Economia & Lavoro

Mecenate 90 presenta un rapporto sulla città di Foligno

“Foligno, una città che ha voltato pagina e si è aperta ai giovani” è il titolo del rapporto su Foligno curato da “Mecenate 90”, in collaborazione con Anci e Cles, presentato stamani nella sede del Digipass, a Foligno.

E’ frutto di 30 interviste con amministratori, rappresentanti di associazioni di categoria, soggetti che hanno un ruolo di rilievo nel tessuto economico e sociale della città.

“E’ l’unica città non capoluogo di provincia – ha spiegato Ledo Prato, segretario generale di Mecenate 90 – presa in esame e questo report è parte integrante del primo rapporto sulle città medie. Foligno è una città media che è stata capace di trasformare le cicatrici profonde provocate dal terremoto del 1997 in un processo di rigenerazione urbana che ha messo in sicurezza il sistema abitativo, in particolare nel centro storico, generando innovazioni culturali e nuovi modelli sociali”.

Prato ha messo in evidenza, presentando il rapporto , che “Foligno è, per certi versi, il paradigma delle città medie italiane impegnate nella messa a punto di una funzione e di un ruolo in relazione con le dinamiche di un’area vasta. La sua collocazione geografica ne ha fatto il centro di comunicazione più importante della regione e l’apertura della nuova 77 che collega l’Umbria alle Marche, ha consentito di riannodare rapporti e relazioni, anche di tipo economico, con l’Adriatico. Nella crisi dei modelli di governance, accentuati dallo svuotamento di funzioni dell’Ente Provincia, le città medie come Foligno, pur non disponendo di strumenti amministrativi a cui fare riferimento, hanno esplorato forme e modelli di gestione dei servizi e delle infrastrutture con altri Comuni dell’area”.

Secondo Prato, il quadro economico generale “presenta ancora delle criticità legate alla lunga fase di crisi economica del Paese. E tuttavia il sistema industriale, soprattutto nel settore aerospaziale, ha tenuto, mentre permangono difficoltà nelle piccole aziende artigianali, soprattutto quelle non inserite in una filiera produttiva. Tiene anche il settore agricolo e, in parte, quello del commercio e dei servizi”.

Prato ha accennato al fatto che “la città ha vissuto e vive una fase di innovazione nei modelli di valorizzazione del patrimonio culturale, sperimentando forme di partenariato pubblico-privato, a seguito di importanti investimenti nella riqualificazione di edifici storici e luoghi della cultura. Gli investimenti nel patrimonio culturale hanno generato negli ultimi anni un notevole incremento di flussi turistici, sia in termini di arrivi che di presenze. Tuttavia la città appare ancora decisamente poco attrattiva nei confronti della componente straniera della domanda. A differenza di centri limitrofi, quali Bevagna, Montefalco, Spello e soprattutto Assisi, che sono notoriamente molto attrattivi e visitati, Foligno è sempre stata vissuta più come “una città di passaggio”, piuttosto che una vera e propria destinazione turistica. La città sta cercando di scrollarsi di dosso questa connotazione e trasformarsi in destinazione turistica, valorizzando il suo patrimonio storico-artistico e, soprattutto, promuovendo eventi di rilievo nazionale”.

Secondo Prato per “sviluppare le potenzialità di impatto delle numerose iniziative che offre oggi la città occorrerebbe superare una certa frammentazione promuovendo politiche di comunicazione unitaria e integrata tra gli organizzatori per generare il brand “Foligno” in grado di promuoversi come destinazione per turisti provenienti da regioni italiane, non solo limitrofe, e turisti stranieri. Allo stesso tempo si potrebbe cominciare a lavorare per costruire un “distretto culturale” della Valle Umbra. E’ concretamente fattibile che le istituzioni intreccino un rapporto organico, fra loro, e con la molteplicità di attori dell’offerta culturale, lavorando su ciò che le unisce, con una progettazione di prodotti/servizi per il territorio, le comunità, il turismo di conoscenza, in grado di generare rapporti e relazioni che valorizzino le vocazione dei luoghi. Il distretto culturale della Valle Umbra potrebbe diventare un potente acceleratore di particelle culturali”.

Il lavoro, articolato in circa 80 pagine con analisi e grafici, è diviso in cinque capitoli: Una città ricca di opportunità e aperta a nuove occasioni di crescita e sviluppo; La gestione dei cambiamenti nel loop degli adempimenti amministrativi; dal welfare assistenziale al welfare delle opportunità; Un patrimonio culturale rivitalizzato e leva significativa di ricomposizione del territorio; Dalle grandi alle piccole imprese. La determinazione di progettarsi oltre il presente.

Alla presentazione del rapporto, oltre agli amministratori, è intervenuto, tra gli altri, il presidente del Cles, Alessandro Ferdinando Leon.