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Mense Perugia, il caso non si discute in Consiglio

Slitta in Consiglio Comunale, durante la seduta di ieri 18 luglio, la discussione sulla situazione delle mense scolastiche del comprensorio perugino, al centro dell’inchiesta della procura di Perugia. 13 gli indagati a vario titolo, tra presidenti e amministratori delle imprese appaltanti il servizio, anche a seguito dei controlli dei Nas e gli esposti dei genitori.

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E’ stato il capogruppo del Pd, Diego Mencaroni, a chiedere al sindaco, in apertura della seduta consiliare, di riferire in aula in merito all’indagine giudiziaria in corso relativamente al tema delle mense scolastiche. Ciò avendo appreso dalla stampa che lo stesso Romizi avrebbe recentemente incontrato le aziende gestrici, ma soprattutto per sapere come l’esecutivo intenda porre riparo alla difficile situazione che riguarda la salute dei bambini.

A favore della proposta si sono espressi, dapprima il consigliere Bori, in considerazione della gravità della questione, successivamente la consigliera Rosetti, secondo cui il dibattito in aula è imprescindibile, visto che la vicenda è all’attenzione del Consiglio ormai da un anno. La capogruppo del M5S, in particolare, ha chiesto al sindaco di sapere cosa è stato fatto per attivare puntuali controlli sulle mense e cosa si intenda fare ora dopo l’apertura delle indagini da parte della Magistratura. Il consiglio ha respinto la richiesta del capogruppo Mencaroni con 15 contrari (maggioranza) e 7 voti a favore (opposizione).

Una decisione non gradita dall’opposizione che aveva proposto l’ordine del giorno. “A seguito della grande presenza di cittadini al Consiglio Grande sui servizi educativi e all’infanzia (più di 400 persone) e ai tanti interventi sui temi in oggetto (oltre 60 relatori), il 21 giugno scorso la IV^ commissione consiliare permanente si riuniva per discutere un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare PD e dal gruppo Socialisti Riformisti avente ad oggetto ‘Apertura fase nuova dei servizi educativi all’infanzia’. Nel corso del dibattito è emersa con evidenza l’esigenza che la disamina si svolgesse alla presenza del Sindaco Romizi visto che il tema trattato è saldamente connesso alla linea politica dell’Amministrazione e considerato che il dispositivo coinvolge l’operato dell’Assessore competente che, per ovvie ragioni, non può essere quindi chiamato a dirimere la controversia. L’ordine del giorno è stato quindi rinviato e inserito tra le pratiche in esame della seduta del 12 luglio in cui non solo siamo stati costretti amaramente a registrare l’assenza del Sindaco, ma anche, a disprezzo delle esigenze espresse dalla commissione e delle decisioni prese, abbiamo dovuto constatare che la presenza del Sindaco in audizione non era neanche stata richiesta come già concordato. L’assenza del Sindaco ed il mancato rispetto delle decisioni prese in commissione sono entrambi fatti gravi che riteniamo di dover formalmente stigmatizzare: riferire in Commissione o presentarsi alle richieste di audizione e rispondere dell’operato della propria Giunta in Consiglio Comunale, non è un’opzione bypassabile ma un dovere ed una forma di rispetto che il primo cittadino deve alla carica che riveste, all’Istituzione che rappresenta, ai consiglieri di maggioranza e opposizione in quanto eletti democraticamente e rappresentanti della cittadinanza tutta. Soprattutto oggi, alla luce delle indagini che hanno investito le mense scolastiche del Comune di Perugia ed il relativo appalto, fortemente voluto dall’Assessore Waguè, di cui si chiede il ritiro delle deleghe. La latitanza dalle sedi istituzionali, preposte al dibattito e al confronto con i rappresentanti della città e dei cittadini, non può essere una strategia politica: le passerelle durante gli eventi mondani e il taglio dei nastri non possono sostituire un costante, necessario, doveroso intervento sui temi reali e concreti che attendono la vita sociale, culturale, lavorativa, economica dei cittadini e che ne modificano in modo importante la loro condizione. Si utilizza un concetto distorto ed ammiccante di “partecipazione”: termine ampiamente usato dal Sindaco e dalla sua Giunta per connotare una politica che avrebbe dovuto promuovere una sana dialettica e un confronto continuo con la città, ma che sempre più si è rivelata essere un controproducente espediente elettorale che di nuovo aveva solo l’involucro. Riteniamo di avere il dovere civico e politico di chiedere nuovamente che venga difesa e restituita la valenza del consiglio comunale e delle commissione consiliari permanenti in quanto più alta espressione del voto dei cittadini nonché primi organi rappresentanti delle istanze territoriali e del comune sentire della città. Chiediamo, inoltre, che il Sindaco venga nel caso specifico richiamato al suo dovere di riferire quanto prima in commissione sull’ordine del giorno “Apertura fase nuova dei servizi educativi all’infanzia” ed in consiglio comunale sulle indagini riguardanti le mense scolastiche, nonché che le massime cariche di questa amministrazione tornino a considerare un’imprescindibile buona pratica la dialettica e il lavoro in sinergia con i consiglieri comunali”.

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