Sono partiti alla volta di Roma dopo aver protestato ieri a Perugia i medici specializzandi dell'Università e dell'ospedale del capoluogo umbro, in sciopero in questi giorni e che hanno aderito compatti alla manifestazione promossa a livello nazionale da tutti i medici specializzandi d'Italia.
Ieri la protesta ha avuto luogo di fronte al Santa Maria della Misericordia, contro la volontà del governo di tassare con l'Irpef le borse di studio con cui viene retribuita l'attività svolta in ospedale dagli specializzandi.
“In data 4 aprile 2012, il Senato ha approvato un emendamento che prevede l'introduzione dell'imposta Irpef a tutte le borse di studio con reddito annuo superiore a 11.500 euro, includendo anche i corsi di dottorato di ricerca, di perfezionamento e di specializzazione tra cui i contratti di formazione medica specialistica, nonché gli assegni di studio erogati dalle regioni. Ad oggi tali importi sono esentati”, hanno spiegato gli specializzandi di Perugia in un comunicato.
A fronte di attuali stipendi che si aggirano sui 1600 euro netti, l'introduzione dell'Irpef comporterebbe una riduzione intorno ai 300 euro. Ieri un voto in commissione Finanze del senato ha fatto però rientrare parzialmente l'allarme, escludendo specializzazioni e borse di studio da questa prospettiva. Oggi però una folta delegazione di giovani medici è partita alla volta di Roma, dove si terrà ugualmente una manifestazione nazionale, che ha spostato i suoi obbiettivi sui diritti negati ai giovani medici.
“Abbiamo deciso di andare avanti con lo sciopero e con la manifestazione perché la camera non ha ancora approvato definitivamente l'emendamento. Inoltre rimane il fatto che i parlamentari non sentono il bisogno di confrontarsi con noi mentre discutono questi interventi normativi che non vanno nell'interesse della professione o della formazione”, ha detto a Tuttoggi.info Riccardo Casadei, specializzando a Perugia. “Il nostro contratto è già labile. Un'imposizione dell'aliquota Irpef, anche se parziale potrebbe aprire a ricorsi, che proietterebbero la figura dello specializzando a lavoratore”, secondo Casadei, creando i presupposti per scenari inquietanti che farebbero in sostanza divenire gli specializzandi ancor più dei potenziali “tappabuchi” del sistema sanitario locale, con buona pace della loro formazione.
Formazione o sfruttamento – La protesta in corso ha finito per allargarsi ad altre annose tematiche che riguardano gli specializzandi, come i turni notturni da 12 ore, quelli festivi, l'assenza di alcuni diritti riservati agli “strutturati”, ovvero i dipendenti assunti dalle Asl.
“La questione è anche sui diritti degli specializzandi: non hanno tredicesime, non hanno malattia, non hanno tutela legale e sugli orari e si va puntualmente ben oltre le sessanta ore settimanali, quando da contratto dovrebbero essere 38, come nel resto di Europa”, spiega un altro giovane medico. Gli specializzandi -ha riferito- sono impiegati puntualmente per i turni notturni “quindi non possono ricevere nessun tipo di formazione, dalle otto alle otto di notte, e poi la mattina rimangono fino alle due per il giro visite”.
Francesco de Augustinis
Nicola Palumbo