Sono ben 32 le persone coinvolte, a vario titolo, nell’operazione antidroga denominata “Easter Eggs” (Uova di pasqua) del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Perugia: di queste, 5 sono state tratte in arresto in flagranza di reato e 3 sono state destinatarie di misure cautelari personali emesse dal GIP presso il Tribunale del capoluogo umbro. Altre 8 persone sono state denunciate a piede libero per i reati di spaccio e favoreggiamento ed, infine, 16 soggetti (tra cui anche una 60enne), sono stati segnalati come assuntori.
Durante l’operazione sono stati sequestrati complessivamente circa 4 kg di hashish e marijuana, 35 piante di cannabis in fase di coltivazione che avrebbero reso oltre 10 kg di prodotto, sostanza stupefacente del tipo “crack”, un’ autovettura, 5 telefoni cellulari ed altrettanti bilancini di precisione, nonché altro materiale utilizzato per il taglio ed il confezionamento della cocaina.
Questo il pesante bilancio delle articolate indagini condotte dalle Fiamme Gialle di Città di Castello, e dirette dalla Procura di Perugia, che hanno consentito di smantellare due bande criminali dedite allo spaccio di stupefacenti nell’Alta Valle del Tevere, composte da cittadini italiani, albanesi, rumeni e cubani.
L’operazione “Easter Eggs” ha preso il via con l’arresto di un insospettabile artigiano di Città di Castello, sorpreso a bordo di un’utilitaria mentre trasportava, occultati nel bagagliaio, ben 2 kg di hashish, già suddivisi in ovuli e panetti. Dopo prolungate indagini è stato individuato anche il resto della banda: un uomo ed una donna di origini cubane, nonché un tifernate, tutti residenti a Città di Castello. Per i loro scopi gli spacciatori avevano messo le basi in due appartamenti ubicati in una frazione di San Giustino.
La richiesta di stupefacente da parte dei clienti avveniva tramite chat di “Whatsapp” e “Facebook”, utilizzando un linguaggio in codice. Solamente dopo aver anticipato il denaro, i clienti potevano ritirare la droga, ad orari e località convenute con le stesse modalità di comunicazione. Per non essere scoperti, i componenti della banda utilizzavano come nascondiglio un pollaio limitrofo all’abitazione, dove i Finanzieri, con l’ausilio delle unità cinofile, hanno scoperto oltre mezzo chilo di ovuli di hashish.
Dopo aver esaminato attentamente i tabulati telefonici degli indagati e seguito alcuni consumatori occasionali, i finanzieri hanno scoperto altre 2 piantagioni di marijuana “indoor”, allestite in un casolare vicino Pietralunga ed in un appartamento nel Comune Città di Castello, in cui avevano impiegato speciali attrezzature per il controllo dei cicli di irraggiamento, umidità e areazione, costituiti da timers, lampade UVA/UVB, igrometri e ventilazione forzata.
La seconda banda aveva eletto a proprio “quartier generale” un appartamento nel Comune di San Giustino, diventato punto di riferimento locale sia per l’acquisto che per la consumazione dello stupefacente, messo a disposizione dagli affittuari (tratti in arresto) per “sniffare” e “cuocere la cocaina”, trasformandola in “crack”. L’esame tossicologico, condotto sui campioni dello stupefacente, ha evidenziato un’alta percentuale di principio attivo di THC, che avrebbe consentito di produrre circa 27.000 dosi, per un valore di mercato di oltre 300.000 euro.