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Meloni, Salvini, Tajani, Lupi, Bandecchi a sostegno di Tesei “prezioso chicco di caffè” IMMAGINI

Non carota, che si sfalda nell’acqua bollente. Non il fragile uovo, che quando è sodo diventa troppo duro. Donatella Tesei, probabilmente, non è stata mai paragonata a un “chicco di caffè”, che di fronte allo stress dell’acqua bollente in una caffettiera dà il meglio di sé. A suddividere le persone in carote, uova e chicchi di caffè è Stefano Bandecchi (“ma l’ho copiata, altrimenti dicono che sono diventato intelligente”), al SanFra di Perugia per la prima della doppia chiusura della campagna elettorale del centrodestra a sostegno di Donatella Tesei. Quel centrodestra nel quale Bandecchi rivendica l’importanza del suo “1,8%”, tanto valuta il peso di Alternativa Popolare, per far vincere la coalizione di centrodestra. Che a Perugia ha portato tutti i suoi leader nazionali.

Quella coalizione di centrodestra, ricorda Maurizio Lupi (Noi Moderati) messa insieme da Silvio Berlusconi (per il quale parte l’applauso del popolo del centrodestra umbro). Sotto una visione condivisa: “Il cittadino è protagonista della società e lo Stato è al suo servizio”.

Chi ha raccolto il testimone di Berlusconi nella guida di Forza Italia, Antonio Tajani, sottolinea il sostegno del centrodestra al ceto medio, “la spina dorsale del Paese”. “E al ceto medio abbiamo il dovere di dare risposte” dice Tajani, ricordando che in questa direzione vanno l’abbattimento del cuneo fiscale, la riduzione dell’Irpef e le misure per “dare speranza ai giovani”.

Un “cambiamento”, rivendica il leader azzurro, che in Umbria ha avuto inizio con la vittoria alle comunali di Perugia di Andrea Romizi, “il miglior sindaco della storia di Perugia”.

Il ministro degli Esteri, finito sotto il mirino del prof Orsini che lo ha accusato di “corresponsabilità nel genocidio di Gaza” risponde, dalla terra di San Francesco e Capitini: “Noi non siamo pacifisti, ma portatori di pace”. Critica la candidata del centrosinistra Proietti per aver strappato il programma del centrodestra (“vuol dire che non si hanno argomenti”) e invita gli elettori del centrodestra alla mobilitazione “anche durante lo spoglio, perché gli altri li conosciamo bene…”.

Tra i paragoni culinari di Bandecchi (“che sta amministrando bene Terni”) e i Baci Perugina che “farebbero alla candidata del centrosinistra, perché la vedo nervosa”, sul palco del SanFra sale anche il leader della Lega, Matteo Salvini. Reduce dalla visita nel vicino carcere di Capanne. “Sono anche uscito. E questa è già una buona notizia…” ci scherza su. Un carcere dove ci sono 470 “ospiti”, di cui “il 79 per cento stranieri e in gran parte nordafricani”, ricorda il ministro. Che loda i 166 agenti stasera in servizio, di cui gran parte donne. Poco prima era stato a Ponte San Giovanni, dove teme che “un italiano tra 30 anni si senta ospite a casa sua”. Chiede alla magistratura “rispetta per la scelta del Governo” sul caso migranti e Albania. E dalla terra di San Francesco, di cui il giorno prima ha visitato la tomba, prospetta un’Italia “accogliente, ma con limiti ben precisi”.

“Domenica sarà una scelta tra il monopattino di Toninelli e i 500mila turisti che arrivano a Perugia con l’aeroporto” dice il ministro delle Infrastrutture. Che vede verso il traguardo il Ponte sullo Stretto e spinge a Perugia per la realizzazione del Nodo: “La sinistra vuole far morire di traffico Perugia”.

Di scelta tra due modelli differenti parla anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che rivendica i risultati raggiunti dal suo governo in economia, nella “stagione dell’ottimismo, dell’orgoglio” per l’Italia.

Bordate alla sinistra assistenzialista e divisa (“a due giorni dalle elezioni ancora non si sono visti insieme, pare lo saranno per un presidio…”), che usa l’arma di “gettare sempre fango”.

Poi un messaggio alle femministe della sinistra: “Assessora, presidenta, capotrena… io sono orgogliosa di essere la prima donna presidente di un Governo con le donne che hanno il tasso di occupazione più alto”.

Tesei: bugie sulla sanità

Orgogliosa di quanto fatto, ma anche consapevole di quanto resta da fare, in Umbria, è la governatrice uscente Donatella Tesei. Che in apertura si commuove ringraziando le quattro persone del suo ufficio di gabinetto con la quale ha lavorato in questi anni. Segnati subito dalla pandemia, “affrontata con una sanità commissariata e con i concorsi bloccati”. Trovati dal primo governo regionale di centrodestra in Umbria insieme a “dossier scottanti che abbiamo dovuto prendere in mano e abbiamo risolto”. E le macerie, anche quelle vere, del terremoto del 2016, “perché la ricostruzione non era iniziata per niente”.

Il nostro scottante di questa campagna elettorale è stato quello della sanità. E Tesei parte proprio da questo, stigmatizzando l’iniziativa della sua avversaria e i leader del centrosinistra che l’hanno accompagnata a protestare sotto gli ospedali (“non hanno rispetto per chi soffre”). E per aver “strappato i programmi elettorali degli avversari”. Poi Tesei va al contrattacco: “Vanno a dire cose false e che preoccupano: o si è in malafede o non si è capaci di governare una Regione”. Una delle “mille bugie” sentite in campagna elettorale.

Aeroporto, Nodo e AV contro somari sulle mulattiere

Poi passa al tema economico: “Abbiamo rimesso in moto questa regione, sostenuto le aziende. Perché – evidenzia – se non c’è economia non c’è futuro per i nostri giovani”.

E la legge sulla famiglia approvata alla fine della legislatura, con 30 milioni di dotazione per renderne strutturali le misure. “Da loro abbiamo sentito solo teorie – Tesei attacca ancora la sinistra – noi siamo quelli del fare”. Come sulle infrastrutture, per le quali l’Umbria “è stata condannata all’isolamento da una sinistra che non ha voluto far crescere questa regione”. E che oggi “continua a dire no su tutto”: stazione Medioetruria dell’Alta Velocità, Nodo di Perugia, ampliamento dell’aeroporto. Per il quale fissa l’obiettivo di un milione di passeggeri entro due anni, terminati i lavori già finanziati.

Concludendo: “Se il progetto per l’Umbria è quello di andare con il somaro per le mulattiere della regione, noi non ci stiamo”.