anche alla luce di quanto il consigliere Castori e il sindaco Romizi affermavano nel 2011, lanciano un accorato appello ai genitori affinché “vengano tutti a manifestare il loro dissenso lunedì pomeriggio alle 16 in consiglio comunale dove si discuterà di mense“.
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