Arrivano con decisione i commenti dell’Ati di Perugia, gestore delle servizio di mense scolastiche, dopo le notizie sull’apertura di un’inchiesta, da parte della procura del capoluogo umbro, a carico di 13 indagati, tra presidenti e amministratori delegati. Nell’occhio del ciclone delle indagini, condotte anche dai carabinieri dei Nas, ci sono All Foods, Cir Food, Elior e Consorzio Abn. Ma la loro dirigenza non ci sta, e convinta della “pluriennale esperienza in campo nazionale nella gestione di milioni di pasti” nelle mense scolastiche, risponde parlando di “episodi isolati, (tutti da verificare) che non hanno avuto ripercussioni dirette sugli utenti, e soprattutto sulla capacità di soggetti altamente professionali“.
L’Ati, fiduciosa che la Magistratura faccia il suo corso, rivendica dunque anche il servizio “gestito al massimo livello di qualità, al miglior prezzo registrato negli ultimi anni come dimostrano tra l’altro i dati sulla soddisfazione del cliente, raccolti tramite questionari distribuiti nelle scuole. Sentiamo l’urgenza e il dovere di smorzare allarmismi del tutto ingiustificati, nel rispetto dei cittadini e degli utenti di un servizio, quello della refezione scolastica, fondamentale e delicato per la garanzia del diritto allo studio e della crescita di migliaia di ragazzi e ragazze. Lo facciamo altresì nel rispetto dei nostri operatori (circa 200) e dei nostri fornitori in gran parte locali che quotidianamente ci mettono il loro impegno, la loro passione e la loro comprovata professionalità“.
Così, di fronte a 800 mila pasti e 200 controlli da vari organi competenti, l’Ati sottolinea come “in nessun caso sono state rilevate difformità meritevoli di sanzioni. Non abbiamo mai conservato né somministrato in nessuna delle cucine di nostra competenza prosciutto cotto o frittate con batteri. In qualche caso a inizio anno, abbiamo rilevato muffa negli yogurt e nel pane imbustato (trattasi di prodotti sigillati confezionati all’origine e non oggetto di nostra manipolazione) proveniente da primarie aziende umbre. In tutti questi casi abbiamo immediatamente rispedito il prodotto al mittente e quindi mai somministrato agli utenti. Nei rarissimi casi (e sottolineiamo, statisticamente fisiologici in tutte le modalità di gestione), in cui i fornitori hanno consegnato nelle cucine prodotti ritenuti non conformi, in virtù delle nostre procedure siamo certi che questi non sono stati consumati dalle ragazze e dai ragazzi”. Una battuta viene riservata anche per la presunta falsa dichiarazione all’Anac da parte di All Foods, inclusa anche in questo caso nell’indagine della procura di Perugia: “non vi è stata alcuna falsa dichiarazione né omessa dichiarazione come attestato anche da un pronunciamento dell’Autorità anticorruzione (Anac). È assolutamente falso affermare come abbiamo letto, che il Comune di Pomezia abbia risolto il contratto con la All Foods, tanto più per cattiva gestione del servizio”.
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