Era il 6 aprile 2011 quando – durante lavori di installazione di pannelli fotovoltaici e rimozione amianto – scoppiò il violento incendio sul tetto di dello stabilimento della Cangi Verniciature in via Volta, a Pistrino (Citerna). Oggi, dopo un processo durato quasi 10 anni (iniziato nel giugno 2013), è arrivata la (clamorosa) sentenza della Corte d’Appello di Perugia.
Nel novembre 2020 davanti al giudice erano finiti ben 4 imputati per incendio colposo: Ivano e Roberto Marziali, titolari della ditta Eico srl (incaricata ad eseguire l’intervento) – difesi dall’avvocato Marcello Pecorari -, l’ingegnere direttore dei lavori Andrea Massinelli e l’operaio Giovannino Nardi, allora 58enne (deceduto nel 2022), rispettivamente assistiti dagli avvocati Guido Bacino e Stefania Ciampelli.
La sentenza di primo grado assolse i primi tre – “perché il fatto non sussiste” – ma condannò il dipendente della Eico: in quella sede infatti emerse come quest’ultimo, nonostante lavorasse a fiamma libera, non avesse portato con sé l’estintore che avrebbe potuto spegnere il rogo sul nascere. Nardi venne così accusato di “negligenza, imprudenza e imperizia” e gli fu inflitta una pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione, con il pagamento di 500mila euro per risarcire i danni cagionati alla Cangi Verniciature (che in realtà ammontavano a complessivi 6 milioni di euro).
Dopo questa prima sentenza, però, sia la Procura di Perugia che Antonio Cangi, titolare del capannone andato a fuoco – costituitosi parte civile per ricevere il risarcimento integrale – avevano impugnato la decisione del giudice. E a distanza di 4 anni la Corte d’Appello – che ha ricostruito nuovamente la vicenda – non solo ha confermato la sentenza di assoluzione (“fatto non sussiste”) per i tre vertici della Eico ma ha anche scagionato l’operaio Giovannino Nardi.
Ad essere condannata per il rogo – paradossalmente – è stata invece proprio la parte civile, che dovrà ora pagare le spese legali a favore dei Marziali, rispettivamente presidente del Cda e consigliere delegato con più mansioni della Eico srl. Il loro legale Marcello Pecorari, peraltro, aveva più volte sostenuto nel corso del processo l’attribuibilità dell’incendio proprio alla proprietà dell’azienda pistrinese.
Nella stessa sentenza – che di fatto ha ribaltato le responsabilità – si sottolinea addirittura la “peculiarità della posizione della parte civile, il cui ruolo, alla luce della ricostruzione accertata dalla Corte, è risultato tutt’altro che estraneo alla causazione dell’evento”.